(39) 3.Una Chiamata per l'Inferno

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«Noi usciremo da qui» disse Billy.

Nell'affollato refettorio dell'istituto Reicdleyen, la sua voce poteva perdersi nella miriade di lamenti, chiacchiere e versi dei vari internati riuniti per il pranzo, ma Zec la udì forte e chiaro. E ne fu felice.

Era la prima volta che il suo ragazzo riprendeva a parlare dopo mesi e aveva scelto l'occasione migliore: per i pasti riuscivano a riunirsi tutti più o meno vicini in un grande tavolo, tra loro c'erano altri ospiti, ma la maggior parte li ignoravano.

Zec passò in rassegna i volti degli amici: di fronte a lui Michelle rimase a bocca aperta; a un posto di distanza da lei Betty sgranò gli occhi dietro le lenti degli occhiali; Donovan, seduto dal suo stesso lato del tavolo, si sporse in avanti per superare il ragazzo che aveva vicino e guardò Billy di traverso.

Lui, che gli era a fianco, sentì le sue labbra piegarsi in un sorriso. Non era più catatonico, mangiava e progettava qualcosa: tutti segnali positivi

«Allora, ti sei ripreso?» chiese titubante Betty. «Ieri pomeriggio sembravi... ecco ancora assente, ma adesso...»

«Ho avuto una chiacchierata rivelatrice» rispose Billy sorridente. «Non so bene come, ma mi ha sbloccato. Ovviamente i dottori mi hanno fatto delle domande e diversi esami durante la mattina, ma non mi hanno detto nulla sugli esiti.»

Donovan si stese quasi sul tavolo per riuscire a vederlo bene. «Quindi è tutto merito di quella tipa di ieri? La misteriosa signorina che ti conosce, anche se non esiti?»

Billy annuì. «È un'amica di Elliott e anche mia. Rivederla mi ha scosso... in un certo senso... e dato la spinta a tornare lucido. Mi ha spronato a reagire e a tornare a vivere.»

«È stupendo» esclamò Zec. Più del desiderio di uscire da quel posto, aveva sperato di trovare un modo per aiutare il suo ragazzo a riprendersi, ma senza arrivare ad alcuna soluzione. Ora non gli interessava sapere cosa lo avesse risvegliato, gli importava solo che fosse tornato.

Michelle giocherellò con la crosta del pane del sandwich nel piatto. «E possiamo sapere con precisione perché proprio questa persona ha avuto questo effetto su di te?»

«Non saprei spiegarlo con precisione. È come se avesse sbloccato una parte del passato di Elliott in me. Magari quando saremo fuori di qui potremmo indagare più a fondo» disse Billy. «Ci siamo rimasti fin troppo. E poi dobbiamo cercare il mio corpo, cioè quello di Elliott. È scomparso dall'ospedale.»

«Lo sapevo già» fece Betty. «Vi avrei avvisato adesso a pranzo. Ieri è venuto a farmi visita Kenny, me lo ha rivelato lui e dice che è scomparsa anche la Falce.»

Zec la guardò dubbioso. «Pensi sia vero?»

Betty aprì la bocca per rispondere, quando la ragazza tra lei e Michelle emise un verso di fastidio, poi lanciò il piatto in aria e saltò in piedi sulla panca. Due inservienti arrivarono di corsa alle loro spalle, mentre il piatto s'infrangeva sul pavimento, e presero la ragazza di peso. La tirarono giù e la trascinarono via dal refettorio.

Michelle scivolò al fianco di Betty e lei rispose: «Non aveva ragione di mentire, anzi sperava sapessi dirgli io dove cercarla.»

«Una ragione in più per accelerare la nostra uscita» ribadì Billy.

Michelle sospirò. «È più facile a dirsi: da quando siamo entrati i miei poteri e quelli di Zec sono bloccati.»

Zec annuì. «Già, sarà per colpa delle medicine, o qualcos'altro in questa struttura che li annulla. Anche perché, se ci avete fatto caso, da quando ci siamo, qui dentro non è successo nulla di soprannaturale.»

Il Gioco del Branco | ASBDI Stagione 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora