Capitolo 6 - parte 2

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*

"Non capisco ancora perchè tu sia venuto." dico mentre addento il mio panino.
"Ti ho promesso che non ti avrei lasciato mai più da sola, Eva. Ed io le mantengo sempre le mie promesse, ad ogni costo."
Mi guarda fisso negli occhi.
Il sole alto di mezzogiorno risplende nelle lagune color miele che ha al posto delle iridi.
Sorrido.
"Grazie." sorrido.
"Evaaa..." sento urlare alle mie spalle.
Mi volto e Greta sta correndo verso di me. Dietro di lei Alessia.
Prima che possa rendermene conto Greta mi è saltata addosso.
"Come stai? Come sta tua madre?" mi urla ad un centimetro dall'orecchio dopo avermi quasi strozzata con il suo abbraccio.
"Greta..." la rimprovera Tommaso.
"Greta..." ripeto io.

Greta. Quale straordinaria creatura sei. Così delicata e così pura. Vivi di una luce tua. Come sono sopravvissuta senza di te in questi mesi? Come ho potuto allontanare da me tale forza della natura? Come ho potuto chiudere in un box un cavallo dallo spirito libero come il tuo? Vivi della vita altrui. Ti nutri della spensieratezza, della gioia, della pace dell'animo umano. Dissemini amore e amicizia ovunque tu vada. Sei così speciale...

"Va tutto bene, si riprenderà..." sorrido.
Lei mi sorride e mi accarezza una spalla.
Il mio sguardo si sposta su Alessia e sul ragazzo che le tiene la mano.
"Ciao..." accenno un sorriso.
Alessia mi fissa. Immobile.
"Io sono Maddox, piacere." mi sorride il ragazzo dai capelli afro.
"Eva." allungo una mano afferrando la sua già a metà strada verso di me.
"Spero niente di grave." continua.
"Niente di grave." ripeto.
Wow Eva. Che fantasia. Tu si che sai relazionarti con i fidanzati delle tue ex migliori amiche.
"Bene, ora che siamo tutti qui..." inizia Tommaso, poi si volta verso Greta "e che tutti abbiamo perso la giornata di scuola... possiamo andare a casa."
Greta arrossisce.
"Beh, io vado da Eva... così non sta sola." mi guarda.
Cosa?
No.
Da me?
Io e lei, da sole, da me...?
O mio Dio, la casa è un disastro.
Non può, non posso...
"Greta... forse ha bisogno di un attimo..." tenta Tommaso.
"Un anno e mezzo non sono stati abbastanza?" esordisce Alessia che finalmente mi guarda, anche se solo per fulminarmi.
Greta sembra assimilare colpi fortissimi ogni volta che le mie parole entrano in contrasto con quelle di Alessia.
Mi è sembrato di vedere Maddox dare un colpetto ad Alessia prima che lei sbuffasse.
"E' che casa è un po' un casino ora... dovrei riordinare." cerco di giustificarmi.
"E' solo questo il problema?" Greta mi guarda negli occhi dal basso verso l'alto, come un cucciolo bastonato.
Il suo sguardo sembra supplicarmi di non allontanarla ancora.
Mi sta chiedendo di darle spazio.
Mi sta facendo capire che posso aprirmi, che tutto può tornare come prima.
"Sì, è solo questo." sorrido.
La sua espressione cambia e sul suo volto si dipinge un sorriso a 60 denti.
"Allora andiamo."
Mi prende a braccetto e fa per trascinarmi via.
"Greta, vi accompagno." si offre Tommaso.
"No, riporta loro a scuola. Alessia non vorrà perdersi sicuramente la lezione di matematica." sputa acida Greta, e per un attimo vedo vacillare la corazza che Alessia si è creata.
Il verde nei suoi occhi diventa tetro, quasi grigio. Assottiglia le palpebre.
"Ne ho perse già altre inutilmente. A domani, se non hai intenzione di rimanere a fare la babysitter."
"Ale..." sento bofonchiare Maddox.
"Andiamo?" Alessia guarda Tommaso.
Io sono perplessa.
"Andiamo?" Greta richiama la mia attenzione dopo che ha già mosso diversi passi lontana da me.
Lancio un'ultima occhiata a Tommaso che mi saluta con un sorriso.
"Se hai bisogno, chiama." mi mima prima di sparire dietro l'angolo, seguito dal ragazzo mulatto.

