Capitolo 6 - parte 1

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La mattina peggiore della mia vita, o forse no?

Apro piano gli occhi, il mio telefono sta squillando.
"Pronto" dico con un filo di voce.
"Buongiorno sono Sara, sarebbe interessata ad avere 100 Gb al mese..."
Stacco.
Fanculo.
Un'altra settimana orribile sta iniziando. Odio il lunedì.
La luce penetra dalle tapparelle avvolgibili della finestra di camera mia. Mi stropiccio gli occhi.
Guardo il telefono.
08:30.
Dannazione.
Prendo il bicchiere dal comodino vicino al mio letto ed esco dalla camera.
Faccio 3 passi.
Il mondo mi cade totalmente addosso.
Per un attimo rimango paralizzata.
Gli occhi spalancati, le gambe immobili, il respiro bloccato a metà dello sterno.
L'attimo dopo i muscoli cedono e un rumore stridulo invade le mie orecchie ed echeggia in casa.
Il bicchiere si frantuma ai miei piedi trasformandosi in miliardi di schegge.
"Mamma!"
Corro verso la massa informe di carne ed ossa che giace a metà corridoio.
"Mamma, mamma! Ti prego, mamma, rispondimi..."
Le lacrime iniziano a scendere senza darmi il tempo di pensare.
Mia madre è priva di conoscenza, distesa a pancia in giù sul tappeto in corridoio, con gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta da cui fuoriesce un liquido incolore.
Cosa faccio?
Mio Dio, no.
Non portarmi via anche lei. Ti prego, no.
Il respiro inizia ad appesantirsi, la vista ad annebbiarsi.
Mi gira la testa. Non vedo.
Corro in bagno mentre chiamo l'ambulanza con il telefono.
Inizio a rovistare nei cassetti, nei mobili, in cerca di qualcosa di forte da passarle sotto al naso nella speranza che si svegli.
Mentre cerco, mi vedo allo specchio.
Tutto si ferma per un secondo. Vedo la paura nei miei stessi occhi. Vedo per un attimo Eva di qualche anno fa. Rivedo lo stesso dolore.
Mi sembra di sentire la tua voce per un attimo, papà.
Salvala. Forza Eva. Non mollare ora.
Non portarmela via, te ne prego.
Non mollare adesso.

Stamattina avrei voluto svegliarmi con una marea di problemi.
Avrei voluto dover pensare a cosa cucinare per pranzo, a cosa farmene dei fogli che mi ha dato Tommaso, a cosa farmene del biglietto di Giacomo che ho tenuto tra le sigarette, o semplicemente a cosa fare della mia vita.
Avevo in programma di tornare sul tetto e schiarirmi le idee.
E forse tornare a scuola, o forse buttarmi per davvero, una volta per tutte.
Ma tutto è stato mandato in fumo da mia madre. La quale ha ben deciso - nelle due ore scarse nelle quali ho chiuso occhio - di buttare giù quante più pasticche possibili.
Chiudo gli occhi e butto fuori il fumo dalla bocca, come se così potessi mandar via tutto il male che c'è dentro di me.
"Signorina, può accomodarsi."
L'infermiera mi fa rientrare.
"Come sta?" chiedo ansimante.
"Il dottor Mini vuole parlarle." mi precede, indirizzandomi in una stanza in fondo al corridoio del pronto soccorso.
"Dottor Mini, c'è la ragazza..."
"Prego prego, falla accomodare." sento dall'interno della stanza.
L'infermiera si sposta e mi ritrovo in una stanza del tutto sterile, fredda.
Mi accomodo su una delle sedie di fronte alla scrivania.
Un uomo alto, con un camice bianco, compare da dietro un paravento medico che fino a quel momento avevo ignorato.
"Eva, giusto?"
Solo quando toglie la mascherina mi rendo conto di quanto sia caldo quel sorriso.
Annuisco.
Vedo nei suoi occhi la parola compassione scritta a caratteri cubitali.
Si siede nella sedia accanto alla mia.
"Come stai?"
Cosa?
"Come sta mia madre?" replico immediatamente.
A che gioco sta giocando?
Lui sorride e scuote la testa. Si lascia andare e appoggia le spalle allo schienale della sedia.
"Tu non ti ricordi di me, vero?"
"Dovrei?" inarco un sopracciglio.
"Ci siamo visti un po' di volte qualche mese fa..."
"Non ricordo..."
Mi prende in giro? Io non l'ho mai visto.
"Eva..."
Mi guardo intorno.
Ci sono altre cose in questa stanza.
Il computer, la stampante, i quadri.
C'erano quando sono entrata?
Quel quadro. Una sirena su uno scoglio, in mare.
L'ho già visto.
"Eva." mi tocca una mano.
La ritiro istintivamente.
Sento bussare alla porta.
L'infermiera.
"Dottor Mini, è arrivato."
"Fallo entrare."
Ma che diavolo sta succedendo.
"Dov'è mia madre?" taglio corto guardando il medico.
"Eva." sento alle mie spalle.
"E' uno scherzo?" mi alzo spingendo la sedia dietro di me.
"Ei, sta' calma. Ci sono io qui."
Tommaso si avvicina a me e mi prende una mano.
Cosa sta succedendo? Perché Tommaso è qui?
Dov'è mia madre?
"Mia madre..." sussurro.
"Sta bene. Dobbiamo fare degli accertamenti, dovrà restare qui per qualche giorno, ma è fuori pericolo." dice il dottore.
"E perchè diavolo non l'ha detto subito?"
Ma che cazzo. E' tutto così surreale!
"Abbiamo preferito prima far venire il professor Marino."
"E io avrei preferito vedere mia madre!"
Tommaso è al mio fianco, in silenzio. Stranamente in silenzio.
Non capisco cosa sta succedendo e non voglio saperlo. Voglio vedere mia madre.
Il dottore e Tommaso si scambiano qualche sguardo che non riesco a decifrare. Sembrano preoccupati? Confusi?
Loro sono confusi?
"Forse sarebbe meglio fare due passi prima di..."
"Voglio-vedere-mia-madre." sibilo, scandendo ogni sillaba.
Dopo qualche altro sguardo tra i due, il dottore mi porta da mia madre.
E' in un letto, pallida, mezza addormentata. Ha la flebo e sta litigando con il cuscino.
"Mamma..." sussurro.
Appena sente la mia voce smette di stropicciare la federa tra le sue mani e mi guarda.
"Eva, piccola mia..."
La sua voce.
E' così calda.
E' la mia mamma.
Una lacrima scende sul mio viso e in un attimo sono tra le sue braccia a piangere come una bambina.
Sto singhiozzando e potrei giurare di sentirla tirare su col naso.
"Scusami. Scusa.." mi accarezza la nuca.
Mi lascio cullare.
Una quantità indicibile di emozioni si fanno spazio in me. Le sento correre lungo le vene, lungo i nervi. Scoppio in un pianto sempre più costretto, nervoso. I singhiozzi quasi non mi fanno respirare.
"E' tutto finito, te lo prometto. Sono qui. Ora sono qui." continua a dirmi mia madre.

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Continua...

Chiedo scusa a tutt* per l'assenza.
Purtroppo è un periodo un po' difficile per me e ho messo un po' da parte la scrittura.
Riprenderò cercando di essere più costante anche se farò cose nuove nei prossimi giorni che mi prenderanno molto tempo.
Spero di riuscire ad aggiornare con più serietà.
Un abbraccio.

- Freida🫀

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