11. The Evil of the Past

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Coraline

«Potevi essere la mia oasiin mezzo al deserto, masei solo un miraggio

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«Potevi essere la mia oasi
in mezzo al deserto, ma
sei solo un miraggio.»
-Iman D.

15/05 4:56 Dentro piove.

Mi sveglio ogni mattina con un peso sul petto, un dolore che sembra sempre crescere. Ogni giorno è un'agonia, un tormento costante che mi trascina sempre più in fondo. Non c'è pace, non c'è serenità, solo un senso di vuoto che si insinua dentro di me.

Mi sento come un'anima spezzata, incapace di guarire. Ogni giorno, pezzo dopo pezzo, la mia essenza si distrugge. L'oscurità prende il sopravvento e mi avvolge come un mantello, soffocando ogni luce, ogni speranza. Lasciandomi senza aria nei polmoni.

Mi chiedo se ci sarà mai un momento in cui potrò sentirmi di nuovo intera, di nuovo viva. Ma le risposte sono sfuggenti, come sabbia che scivola tra le dita. Sono intrappolata in un ciclo di dolore e tristezza, senza via di fuga.

Mi sento sola, anche quando sono circondata da persone. Nessuno sembra capire veramente il mio dolore, nessuno sembra ascoltare il mio grido silenzioso di aiuto. Mi nascondo dietro un sorriso finto, cercando di far credere a tutti che sto bene. Ma mi sto spezzando sempre di più ad ogni secondo che passa.

Il dolore è come un fuoco che brucia dentro di me, logorandomi dall'interno. Mi autodistruggo. Mi sento persa, confusa, senza una direzione, rinchiusa in una gabbia.

Non so come uscire da questo abisso oscuro in cui sono caduta.

Ma per ora, continuo a convivere con il dolore, giorno dopo giorno, cercando di trovare un senso in questa sofferenza che sembra non avere fine.

Ho sempre amato la notte. L'ho sempre preferita al giorno. Quel sole, il calore, i raggi che ondeggiano sulla pelle scaldandola troppo... Tutto questo mi ha sempre recato molto fastidio.

A Lilith piaceva tenermi in braccio sotto al sole, in riva al mare, mentre mi suonava qualche suo brano con la chitarra. Scriveva lei le canzoni e me le faceva sempre ascoltare prima di correre a registrarle in studio.

Ero solo una bambina, ma riuscivo a percepire la pace e la spensieratezza. Quella che non trovo più da quando se n'è andata. Alle persone mento sempre quando mi chiedono di lei. Beh, come posso dire la verità?

Se dicessi la verità mi guarderebbero con occhi diversi e non proverebbero altro che pena per me. Come se già non ne mostrassero abbastanza. È successo di tutto quella notte di febbraio, e sicuramente nulla di ciò che è accaduto era stato un incidente.

Ogni volta che mi veniva chiesto: "Oh, mi dispiace molto. Che le è successo?" La mia risposta era sempre la stessa: "Uno spiacevole incidente stradale." Se fossero stati davvero interessati alla morte di mia madre, avrebbero letto il giornale locale che riportava a grandi linee l'accaduto. Ma a nessuno importava realmente. A nessuno interessa sapere come sono andati i fatti, gli basta sapere con superficialità qualche tratto dell'avvenimento. A nessuno interessa come è morta la mia mamma, ne tanto meno come mi sento io. "Come stai?", una domanda scontata? Affatto. Lo diventa quando chi la pone non dà valore alla risposta, facendola diventare una domanda di circostanza.

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