SPIN OFF-RANPOE

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Ti amo con un amore che è più dell'amore
-Edgar Allan Poe-

Non importava quanto passava. La vita scorreva come un fiume in piena da quando Ranpo aveva preso la decisione di trasferirsi a casa di Poe.

"È più grande" "È spaziosa, ci stiamo comodi in due" "Vorrei davvero che tu venissi a vivere da me" e quelle frasi dolci avevano convinto Ranpo, negli anni.

Come aveva messo piede in casa sua, Edgar aveva compreso la difficoltà della convivenza ed il piacere amaro che lascia alla fine di ogni singolo giorno.

Edgar era stato il primo che, dopo appena pochi mesi, aveva messo in mezzo l'argomento "convivenza" e Ranpo si era mostrato interessato, ma non entusiasto approposito di quello.
Ma aveva cambiato idea dopo 3 anni di relazione, quando ormai era più un abitudine che una relazione.

Ranpo continuava tempestivamente a lavorare all'agenzia, ma ormai passava più tempo con i poliziotti a risolvere casi, e a lui quello piaceva. A Edgar un po' meno, dato che teneva Ranpo occupato a tal punto da dimezzargli le ore di sonno.

Edgar, però, allo stesso tempo si teneva occupato passando il suo tempo alla scrivania, seduto a scrivere fino a quando il suo polso chiedeva pietà e la sua schiena meritava di essere poggiata allo schienale, e non importava quante volte Ranpo gli avesse detto che doveva stare seduto dritto: Poe aveva il vizio di curvarsi verso il foglio.

Ranpo e Poe vivevano assieme, proprio come tutte le coppie che avevano scelto all'unisono di stare assieme, ma era come se ognuno avesse la casa propria.
Si incrociavano nei corridoi e certe volte era solo in quel momento che si vedevano.
Per giunta, dormivano in camere separate perché all'inizio Ranpo non voleva dormire assieme a Poe, quindi non si potevano nemmeno coccolare sotto le coperte.

Eppure, certe volte Ranpo gli bussava alla porta ed entrava, gli chiedeva come procedesse, Edgar rispondeva e gli proponeva la stessa domanda, poi si dileguava non appena Ranpo aveva risposto.
Si chiudeva la porta alle sue spalle e la sbatteva, proprio perché nessuno dei due aveva più la forza di andare avanti in quel modo.
E non ci voleva un genio per capirlo, in realtà.

Infatti, Ranpo fu il primo a prendere la situazione tra le mani, chiedendo un giorno libero, che avrebbe passato a casa, assieme a Poe.
Non s'importava se avrebbe passato tutto il tempo seduto sulla poltrona dello studio di Edgar mentre lui si scervellava nella scrittura, e non gli importava se non lo avrebbe degnato dell'attenzione che, in realtà, meritava sicuramente, perché lo comprendeva.

Edgar, però, non era così meschino e certamente, aspettava da tempo di padsare del tempo assieme al suo amato Ranpo Edogawa. E quel tempo sarebbe stato usato al meglio.

La porta venne toccata tre volte, e Poe alzò gli occhi verso quest'ultima, posando la sua penna stilografica all'interno dell'apposito contenitore, senza sporcare nulla di inchiostro.
«Si?» per la forza dell'abitudine, chiedeva sempre chi fosse.
«Mi fai entrare, Edgar?» e quando lo chiamava in quel modo le sue ossa si facevano di gomma.
«Certo, vieni Ranpo» e aggrovigliò le mani, in modo da assumere un atteggiamento diverso, quasi altolocato.
«Siediti» glielo diceva per educazione, non perché voleva davvero che si sedesse su quella poltrona troppo lontana da lui.

