42 | Aprirai le porte dell'inferno

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CAPITOLO 42
Aprirai le porte dell'inferno


«Perché oggi sembri Joker sotto anfetamine?»
Ethan. Alzo di colpo lo sguardo dal block notes smettendo di fare degli scarabocchi senza senso.
Il Pink Ocean si è quasi del tutto svuotato, sono rimasti ancora due clienti e fra poco ci sarà finalmente la pausa pranzo.
«Ma che dici?» chiedo con un sorriso confuso.
Lui annuisce mentre prende a pulire il bancone con un panno umido.
«Sei tutta felice. Che è successo ieri?»

Cos'è successo ieri e anche questo mattino, avrebbe dovuto chiedere e la mia risposta sarebbe stata "Di tutto e di più".

Il momento in spiaggia tra me e Nicholas che ci ha portati fin dentro al suo appartamento tra i banconi della cucina, la cena insieme, noi due sul divano a guardarci Rick e Morty a rubarci i popcorn a vicenda e poi io che mi sono addormentata e lui che mi ha presa in braccio e mi ha portata a letto dove mi sono svegliata questo mattino... il profumo di caffè, lui a torso nudo ai fornelli a preparare la colazione... e quel suo cappuccino buonissimo che mi sono divorata insieme al frullato di frutti di bosco che ha preparato.
Ecco cos'è successo.
Ah, sì... e la nostra doccia insieme.

Soprattutto la nostra doccia insieme.
Lui dietro di me a massaggiarmi i capelli con lo shampoo, le sue labbra nell'incavo del mio collo, il suo petto contro la mia schiena e poi le sue mani sui miei fianchi, ad accarezzarmi fino al ventre per poi finire tra le mie cosce. I brividi, i miei gemiti, lo scrosciare del getto d'acqua sui nostri corpi e le mie spalle contro le piastrelle, le gambe intorno ai suoi fianchi mentre si muoveva lentamente dentro di me e mi baciava sulle labbra col sapore del caffè, Nutella e frutti di bosco.
Se chiudo gli occhi lo sento ancora, quel momento, tanto è rimasto vivido nella mia testa quanto sul mio corpo.

«Niente» rispondo alla fine.
«Davvero?»
«Mhm, mhm» mugugno.
Ethan mi manda un'occhiata dubbiosa ma decide di non insistere oltre mentre io mi mordo un labbro cercando di trattenere il sorriso che ho in faccia.

«Ronnie?»
Una voce e tutto il buonumore scompare e si dissolve nel nulla. Smetto di getto di disegnare sul block notes e mi giro.
Logan è a qualche passo da me. Ero talmente immersa nei miei pensieri da non sentire nemmeno il campanello della porta suonare.
Merda.

I nostri occhi si incrociano e d'improvviso tutto quello che è successo tra di noi, il modo in cui ci siamo lasciati, il mio cuore spezzato dalle sue parole e dal suo atteggiamento, tutto torna con forza quasi fino a farmi mancare l'aria.
«Che ci fai qui?» gli chiedo nel modo più piatto che mi esce. Chiudo il block notes e gli passo di fianco, raggiungo un tavolo che si è liberato, prendo i due bicchieri, i soldi e torno da Ethan, porgendogli tutto sul bancone del bar.
Logan cerca di fare dei passi verso di me ma io di conseguenza indietreggio cercando di mettere quante più distanze possibili tra noi due. Non lo voglio vicino e né tantomeno qui, perciò meglio che giri i tacchi e se ne vada subito.

«Senti... quello che è successo ieri sera... non sai quanto mi dispiace, davvero, io... ti ho detto molte cose che non avrei dovuto e-»
«Quella è la porta — lo interrompo indicandogli l'ingresso — ora vattene via.»

Le mie parole sembrano lo lascino di stucco.
Perché mai dovrebbe? Che si aspettava esattamente da me? Che avrei fatto finta di niente come se non si fosse comportato come un gran pezzo di merda?
No. Io non lo farò.

«Possiamo parlare un secondo e cercare di-»
«Davvero? E di cosa vorresti parlarmi questa volta, uh?» mi avvicino pericolosamente a lui col nervoso a fior di pelle. Ficco le mie pupille nelle sue e gli rifilo in sorriso. «Perché non te ne vai, invece? Avanti, vattene. — Gli faccio cenno con la testa verso la porta — Vai da tua sorella, dal suo ragazzo, dalla tua fottuta famiglia, vai dovunque tu voglia ma lasciami in pace.» Sibilo inviperita e mi allontano. Afferro con furia alcune cose da un tavolo, le porto frettolosamente da Ethan che ci sta fissando silenzioso da dietro il bancone del bar e poi mi volto verso Logan.

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