Capitolo 2

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Capitolo 2 - L'egoismo dell'essere umano

Spingo il carrello fino al reparto dei biscotti. Percorro la corsia a ritmo di musica. Nelle cuffie ho Ed Sheeran che mi accompagna. Mentre cerco di prendere l'ultimo pacco di biscotti nello scaffale in alto e sono letteralmente per metà sospesa nel vuoto, una mano mi sorpassa prendendo il pacco e porgendomelo. Mi giro sorridendo e.. ma non è possibile.
"Potrei denunciarla per stalking." affermo non nascondendo il mio fastidio nel ritrovarmelo sempre tra i piedi da un mese a questa parte.
"Eva, se tu mi ascoltassi per solo 5 minuti io non sarei costretto a seguirti."
"Lei non è costretto a fare niente, io sono libera di smettere scuola e lavorare; ed è quello che voglio ed ho fatto." sbuffo continuando a camminare per le corsie.
"Ho davvero bisogno di parlare con tua madre. Sei una studentessa meravigliosa, hai grandi capacità e non vale la pena buttare via la tua carriera scolastica per un solo anno perso."
"Il problema non è l'anno perso, e lei lo sa.."
"Eva, io lo so. Ma questo non deve fermare la tua vita. Hai avuto un anno difficile, sono d'accordo. Ma i momenti bui finiscono e si reinizia a vivere."
"Il mio momento buio è iniziato quasi due anni fa e continua tutt'ora." sbuffo continuando a scegliere prodotti e metterli nel carrello.
"Se non ti lasci aiutare continuerà per sempre."
"Oh, grazie del supporto." un sorriso amaro e consapevole si disegna sulle mie labbra.
"Tornare a scuola non mi aiuterebbe sicuramente."
Non so come, ci ritroviamo io a mettere cose nel carrello e lui a spingerlo seguendomi.
"Invece si. Potresti staccare dalla vita privata, concentrarti su qualcosa che può darti soddisfazioni e soprattutto un futuro diverso. Non vorrai servire caffè ad anziani bisbetici per il resto della tua vita.."
Quelle parole mi colpiscono dritte al petto. Io lo odio. Odio quest'uomo ed odio il modo in cui riesce ad entrarmi dentro.
Il suo tono cambia. Ora non è più il mio professore, ora è solo Tommaso. Mi prende una mano e mi guarda dritta negli occhi.
"Eva so che non è facile rivedere quelle pareti ed alcune persone.. so che hai molti ricordi lì dentro, ma devi pensare al futuro. Tu sei una grande artista. I tuoi dipinti emozionano anche le anime più apatiche. Il mondo ha bisogno della tua arte. Ha bisogno di vederti dipingere, fotografare, ballare. Eva, tu hai un gran potenziale e sarebbe da egoisti privare il mondo di tanta bellezza."
Non posso. Non riesco più ad ascoltarlo. Sento le emozioni dilaniarmi il petto, sento il respiro appesantirsi ad ogni parola; perché ognuna di essa è legata ad un ricordo che fa molto, troppo male.
Decido di chiudermi, di allontanarlo ed andarmene. Come faccio sempre da un anno a questa parte, quando sto male.
"Non sono più così brava e bella. Mi lasci stare, tenga le belle parole per qualcun altro."
Mi dirigo verso la cassa e quando sono fuori lui mi segue.
"Posso almeno darti un passaggio a casa?"
"Non è illegale stare con gli alunni fuori la sede scolastica?"
"Se mi giuri di tornare ad essere una mia alunna ti lascio a piedi volentieri." sorride.

Tommaso Marino. Circa 37 anni, laureato in lettere, lingua e letteratura italiana, alto 1,88 m, biondo e con occhi color miele. Era il mio professore. Quando ho deciso di non tornare a scuola, a settembre di quello che sarebbe dovuto essere il mio quinto anno, mi ha perseguitato per mesi tentando di farmi cambiare idea e a quanto pare è tornato alla riscossa. E' un uomo affascinante, colto e il suo tono di voce basso e pacato è la parte che lo rende ancora più sensuale. E' molto comprensivo, ma allo stesso tempo non sopporta la maleducazione e non tollera i ritardatari ed, in generale, coloro che non seguono le regole. Ma per me, come per chiunque altro abbia una buona ragione, riesce a passare sopra a tutto e seguirti in capo al mondo per convincerti a fare le scelte giuste se crede che ne valga la pena. Ammiro quanto ami il suo lavoro e quanto tenga realmente ai suoi alunni. Ci ha sempre fatto partecipare ad ogni tipo di progetto, si è sempre fatto in quattro per farci fare almeno una gita l'anno nei migliori musei d'Europa. E' un uomo caparbio e credo che sia stata questa sua qualità, sopra ogni altra, a portarlo a diventare anche vicepreside. Mi è stato accanto quasi come un fratello durante la mia ultima relazione alquanto tormentata e soprattutto non mi ha lasciato sola quando è morto mio padre e quando mia madre.. beh, ha fatto la fine che ha fatto. Lui è stato il mio porto sicuro per mesi, potevo chiamarlo ed in un batter d'occhio era sotto casa mia e potevo parlare, piangere e sfogarmi. So che non è molto professionale e che per certe cose ci sono assistenti sociali, psicologi, parenti ed amici; ma io non ho niente di tutto ciò e non potevo permettermi di perdere anche mia madre e finire in qualche comunità.
Tutto è finito quando ha avuto il suo bambino, Gioele. Non potevo sottrarre un padre al suo vero figlio per i miei problemi; così le mie chiamate sono diminuite fino a sparire per lasciargli vivere la sua vita. E' stato come un fratello maggiore per me, ma dovevo lasciargli vivere la sua vita. Così ho finto che tutto andasse bene, che mia madre si fosse ripresa e che io avevo trovato la mia strada, ma Tommaso mi conosce fin troppo bene e viene ogni mattina a fare colazione al bar e a volte - quando ho il turno pomeridiano - passa con suo figlio a fare merenda. La cosa non mi dispiace, mi sento quasi parte di una famiglia, come se fosse un punto fermo nella mia vita, una costante di cui ho bisogno; ma questo, non posso ammetterlo a lui. Devo lasciargli vivere la sua vita, liberarlo dalle spine della mia.

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