37 | Ti va un gelato?

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CAPITOLO 37
Ti va un gelato?

Non so come e né ho la più pallida idea di come intromettermi ed evitare che qualcuno dica una parola di troppo.
Logan, da quanto ho conosciuto di lui, sa usare le parole per lanciare sottili messaggi e fronteggiare chi ha davanti senza badare in realtà alle conseguenze soprattutto se mi ha affianco.
Nicholas, invece, è di una calma disarmante, tanto che a volte è parecchio inquietante sotto certi punti di vista, calma che gli ho visto scivolare via dalle mani quando ho visto quel filmato e lui ha fatto vedere un lato di sé talmente glaciale che mi ha dato i brividi e nonostante non volesse affatto farmi del male... sembrava che potesse. Il ricordo di quel suo racconto, di Powder, il suo cane e quello che lui ha fatto all'uomo che glielo ha ucciso torna a galla con prepotenza.

I miei occhi si poggiano inevitabilmente proprio su di lui che non sembra minimamente scalfito, anzi solleva lievemente gli angoli della bocca.

«Perdonami?»
È questa la sua risposta.
Logan annuisce. «Puoi andare.»

Deglutisco con forza mentre brividi mi attraversano ogni particella del corpo.
Nicholas in tutta risposta caccia un cenno di risata così innaturale che mi stringo nelle spalle, ma ancora di più quando rifila un'occhiata dalla testa ai piedi a Logan, si porta le braccia conserte e fa un passo verso di lui.
«Per i sei anni in Afghanistan ho preso ordini solo dal mio Maggiore, Ramon Guerriera» dice e lineamenti si distendono in un'espressione piatta. «Se vuoi congedarmi, prima guadagnati la posizione per poterlo fare» gli pianta gli occhi addosso.

Oh, cazzo.
Va bene, forse devo fare qualcosa, qualunque cosa... devo, sì, devo...

«Logan Price, giusto?» chiede questa volta Nicholas mentre Logan serra visibilmente la mascella. Nick gli fa segno di avvicinarsi, ma Logan non si smuove di un centimetro.
«Perché mi stai dando degli ordini? Sono molto curioso.»
«Forse perché stai importunando una ragazza sul posto di lavoro?» ironizza Logan.

Nicholas si volta verso di me con una smorfia divertita in viso.
«Davvero?»

Rispondi, Ronnie. Ora devi dire qualcosa.

«Io...» le mie corde vocali mi hanno detto addio e il mio cervello si è appena disconnesso.
«Ora dovresti andare» riapre bocca Logan. Nicholas torna con l'attenzione su di lui.
«È un ordine anche questo?» solleva le sopracciglia.
«Un consiglio.»
Nicholas annuisce. «Mi sento libero di rifiutarlo, e lo rifiuto.»

Sbianco pericolosamente.
Merda.
Merda.
Merda.

«Hai qualche altro consiglio?» chiede con un tono talmente pacato di mettere i brividi. Logan sorride lievemente.
«Mio padre era un Navy Seal, eppure non aveva questa sfrontatezza di un soldato di basso rango come te. Ci sarà pure un motivo, no? Se adesso fai il poliziotto.»

Sgrano gli occhi, incredula e rapida mi metto davanti a Nicholas bloccando qualunque cosa voglia dire o peggio: fare. Perché qualcosa nel suo viso è diverso, un cambiamento impercettibile, ma gliel'ho letto negli occhi e non voglio scoprire affatto cosa quel cambiamento è capace di scatenare.

«Nicholas non mi ha fatto niente, era solo di passaggio, tutto qui. Perciò basta» è un ordine il mio, solo ed esclusivamente verso di Logan che davanti la mia reazione aggrotta le sopracciglia e dà un'occhiata al ragazzo dietro di me.
«Puoi andare» mi volto verso Nicholas col cuore che mi batte all'impazzata nel petto. Anche questo era un ordine che lui... esegue e basta, senza aggiungere altro.
Mi passa di fianco e accanto a Logan, e senza guardarlo minimamente in viso un'ultima volta raggiunge l'ingresso e sparisce. Non appena lo fa, afferro Logan per il polso e lo trascino fuori dal Pink Ocean, oltre la porta di servizio sul retro del locale laddove lunedì mi aveva baciata.

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