26 | Ho vinto io

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CAPITOLO 26
Ho vinto io


«Se fosse così non mi avresti mai mentito.»
Tolgo le sue mani dal mio viso. «Non mi avresti mai presa in giro guardandomi diritto negli occhi.»
Mi allontano.
«E non avresti lasciato che scoprissi tutto da sola.»

Logan mi guarda stranito. Non era questa la reazione che si aspettava, non lo era affatto.

«Ma... ma di cosa parli?» balbetta con fare spaesato.

Tiro un profondo respiro per scacciare via ogni singola emozione, sentimento, per scacciare via quello che lui ha appena innescato.
«Rodney Jefferson» dico semplicemente. Inutile descrivere la sua espressione. Sbianca.
Sgrana gli occhi.
Diventa pallido come un lenzuolo.

E io sorrido con tristezza. «Non devi dirmi chi sia, perché lo so già. E non devi dirmi nemmeno del tuo amico Kieran, di quello che facevate insieme. Non devi nemmeno dirmi di tua sorella, Elizabeth, della sua tossicodipendenza. E non devi dirmi di quanta droga spacciavi in giro per San Francisco perché non mi interessa, non voglio saperlo, non voglio sapere niente.»
Ad ogni singola parola Logan sembra perdere sempre più colorito.
«Voglio solo sapere come hai fatto a mentirmi, guardandomi negli occhi quando ti ho parlato di Kieran» faccio una pausa e scuoto la testa. «Tu hai detto che mi sono lasciata raggirare dalle sue parole. Mi hai fatto sentire una stupida, una grandissima... stupida» sorrido inevitabilmente con una amarezza che mi toglie il fiato e mi provoca solo un vuoto imparagonabile dentro al petto.

«Perché... perché tutti devono mentirmi?» chiedo improvvisamente con gli occhi che mi bruciano. «Perché tutti devono dirmi cazzate o devono tenermi le cose nascoste di continuo? Perché non potete essere finalmente sinceri con me per una buona volta?» mi tolgo le lacrime rapidamente via dal viso e punto gli occhi nei suoi.
«Tu mi hai mentito» esalo. «Almeno c'era qualcosa di vero nelle uniche cose che mi hai detto della tua vita? O ti sei inventato qualche parte? Hai distorto la realtà per farmi credere che tu fossi un ragazzo come tanti?» chiedo e indietreggio ancora.

«Non...» Logan prova a parlare ma la voce gli si incrina. «N-non ti ho mentito. Quello che sai di me è ver-»
«Quale parte? Quale versione è vera? Logan Price, il motociclista appassionato di astronomia o Francisco, il tizio che lavorava per un trafficante di droga e armi?» lo interrompo.

Lui si blocca di getto. Deglutisce a fatica.
«Quello... quello è solo il mio passato e non volevo che mi conoscessi per quello, perché non lo sono più, io...» si avvicina ma io indietreggio come di conseguenza e lui sembra impallidire ancora di più e si blocca. «Io non sono più quella persona... ero giovane, un ragazzino. Mio padre si era suicidato e... io non lo so... ho iniziato a fare delle cose ma ti giuro, Ronnie, te lo giuro che non ti ho mentito perché volessi farlo, io non potevo lasciare che il mio passato andasse a rovinarmi quello che potevo avere e che... che» si ferma e ispira boccheggiando. «Cosa avrei dovuto dirti quando ci siamo conosciuti? "Ciao, sono Logan Price e ho fatto il corriere di droga per cinque anni?"» ironizza con un mezzo sorriso nervoso.

Sbarro gli occhi e il respiro mi viene completamente a mancare.
«Tu cosa...»
Indietreggio di più e dinanzi al mio comportamento Logan prova ad avvicinarsi.
«Non potevo» solleva le sopracciglia scuotendo la testa. «Non potevo farlo, non con te, non con la figlia di un vice sceriffo per di più» caccia un lieve cenno di risata.
«E allora che... che diavolo pensavi di fare quando mi hai perfino consigliato di prendere in considerazione l'idea di andare alla Accademia di Polizia? Che diavolo ti passava per la testa? Volevi cosa? Che diventassi uno sbirro così da arrestarti?» sbotto veramente confusa.

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