XV

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-Chi?-
-Non lo so, era mora e liscia, te l'ho detto, dice di essere una sua ex, la ricordi tu?-
-Senti, Tom ha avuto tante ex..-
-Tobia, questo è il modo peggiore con cui tu potessi iniziare un discorso-
Lo guardai male.
-Lo so, lo so, ma è vero, ne ha avute tante, con loro è sempre andata male, tu sei la prima con cui lui sta davvero bene!- provò a convincermi.

Continuai a camminare sul marciapiedi guardando l'asfalto e pensando.

-El credimi, non te lo direi se non fossi sicuro, Tom non è un'idiota, non farebbe niente di cui pentirsi dopo- continuò notando il mio silenzio.
Io sospirai e annuii.
-Hai ragione, credo- ammisi non togliendo lo sguardo dalla strada.

Lui continuò a guardarmi e cercò di cambiare discorso.

-Quindi, sei pronta per partire?-

Finalmente lo guardai, aveva un grande sorriso stampato in faccia, ma capii subito che non era un sorriso sincero, era più un sorriso preoccupato.

-Si, non sarò troppo lontana, solo un paio d'ore da qui- spiegai, guardando stavolta davanti a me.
-Sempre la solita casa, vero?- chiese.
Alzai un sopracciglio alla sua strana domanda e ridacchiando annuii.
-Perchè?-
-Niente, per chiacchierare- guardò il lato di strada opposto al nostro dicendo questa frase.
Lo guardai sempre più confusa ma non infierii e in poco arrivammo ognuno a casa propria.

-Sono tornata!- urlai lanciando le chiavi nel portachiavi, che però scivolarono, finendo a terra.

Non sentii alcun rumore provenire dalla casa quindi mi misi sul divano e accesi la televisione, neanche disturbandomi di togliermi lo zaino dalle spalle.

-Oddio, sei tu!- mia sorella urlò dopo essere corsa nel salotto.
-Non pensavo ci fosse qualcuno in casa!- continuò. Mi voltai a guardarla e i miei occhi si spalancarono dalla sorpresa.
Aveva in dosso soltanto l'intimo e fortunatamente era coperta da un asciugamano. Solo in quel momento un ragazzo in boxer ci raggiunse, toccando la spalla di Cassidy.

-Oh cazzo- mormorò lei.

Li guardai ancora con occhi spalancati e poi iniziai a ridere a crepapelle della situazione creatasi.

-Smettila el! Lui è Kyle, Kyle lei è Elena, mia sorella- provò a introdurci.
Continuai a ridere, mentendo però la calma.
-Hey..- mormorò lui palesemente imbarazzato. Mi voltai un secondo indietro cercando di non ridere e quando mi girai lo salutai a mia volta.
-Ciao-
-Direi che è meglio se vado- continuò lui dopo un lungo momento di silenzio.
-Oh no, vado a fare un giro io, tranquilli- mi offrì. Mia sorella mi guardò e sorrise anche lei molto imbarazzata.
Lui si girò a guardarla e lei annuì.
-Grazie-
-Figurati- le sorrisi anche io.

Mi alzai e andai alla porta, lasciando lo zaino che avevo ancora addosso all'ingresso.

Non appena uscii mi misi a ridere ancora una volta.

Non sapendo dove andare, mi incamminai verso il famoso parco dove ho conosciuto Rihanna, non trovandola lì. Mi sedetti sull'altalena e mi dondolai, lasciando scivolare tutto le stress e l'ansia via.

Tornai a casa ore dopo, sperando con tutta me stessa che avessero finito.

-Sono a casa, non siete più soli!- urlai più forte di prima per farmi sentire.
-Tesoro, a chi urli?- dalla cucina mia mamma mi guardò.
-Già, a chi urli, Elena?- mia sorella invece dal salotto mi regalò uno sguardo di morte.
-Nessuno- dissi subito rispondendo ad entrambe.

Mi sedetti accanto a Cassidy e guardai insieme a lei il film che stava guardando.

La sera non riuscii a dormire la maggior parte del tempo infatti mi addormentai intorno alle 3.