"Come mai siete venute? E perchè c'era... Maddox, giusto?" chiedo a Greta mentre ci incamminiamo verso la fermata dell'autobus.
Lei sembra gelarsi. Si blocca. Poi fa un respiro profondo.
"Eva, io non so se dovrei dirtelo in realtà." si dondola sui talloni.
Rimango titubante per un attimo. La situazione è così strana. Che bisogno c'era di far venire così tante persone se mia madre è stata fuori pericolo praticamente fin da subito? Perché quel medico conosceva Tommaso? E perchè Alessia è venuta se mi odia così tanto?
"Greta, perchè? Perchè tutto questo?"
Greta fa un altro sospiro. Mi prende una mano.
"Vieni." mi sorride.
Camminiamo per qualche metro e arriviamo in un prato, con delle panchine e dei giochi per bambini.
Ci sediamo ad una panchina; il sole è alto, ma non troppo caldo.
Capisco che ha bisogno di qualche minuto, così decido di lasciarglielo.
Prendo una sigaretta e la porto alle labbra.
"Me ne dai una?"
Quasi mi strozzo. Il fumo mi va di traverso. Inizio a tossire.
"Eva, Eva." mi colpisce sulla schiena.
"Cosa?" sbotto.
Greta mi scoppia a ridere in faccia.
Io sono sbigottita, con la tosse che mi spinge gli occhi fuori dalle orbite la continuo a guardare con le palpebre spalancate.
"Sono diventata maggiorenne anch'io eh."
"Sì, scusa è che...insomma, tu..."
"Già, io." sorride sfilandomi la sigaretta dalle dita.
Con mia poca sorpresa inizia a tossire dopo neanche mezzo tiro.
Dopo alcuni minuti di tosse e risate, il ghiaccio si è rotto...

"Eva, quando tuo padre è venuto a mancare... diciamo che hai avuto un periodo di blackout..."
"Sì, lo ricordo." dico.
E' la mia vita, no? So cosa ho passato.
"Vedi... a volte stavi male a scuola e quando hai iniziato a non mangiare eravamo tutti preoccupati, insomma eri in ospedale un giorno sì e l'altro no..."
"Lo ricordo, Greta." dico quasi infastidita.
Lei si ferma qualche istante, girella la sigaretta tra le dita come fosse un antistress.
Io ne accendo una.
"Eva tu hai rimosso la maggior parte di quei momenti."
"Ma cosa dici?"
"Non ricordavi il dottore, vero?"
"Il dottore?" chiedo confusa.
"Lui è l'uomo che ti ha detto che tuo padre... insomma, che non c'era più."
Cosa?
"Eva tu hai subito un trauma della memoria perdendo tuo padre, il tuo cervello cercava di dimenticare a tutti i costi il momento in cui ti hanno detto che se n'era andato..."
"Ma cosa stai dicendo..."
"Si chiama amnesia dissociativa..."
Prende il telefono e digita qualcosa, mentre io sono completamente immobile.
La cenere mi cade sulla mano e mi muovo solo quando mi rendo conto di essermi bruciata.
"E' un tipo di amnesia (perdita della memoria) causato da traumi o stress che determina l'incapacità di ricordare informazioni personali importanti. Il soggetto presenta vuoti di memoria, che possono abbracciare un arco di tempo variabile da pochi minuti a decine di anni." legge.
Mi guarda.
"Ho perso la memoria...?"
"No no, Eva. Tu hai solo rimosso alcuni momenti brutti della tua vita, insomma il tuo cervello ha rimosso alcune cose riguardanti quello che per te è stato un momento traumatico... solo che quando stavi male e andavi in ospedale, c'era quasi sempre il dottor Mini, che è il primario del pronto soccorso, e tu avevi rimosso la sua persona perchè per te era "colpa sua" la morte di tuo padre. Così quando ti diceva che vi conoscevate già tu davi di matto e questo ti stressava ancora di più e iniziavi a non riconoscere più le persone, il posto..."
"Tommaso..." riesco solo a sussurrare.
Riconoscevo solo Tommaso.
E' per questo che ha chiamato lui.
Ora me lo ricordo.
Tutte le volte che sono stata a parlare con quell'uomo, tutte le volte che ho quasi distrutto il suo studio perché nei momenti di panico totale non riconoscevo niente e nessuno, Tommaso. Lui era la mia ancora.
Non posso crederci.
Greta mi sorride.
"Ma ora è tutto passato... stai bene, tua madre sta bene." mi accarezza una mano.
Ritiro la mano.
"Scusa..." mi alzo.
Inizio a camminare. Ho bisogno di aria.
"Eva, ti prego, non scappare. Parla con me."
"Parlare? Cosa devo dirti? Io, io..."
Mi fermo.
Io?
Io cosa?
Scappare per cosa, Eva? Di nuovo?
Faccio un sospiro.
"Andiamo a casa."
Greta annuisce sorridendo e mi segue.

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