Ranpo avanzò nella stanza, ma non si sedette. Andò alla scrivania dove Poe, fino a qualche secondo prima, stava ancora scrivendo.
«Stai lavorando?»
Poe guardò il romanzo sotto le sue mani. Poi, osservando lo sguardo di Ranpo, si sciolse in un dolce sorriso «No, volevo prendermi una pausa»
«Perfetto, perché sono qui per chiederti se volevamo guardare un film assieme» si avvicinò a lui silenziosamente «Sai, in salotto, nel nostro salotto...»
E se poteva avere doppi sensi, si che li aveva.
E quante volte Ranpo aveva usato quella come scusa per fare altro.
«Sarebbe... fantastico» Edgar non nascondeva l'eccitazione nelle sue parole, che uscivano vogliose dalla sua bocca.
«Allora andiamo...» Ranpo gli porse la mano.

Poe guardò un ultima volta i fogli sulla scrivania, che lo chiamavano, chi gli dicevano di non cedere e di continuare a spaccarsi la schiena scrivendo. Eppure, il suo cuore ebbe la meglio.
Prese la mano di Ranpo che lo condusse velocemente nel salotto.

«Che film vuoi vedere?» Disse Ranpo scorrendo tra i vari film disponibili.
«Non saprei. Che dici se lo scegli tu?»
Ranpo lo guardò e si perse in quegli occhi profondi. Tutto quello che gli bastava era osservarlo per sentirsi a casa.
«Poe...» lo disse prima di abbracciarlo «...è da troppo tempo che non passiamo del tempo così»
Poe ricambiò l'abbraccio, beandosi di quel profumo che gli faceva rigirare il sangue nelle vene e nelle arterie.
«Scusa. Sono stato preso dal romanzo»
Ranpo lo allontanò per incrociare il suo viso.
«Anche io sono stato occupato. È colpa di entrambi»
Poe, invece, non credeva che la colpa fosse la loro, ma dei loro impegni.

Ranpo sorrise e, a quel punto, si sporse leggermente in avanti.
«Da quanto non ci baciamo?» disse Ranpo, il che fece sobbalzare il cuore di Poe, che non si aspettava che Ranpo, prima o poi, gli chiedesse una cosa come quella.
«Ti mancavo così tanto?»
«Si!» Nemmeno aveva finito di pronunciare la frase che Ranpo aveva già risposto.
Edgar sorrise perché non sapeva come avrebbe dovuto reagire.
«Anche tu mi sei mancato molto»
Lo strinse a sé, con la paura dentro che potesse scappare di nuovo.
«Posso baciarti, Poe?» glielo chiese, proprio come facevano una volta.
Poe annuì in fretta, punendosi mentalmente di non essere sceso prima da quello studio e di non aver preso lui stesso l'iniziativa per la causa, che era più che giusta per fermare la stesura del romanzo per un paio di ore.
Ranpo si sporse fino ad assaporare le labbra di Poe che, stranamente, sapevano di frutta. Forse aveva mangiato qualche frutto.
Quando si staccarono per riprendere fiato, si guardarono negli occhi per qualche lunghissimo secondo.
«Ranpo...»
Ranpo inclinò la testa a destra, poco, ma abbastanza da renderlo terribilmente carino, un cucciolo in cerca di coccole.
«Io...»
Quasi faceva fatica ad andare avanti e a dirglielo, ma prima o poi avrebbe dovuto renderlo chiaro, servirglielo e vedere se avrebbe apprezzato.
«Ti amo con un amore che è più dell'amore»
Ranpo, a quelle parole, inizialmente non seppe come reagire ma poi, come un riflesso, iniziò a ridere.
Poe, leggermente offeso, girò il viso dal lato opposto, ma Ranpo se lo prese tra le mani e lo baciò un altra volta.
Poe era semplicemente confuso, ma la risposta di Ranpo lo fece ravvivare in men che non si dica.
«Ti amo anche io, Edgar Allan Poe»

Ciao ragazzi, questo capitolo l'ho scritto solo in onore dell'inizio della 5 stagione. Love Ranpoe :)
Buona visione della 5 season!

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