6. You Don't Know Me

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Coraline

"Avete mai provato a smettere di pensare?"-Iman D

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"Avete mai provato a
smettere di pensare?"
-Iman D.

Sono le 3:03 di notte e sono in camera mia.

Non riesco a dormire, mi gira talmente tanto la testa che mi scende una lacrima. Fuoriesce dal mio occhio, percorre lo zigomo fino ad arrivare al mento.

Un'altra la rincorre. Quest'ultima mi bagna il labbro.

Okay non resisto più. Scendo dal letto ed apro la porta. È tutto buio, Paul e Chris stanno dormendo ormai. Io invece non riesco a chiudere occhio.
Non accendo le luci. Non ho paura di svegliare Paul, è dall'altra parte della casa, non c'è pericolo.
È per Chris, chi lo sa se ha il sonno pesante o leggero. Se è nella fase "rem" o meno. Non lo conosco abbastanza per sapere questi particolari.

In ogni caso, conosco questa casa a memoria, non ho bisogno della luce.
So di essere nel corridoio perché a differenza della mia camera, il pavimento è di legno e non rivestito da parquet.

Arrivo davanti alle scale e mi afferro al corrimano di metallo. È freddo.
Percorro tutta la casa in preda al mal di testa martellante finché non arrivo in cucina.
Sento dei respiri... E non sono i miei.
Di cosa mi preoccupo, potrebbe essere Paul.
Una parte di me lo spera. L'altra, più grande, invece no.

Accendo la luce e appoggiata all'isola vedo una figura conosciuta.
Mi nota, come potrebbe non farlo?
Mi guarda, come potrebbe non farlo?
Mi squadra.

Ha un'aria fredda, distrutta, arrabbiata ma nemmeno un po' spaventata.
È sudato. Intravedo delle gocciolone di sudore percorrergli la fronte e la tempia.
Ha dei pantaloni della tuta. Ed una felpa nera, molto semplice.
Sarà stato lui ad appoggiare sopra l'isola delle bende. Credo siano quelle da box.

Paul ha una piccola palestra qui a casa. Ognuno ha i suoi spazi, lui la palestra io lo studio.
L'avrà utilizzata. Ne sono sicura; la palestra è abbastanza lontana dalle camere da letto e non si sente nulla. Assolutamente... nulla.

Lo dico per esperienza per quanto possa farmi schifo. Ci ho portato Nate, quando ancora stavamo insieme e il resto si può immaginare.

«Ciao.» Amo il silenzio, ma credo che lui non sia della mia idea.

«Volpetta, che ci fai sveglia a quest'ora?» Ancora quel soprannome.
Non so se sia eccitante o solo adorabile. Magari entrambi.
O magari nessuno dei due. La vocina nella mia testa non se ne vuole proprio andare. È fastidiosa. Sempre lì a picchiettare parole che mi convincono ad essere nel torto.

«Ho mal di testa, sono venuta a bere un bicchiere d'acqua.» Mi osserva attentamente.
Starà osservando me o il mio pigiama bianco con i koala?

«Fai pure.» Certo che lo farò, non sarà mica per la sua presenza che mi priverà di bere.
La fregatura? Chris si è posizionato esattamente davanti al lavandino.
La soluzione? Mi dirigo verso il frigo e tiro fuori una bottiglietta d'acqua.
Non se l'aspettava, lo so, glielo si legge in faccia perché sta sogghignando.
«Che cos'hai da ridere?»
«Sai che dell'acqua non farà passare il tuo mal di testa, vero?»
«Che cosa vuoi, Chris?» Si mette a ridere.
«Molte cose, davvero tante. Dovresti riformulare la domanda per avere la risposta che cerchi.»

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