17 | Sì e no

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CAPITOLO 17
Sì e no

Il mio cuore non ha mai battuto così come adesso. Lo so con certezza.
Io e lui non ci siamo mai nemmeno sfiorati più del dovuto, non è mai successo niente, a parte qualche battuta di troppo o quei momenti che parevano si potessero evolvere in maniera differente ma c'è sempre stato qualcosa a interromperli.

Non mi ha mai sfiorata, lui. È allora cos'è questo sussulto che sento rovistarmi nell'anima fino a farmi provare male e bene tutt'insieme?

Guardo la sua mano e poi lui.
E mi sento come a diciottanni, a quella festa di Halloween quando ha stoppato la musica a tutti solo per chiedermi un ballo, quello di fine anno della High School che mai ho avuto.
Adesso è lo stesso, con la sola differenza che questo ballo è come se lo chiedesse solo per noi due.
Lui con i capelli scompigliati, il sorriso in viso, le battute idiote che mi mancano da morire come mi mancava lui. Il suo profumo delicato di ammorbidente, profumo che si infila nelle mie narici e mi ci lascio inebriare fino alla asfissia quando metto la mano nella sua e ci avviciniamo.

Il sole è ormai del tutto calato, sopra di noi c'è la luna e le stelle, intorno l'oceano e a guardarci stranite le persone che si sono fermate.
La mano intorno al suo collo, l'altra sulla spalla, accanto al suo cuore che sento battere tanto forte da lasciarmi spiazzata, come se stesse facendo a gara col mio.
Le sue mani, invece, sono sui miei fianchi. Non troppo basse, non me ne meraviglio, è stato sempre così gentiluomo da stupirmi di continuo e lo è rimasto nonostante il tempo e noi due così lontani sebbene nella stessa città a pochi chilometri di distanza.

Mi guarda e i suoi occhi sono talmente ipnotici che ci affogo dentro ancora e ancora, ci annego e mi ci abbandono mai come prima di adesso. Lui che ha un potere su di me che nemmeno immagina, che gli ho concesso lasciandomi vedere fragile e indifesa dinanzi ai miei problemi.

Lentamente, a piccoli passi di ballo, i nostri corpi si attraggono l'un l'altro come quelle stelle a neutroni che a volte mi spiegava e di cui non ci capivo niente ma restavo ad ascoltarlo.

Ci troviamo come mossi dal vento che scompiglia lentamente i nostri capelli e allo stesso modo più vicini che mai. Il mio respiro ben presto incontra il suo, gli si mescola, il mio viso si poggia nell'incavo del suo collo, il naso contro la sua maglietta e... chiudo gli occhi.
Spengo completamente la mente e gli circondo il collo con le braccia, mi stringo a lui più che posso adesso che ne ho l'opportunità dopo così tanto tempo.

«Tu che sei qui... ma di chi è la festa?» chiedo al suo orecchio dopo in po'.
«Ah, non ne ho idea» lo sento dire con noncuranza. Rido istintivamente.
«Non è sospetto che la canzone sia stata cambiata e che solo noi due ci siamo muovendo?»
«Se qualcuno dovesse venire a picchiarci, posso sempre nascondermi dietro le tue spalle» ridacchia. Rido ancora.
Che scemo.
«Non è molto eroico per qualcuno che dice di essere Batman, lo sai, vero?»
«Però questo è eroico» dice e lo sento togliere una mano da me, frugare nella sua tasca e d'improvviso Cheap thrilles di Sia in una versione metà spagnola inizia a disperdersi nell'aria.
Mi allontano di poco e lo guardo trovandolo con un sorrisetto in faccia.

Do un'occhiata alle persone che ci guardano indicandoci.

«Vuoi per caso farti buttare fuori dalla nave?» chiedo tornando con gli occhi su di lui.
«Farci» mi corregge divertito beccandosi così un'occhiata di traverso da parte mia.
«Io ed Ethan ci siamo imbucati qui dentro e tu stai per farci scoprire.»

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