Capitolo 58: LIII. | OPE EXCEPTIONIS

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LIII.

OPE EXCEPTIONIS

(difesa di un diritto fondamentale)


Draco stava per infilarsi una felpa con il cappuccio e uscire dal suo appartamento quando un bussare inaspettato gli giunse alle orecchie.

Accigliato, ficcò nella tasca dei pantaloni il mazzo di chiavi, indispensabile in questi giorni senza bacchetta, e aprì lentamente la porta d'ingresso. Da quando Nott gli aveva teso un'imboscata era diventato eccessivamente prudente e oggi non si aspettava visite. Era metà mattina, quindi l'unica persona che passava regolarmente era alla sua scrivania al Ministero della Magia. O almeno così aveva pensato. Perché, contro ogni aspettativa, era proprio il suo volto che stava guardando ora.

"Allora siamo tornati a bussare?", la salutò, irritato, perché Hermione aveva effettivamente rinunciato a questo gesto di decenza non appena si era resa conto che a lui non dispiaceva se irrompeva senza preavviso. (E non gli dispiaceva affatto).

Draco scacciò rapidamente quei pensieri, perché la ragazza sembrava piuttosto stressata. Se possibile, i capelli di Hermione erano arricciati ancora più del solito e un leggero rossore si era insinuato sulle sue guance. Evidentemente era arrivata di corsa. Il suo respiro accelerato la tradiva.

"Immagino di aver dimenticato di dimenticarlo", rispose confusa.

Poi si accigliò, scosse la testa e lo oltrepassò nel corridoio.

"In realtà, avevo già un piede fuori dalla porta", la informò Draco, facendola fermare bruscamente.

"Oh? Dove volevi andare?"

"A casa".

"Hai per caso bevuto? Sei già a casa!"

"Al Maniero, per essere precisi".

"Al... cosa?"

Qualcosa doveva averla fatta arrabbiare stamattina, perché ora lo fissava incredula e si era anche le mani sui fianchi.

Anche se non aveva idea del motivo per cui lei fosse così arrabbiata, Draco le afferrò il polso in modo conciliante e la tirò verso di sé. Lei lo permise solo con riluttanza, ma quando i loro corpi si unirono, finalmente cedette. La testa di lei affondò contro il petto di lui e fece un respiro profondo e tremante, così lui si limitò ad avvolgerla tra le braccia e a tenerla stretta. La sua mano percorse la schiena in modo rilassante, massaggiando delicatamente i muscoli tesi, e appoggiò la guancia sui suoi capelli. Mantenne questa posizione con pazienza finché non la sentì rilassarsi sensibilmente alla sua vicinanza fisica.

Dopo qualche minuto di silenzio, di cui lei sembrava avere un gran bisogno, si scosse e sollevò il mento. Lei lo gaurdò imbarazzata senza dare spiegazioni, ma poiché Draco era sicuro che prima o poi gli avrebbe detto cosa stava succedendo, non insistette.

"Quindi vuoi andare al maniero", ripeté infine lei, come se lil rifugiarsi per un minuto nel suo abbraccio non avesse interrotto affatto la loro conversazione.

Lui annuì. Lei arricciò il naso.

"Perché?"

"Beh, è una parte non trascurabile del mio patrimonio". Draco scrollò le spalle. Gli sembrava davvero inverosimile che lei avesse seriamente pensato che lui si sarebbe semplicemente dimenticato della casa e non l'avrebbe più visitata. Doveva sapere che prima o poi si sarebbe arrivati a questo. "I documenti dicono che è stata sigillata magicamente solo per la durata della mia prigionia. Quindi, ora che sono libero e la casa è mia, dovrei prendermene cura, non credi?"

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