-Elena ma cosa fai? mancano ancora due settimane alla fine della scuola!-
Aprii gli occhi e di scatto mi sedetti sul letto.
-Alzati che è tardissimo- Cassidy mi scosse il braccio. Era già vestita e aveva addirittura lo zaino addosso. Non lasciò la presa al braccio e mi tirò in piedi, trascinandomi fino all'armadio. Io rimasi ferma in piedi qualche secondo, ancora assonnata.
-Muoviti!- ordinò lei indicando i miei vestiti.

Svogliata, presi una maglietta, dei pantaloni, una felpa e corsi in bagno a prepararmi.

Come previsto arrivammo in ritardo e Cassidy mi fece la predica per tutta l'andata e anche per metà ritorno:
"Non puoi fare così tardi sennò fai fare tardi anche a me."

Le due settimane passarono molto lentamente, devo ammetterlo.

Ogni giorno era monotono all'altro, niente di speciale, mai.

Ovviamente questo fino alla fine della scuola e quindi la partenza per casa di mia zia.

Quel giorno fui molto felice perché pensai a questa visita come una piccola vacanza, cosa di cui avevo gran bisogno.

Partimmo la sera del 24 dicembre, arrivammo fortunatamente prima della mezzanotte.

-Cassidy, Elena!- mia zia ci abbracciò non appena ci vide.
-Mi siete mancate così tanto!- continuò.

Sorrisi e la abbracciai anche io.

Era una donna a mio parere non molto attraente, era divorziata ma comunque felice. Non volle mai avere figli.

-Venite, entrate- sorrise mettendosi da parte, lasciandoci così lo spazio per entrare in casa.

Piano piano io, mia mamma e mia sorella ci sistemammo. Eravamo solo noi, mio padre si rifiutò subito di venire senza dare spiegazioni, un classico.

Passammo una notte felice insieme, ma Tom non mi scrisse niente, provai a scrivere io, ma non ricevetti nemmeno l'ombra di una risposta per i seguenti due giorni. Provai a chiamare lui e il fratello, ma entrambi lasciarono squillare.

Dopo giorni mi iniziai a preoccupare seriamente, provai allora a chiamare Tobia, non ne sapeva nulla, provai poi a chiamare Gustav e Georg ma ancora niente.

Mi agitai molto in quei giorni, altro che vacanze, e mia sorella lo notò.

-Usciamo un po'?- chiese cercando di distrarmi. Avevo il telefono appiccicato alla faccia, sperando che uno di loro rispondesse ai messaggi.

Distaccai lo sguardo dal piccolo schermo e la guardai tacendo.

-Dai, qualunque cosa tu abbia ti passerà se vieni con me!- sorrise cercando di convincermi.

Sospirai sorridendo e annuii

Dopotutto, che male c'era?

Uscimmo e stettimo fuori anche a cena, ci divertimmo moltissimo.

Mi lasciai andare e per un po' non pensai più al peggio, credetti che magari non avevano solo campo.

-Che dici, torniamo dalla zia?-
Io guardai l'ora, erano quasi le una
(di notte.)
-Si, direi di si- ridacchiai annuendo.

Quando tornammo sentimmo delle risate dall'interno della casa.
Entrammo e vedemmo tutta la nostra famiglia riunita in salotto insieme a qualcun'altro, ma non ci diedi caso, pensai fossero dei vicini.

Lasciai le chiavi nel portachiavi e iniziai a salire le scale verso la mia camera, finché mia mamma mi chiamò ancora una volta in salotto.

-Tesoro, loro sono i nuovi vicini- sorrise indicando con il palmo della mano uan famiglia composta da quattro persone.

Ci avevo preso.

Mi incamminai verso di loro e mi presentai, come loro fecero con me.

-Io sono Paulo, piacere- il primo ragazzo sorrise, porgendomi la mano, che come sempre, non scossi.

-Io Virginia- l'altra ragazza, seduta di fianco a lui, si alzò sorridendo.

-Ciao, io sono Elena- dissi soltanto, pronta a voltarmi un'altra volta.

Quando mia mamma colse le mie intenzioni mi prese per il braccio e mi fece sedere nella sedia vuota che si trovava accanto a lei.

Sbuffai in silenzio e mi sedetti, ascoltando i ""fantastici"" racconti di Paulo.

*Fine capitolo XV*
1187 parole
Oggi ho fatto l'ennesima figura di merda, sparatemi.


Provocarmi non fa bene- Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora