III

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Uscii dalla stanza lentamente e Paula controllò un'ultima volta la mamma per poi uscire insieme a me.

Appena uscita dalla porta vidi Tom appoggiato al muro che mi fissava.

Mi asciugai in fretta le lacrime che ancora scendevano dai miei occhi.
Lui mi guardò dispiaciuto. Aveva sicuramente sentito tutta la conversazione.
-Eh, grazie Paula, torno domani con Cassidy- mi girai e guardai di nuovo lui.
-Andiamo-
Lui annuì e si fece strada davanti a me senza dire una parola.

'Forse era stato troppo chiedergli di portarmi qui?'

-Grazie- sussurrai nel mezzo del viaggio di ritorno. Lui si girò verso di me e mi osservò, guardando poi ancora il marciapiede.
-Di niente- mormorò.
-Significa tanto per me, grazie davvero-
continuai fissandolo. Un sorrisetto si formò sul suo viso, ma sparì poco dopo.
-Era tua madre, vero?- chiese a bassa voce. Sospirai e annuii.
-Si, è mia mamma-
-Mi dispiace-

Sorrisi.

Già, quel piccolo gesto mi fece sorridere, esprimere dispiacere non mi era mai stato offerto quindi contava molto.

Non dissi altro e entrambi stettimo in silenzio il resto della camminata.
Immaginavo che avesse in mente domande del tipo 'che cos'ha fatta tua madre' ma che avesse paura a domandare. Era meglio così dopotutto, perché io non sarei riuscita in quel momento a reprimere tutta la tristezza e raccontare della sua malattia passo passo.

-Elena Dumoli!- la voce di Cassidy si fece avanti di fronte a noi. Io e Tom eravamo letteralmente di fronte al portone di casa nostra e lei stava correndo per il corridoio cercando di arrivare in fretta da me. Deglutii e poi iniziai a parlare.

-Sono stata da mamma!- urlai prima che mi potesse fare uno dei suoi lunghi rimproveri. Lei si fermò di scatto e mi guardò assottigliando le palpebre.
-Vai prima che ti uccida!- sussurrai a Tom girandomi in fretta e chiudendolo fuori.

-Sei stata dalla mamma senza di me!- urlò mia sorella guardandomi delusa.
Mi morsi il labbro e continuai a guardare il pavimento danneggiato.
-Ci eravamo promesse di andarci sempre insieme e di non farle conoscere nessun ragazzo, mentre tu ci porti quello?!- continuò. Era sul punto di sbottare, infatti io riaprii la porta dietro di me e uscii richiudendola subito.

Sbuffai e mi sedetti a terra, mettendo le braccia sopra le mie ginocchia e poggiando la testa su esse.

-Perchè?- pensai fra me e me.

-Cos'hai tesoro?- alzai la testa di scatto e quasi urlai dallo spavento. Mamma era lì.
-Mamma?- sussurrai piangendo.
Lei annuì e io corsi addosso a lei, cadendo sulla terra.
Mi tirai su facendo forza sulle braccia e guardai tutto intorno a me. Niente.
Lei non c'era più.
-No, mamma!- piansi.
Avevo bisogno di vederla, di parlarle, di abbracciarla, di vedere i suoi bellissimi capelli biondi. Avevo semplicemente assoluto bisogno di lei.

Ricaddi a terra e continuai a piangere sotto il grande cielo blu scuro che stava iniziando a piovere.

-Mamma..- sussurrai come ultima cosa.

Non so esattamente dirvi se svenni o se mi addormentai di colpo, ad ogni modo mi svegliai nel mio letto, con gli stessi vestiti mezzi e pieni di terra sulle ginocchia.

-Hey- sussurrò mia sorella guardandomi, seduta alla fine del letto. Ricambiai lo sguardo e poi mi passai una mano sulla faccia.
-Stai bene?- chiese Cassidy.
Io annuii semplicemente e lei continuò.
-Scusa Elena, ho litigato con papà prima di tornare a casa, non è colpa tua-
disse prendendomi la mano.
Sospirai e poi mi sedetti accanto a lei.
-Va bene, lo capisco- la guardai.
-Grazie- mormorò con gli occhi lucidi.

Io avevo passato solo la metà delle cose che aveva passato invece lei. Aveva tre anni in più di me, infatti quando io avevo 11 anni e papà beveva lei ne aveva 14 e doveva tenermi al sicuro.
Ci riusciva sempre.

Mi avvicinai a lei e la abbracciai, bagnandola grazie ai vestiti mezzi e ai capelli anch'essi bagnati.

Ridemmo guardando la grande macchia di acqua sulla sua maglietta.

-Ti voglio bene cass- dissi poi io rompendo il silenzio creatosi.
Fece un grandissimo sorriso e poi parlò.
-Anche io te ne voglio, tanto-

Guardai l'ora.

-Le 5:43?!- strabuzzai gli occhi riportando lo sguardo su mia sorella.
Lei rise e poi annuì.
-Stai pure a casa domani, è troppo tardi, hai bisogno di dormire-
-Okay- dissi subito felice. Mi cambiai e mi asciugai pochissimo i capelli col phon.
-Silenzio!- mi rimproverò subito Cassidy.
Risi e lo spensi, poi mi buttai nel letto e mi addormentai.

-Amore, non ti spaventare-
-Sono la mamma-
-Ho bisogno di sapere che tu stai bene-

-Mamma!-
Mi svegliai di colpo mettendomi seduta sul letto.

Iniziai a respirare affannosamente e
deglutii, poi inspirai cercando di calmarmi.

Chiusi gli occhi e respirai ancora e ancora, riprendendo il controllo di me stessa.

-Elena??- urlò Cassidy entrando in camera mia.
La guardai con ancora gli occhi spalancati.
-Cosa succede?- chiese preoccupata.
Io scossi la testa ancora con la bocca aperta.
-Solo un..sogno- mormorai passandomi le mani sul viso.
-Hai sognato la mamma, vero?- chiese continuando a fissarmi. Aprii una piccola fessura fra il mio indice e il dito medio e la guardai.
-Si..- sussurrai poi.
Lei si sedette davanti a me e mi parlò diventando molto seria.
-Elena, credi di aver bisogno..- si interruppe. Io abbassai le mani dal mio volto e la guardai confusa.
-Credi di aver bisogno di qualcuno esperto con cui parlare?- soffiò.
La guardai confondendomi ancora di più e scossi la testa.
-No..nono, sto bene, Cassidy- dissi subito scuotendo ancora la testa. Lei mi guardò non credendomi ma finse e parlò un'ultima volta.
-Se pensi di averne bisogno, dimmelo, intese?- sorrise.
Annuii e lei uscì dalla stanza.

Lasciai il mio corpo cadere all'indietro sul materasso e sbuffai chiudendo gli occhi.

-Sembro davvero così disperata da dover andare da uno psico-coso?- pensai ad alta voce. In realtà l'idea di aprirmi con qualcuno che non conoscevo minimamente si fece strada nella mia mente ma poi cedette subito.
Non ci sarei riuscita, avevo creato un'enorme struttura fra me e gli altri che non era mai stata abbattuta dal ricovero di mia mamma.

Stetti sdraiata un po', pensando.

'Beh, potrei fare una prova, vero?'

-Ma no, non riuscirei- dissi fra me e me.
-Che palle, perchè faccio così?- continuai a parlare ad alta voce. Non lo facevo apposta, mi succedeva direttamente.

*Fine capitolo III*
1051 parole
Eh beh, lo ammetto, un po' triste, ma poi migliora daidai ahahha

Provocarmi non fa bene- Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora