Capitolo 71: LXV. | EX POST

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LXV.

EX POST

(retrospettivamente)

Draco passeggiava per i corridoi del Ministero della Magia come se non fosse un problema. Come se niente fosse. Come se fosse solo uno degli innumerevoli maghi che oggi dovevano sbrigare qualche noiosa faccenda burocratica.
Dentro di lui, però, le cose sembravano un po' diverse. Non aveva più messo piede al Ministero da quando aveva testimoniato al suo nuovo processo. Tutto ciò di cui doveva occuparsi lo aveva fatto da lontano o scaricato su Blaise, cosa che il suo amico aveva accettato controvolgia, ma comunque amichevolmente. Ma oggi, dopo aver capito in quanti modi aveva fatto una cazzata, non c'era possibilità di evitarlo. (Beh, in teoria avrebbe potuto aspettare fino a sera, ma non si era fidato del proprio coraggio).
Ginny Potter non si era arrabbiata con lui. Piuttosto, gli aveva rivolto uno sguardo che avrebbe potuto rivaleggiare con quello di una madre delusa a cui era stato presentato un O.W.L. di Trasfigurazione contrassegnato da un gigantesco Desolante. Con un sopracciglio alzato e con le labbra contratte, se n'era andata, lasciandolo da solo con i suoi pensieri ubriachi e vergognosi. Dopodichè la festa era finita anche per Draco, che aveva lasciato il pub dello sport piuttosto in fretta.
Stamattina aveva avuto una doppia punizione per l'errore commesso la sera prima, svegliandosi con una sbornia enorme e un senso di colpa ancora più pesante. Aveva preso una pozione per il mal di testa, si era sottratto a una decisione per almeno altre tre ore e infine era andato a fare jogging per sentirsi un po' meglio - e pronto per qualsiasi cosa stesse per fare.
Ora, fresco di doccia, si trovava davanti all'ufficio di cui non conosceva ancora l'esistenza, fissando con sconcerto la targa di ottone affissa alla parete accanto alla porta. Era nel corridoio del Dipartimento di Riabilitazione e Reinserimento Sociale, ne era assolutamente certo. Le indicazioni della strega della reception erano state piuttosto chiare. Ma fino a quel momento non era a conoscenza del sottodipartimento rappresentato dalla targa luccicante.



Consulenza legale magica e difesa penale

Hermione Granger


Beh, questa era una novità, anche se aveva perfettamente senso. Dopo tutto, lui sapeva quanto ferocemente lei avesse combattuto per lui. Con quanta foga si era buttata nel nuovo processo e quanti libri e fascicoli aveva consultato in precedenza. Probabilmente era sempre stato in lei, considerando che anche ai tempi di Hogwarts aveva difeso i più deboli come una furia. Gli elfi domestici, per esempio.
All'improvviso, Draco avvertì una sensazione di calore nel petto.
Prima che potesse cambiare idea e tirarsi indietro, alzò la mano e bussò.
La parola "Avanti!" risuonò quasi subito e lui fece un altro respiro profondo prima di aprire finalmente la porta del piccolo ufficio e varcare la soglia.
Lei era seduta lì. I suoi riccioli erano appuntati in uno chignon disordinato sulla testa, attraverso il quale aveva infilato la bacchetta. La camicetta era un po' stropicciata e infilata in una gonna a tubino grigio scuro. Aveva in mano una penna d'oca, la cui estremità picchiettava contro le labbra mentre guardava accigliata la pergamena sulla scrivania di fronte a lei. Poi alzò la testa e il suo sguardo si oscurò bruscamente.
"Oh", non era esattamente il saluto che Draco sperava di ricevere, ma fu quello che ottenne.
Chiuse la porta e si fermò al centro della stanza, un po' disorientato. Hermione batteva nervosamente la pergamena con la penna d'oca e lo guardava indecisa.
"Cosa vuoi?" chiese alla fine.
Draco sospirò. Questa era ovviamente una delle sue tipiche reazioni difensive, e il modo migliore per affrontarla era (come lui sapeva) l'ignoranza.
"Quindi ora sei... una specie di avvocato?" chiese, fingendo di essere più intelligente di quanto non fosse in realtà, avendo in verità imparato il termine solo da Blaise. Se avessi avuto un avvocato all'epoca non sarebbe successo nulla di tutto questo. Avvocato, difensore, penalista, qualunque cosa.
"Sì".
"Non sei più un Mentore?"
"No".
"Perché?"
"È emerso che i colpevoli che stanno per essere condannati o rilasciati e riabilitati hanno bisogno di qualcuno che si assicuri che non subiscano ingiustizie".
"È così?"
"Sì."
Ci fu silenzio per qualche istante.
"Nobile", disse lui.
Hermione sbuffò e sembrò sul punto di alzare gli occhi, ma si ricompose all'ultimo momento. Ormai Draco sapeva leggere le sue smorfie come un libro aperto.
"Allora, cosa posso fare per te?", ripeté la domanda precedente con poche parole diverse.
"Voglio scusarmi", rispose Draco. "Ieri sera non ero del tutto padrone di me stesso. Non ho pensato prima di parlare".
Lei lo fissò, fece un respiro profondo e poi strinse le mani sulla scrivania davanti a sé.
"Giochi in una squadra di Quidditch della Premier League inglese. È meraviglioso".
"Beh, non sono i Falcons".
"Oh, al diavolo i Falcons!"
Quasi ridacchiò, ma si distrasse facendo roteare la bacchetta nella mano.
Lo sguardo di Hermione si spostò sul movimento e un guizzo di soddisfazione le attraversò brevemente il viso prima di scomparire di nuovo all'istante.
Draco si schiarì la voce e raccolse il coraggio che aveva cercato di accumulare per tutta la mattina.
"Mi dispiace di averti sbattuto in faccia che sono..."
"Non dovresti dispiacerti. È un bene che tu stia bene".
"Ma..."
"No, sinceramente. Era questo il senso di tutta la faccenda, dopotutto".
"Sì, ma..."
"Te lo meriti. Dovresti poter vivere quel sogno... finalmente".
"Posso parlare per una volta?"
Lei tacque e si serrò le labbra. Nei suoi occhi c'era un misto di imbarazzo, impaccio e incertezza. Tre I molto promettenti.
"Non so di cosa tu ti sei convinta esattamente", esordì infine Draco, visto che sembrava che lei sarebbe rimasta finalmente in silenzio, "ma non è che tutto questo non abbia lasciato il segno su di me. Ora sto bene, sì. Mi sento meglio che mai, a parte tutto il clamore della stampa. Ma posso ancora capire come ti sei sentita, perché io..."

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