Capitolo 4
"We dance round in a ring and suppose,
but the secret sits in the middle and knows."
- Robert Lee FrostRimango ferma lì. Davanti a quel cancello. Immobile.
Il vento mi fa venire la pelle d'oca; un brivido mi corre lungo le braccia, le gambe, la schiena.
Mi sento così vuota.
Questa giornata mi ha riempito di emozioni ma contemporaneamente, mi ha svuotata del tutto."Ei.."
Sento alle mie spalle.
Mi volto.
"Ei." Sussurro.
Giacomo mi porge un fazzoletto.
"Grazie." Lo prendo e mi soffio il naso.
"Va tutto bene?" Chiede avvicinandosi.
Annuisco.Per la prima volta lo guardo.
Lo guardo davvero.
I suoi occhi fissi nei miei. Uno splendido verde salvia, tendente al grigio. I ciuffetti mossi gli ricadono sulla fronte. Sono di un castano chiaro con alcuni ciuffi biondo chiaro. Ha una felpa grigia con il cappuccio che copre parte della chioma che gli ricopre la testa e la fronte. I lineamenti del suo viso sono delicati ma decisi allo stesso tempo. La sua mandibola è definita come quella di un uomo, ma anche pulita, come quella di un 12enne. La sua pelle è chiara, ma non pallida; anzi, ha ancora i segni dell'abbronzatura. Sembra quasi uno di quegli angeli che si vedono nei dipinti.
Mi sorride e riesco solo a pensare a quanto mi pare appartenere ad un altro mondo. Così carino, puro.
Riesco ad immaginarlo. Con la sua famiglia perfetta, in una casa bianca con le imposte blu e un giardino curato, di quelli pieni di fiori e alberi da frutto. Con un golden retriver che corre spensierato e un gatto arancione o bianco che lo ignora. In estate alla casa al mare e in inverno in quella in montagna. O forse una al lago, dove portare la sua perfetta fidanzata e passare le vacanze di Natale in famiglia. Me lo immagino così, in una vita perfetta. Una vita dove i problemi sono prendere buoni voti per avere la paghetta, scegliere il giusto vestito per la laurea di qualche cugino e nascondere la canna ai genitori che altrimenti lo diserederebbero. Non riesco a vedere altro se non perfezione e pace nel viso e negli occhi di questo ragazzo. E non riesco a non pensare a quanto siamo diversi per questo.Solo dopo aver sbattuto le palpebre mi rendo conto di quanto sia vicino.
La sua mano si sta avvicinando al mio viso e d'istinto mi sposto.
"Ei, tranquilla. Volevo solo toglierti un ciglio dalla guancia.." sorride riavvicinando piano la mano.
"Sopra o sotto?" esclama soddisfatto dopo avermi tolto il ciglio dalla guancia, tenendolo tra pollice e indice.
"Cosa?" Chiedo stupita.
"Sopra o sotto... dai. Esprimi il desiderio... no?" Chiede confuso vedendo che non lo seguo.
Io aggrotto la fronte.
"Quando qualcuno ha un ciglio sulla guancia, lo si prende e si stringe tra pollice e indice. Poi tu mi devi dire se su o giù e quando stacco le dita, se hai indovinato dove è rimasto attaccato il ciglio, puoi esprimere un desiderio e poi soffiarlo via." Spiega con pazienza, come se io avessi 4 anni.
Io sorrido.
"Sei serio?"
Lui mi ignora.
"Sopra o sotto?"
"Sopra?"
"Non devi chiederlo a me."
"Sopra."
Lui stacca la dita.
E ovviamente il ciglio è sotto.
Grande Eva. Non avevo dubbi.
"Peccato." Scuote le spalle lasciando cadere il ciglio.
"Comunque ottima scelta." Ghigna facendomi l'occhiolino.
Io ruoto gli occhi.
"Sei sempre così stupido?" Sospiro cercando le sigarette.
"E tu sei sempre così rigida? Ti sei spostata di scatto, avevi paura che ti dessi uno schiaffo.. o un bacio?" Ride.
Smette vedendo che io non rido affatto.
Continuo a cercare le sigarette.
"Ah, tieni.." tira fuori dalla tasca della tuta il mio pacchetto.
Lo fulmino con lo sguardo.
"Ti sono cadute prima, ma non mi pareva il caso di dartele davanti a dei ragazzini.."
"Che ragazzo responsabile." lo prendo in giro recuperando il pacchetto e portandomi una sigaretta alle labbra.
"Lo dici con un'aria così stupita.. devo offendermi?" si porta una mano al petto.
"Non so, non mi sembravi troppo responsabile mentre fumavi la tua sigaretta magica il tuo primo giorno di scuola." aspiro e butto fuori il fumo cercando di non farglielo arrivare addosso.
Lui ride.
"Chapeau." alza le mani.
Ci sono alcuni momenti di silenzio.
Io continuo a guardarlo. Il cielo è ormai scuro e i lampioni sono accesi. Non riesco a smettere di guardarlo. Ha qualcosa di strano, qualcosa che non riesco a vedere. Come se ci fosse una barriera che divide quei sorrisi e quelle battutine dalla realtà.Lui si rende conto che lo sto fissando, di nuovo.
"V-vai a casa in pullman?" cerca di rompere il ghiaccio. Si mette le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta grigia e si dondola chiudendosi nelle spalle.
"No, io.. farò due passi, credo." abbasso lo sguardo e cerco di far entrare l'accendino nel pacchetto.
"Se vuoi li facciamo insieme.. io sto vicino al bar dove lavori."
Sembra impacciato, timido. Questa personalità non gli si addice per niente.
"Beh io.."
"Eva." urla Tommaso dalla porta d'ingresso della scuola.
"Si?"
"Non andare via, devo parlarti." mi fa un cenno con la mano mentre porta dentro dei cartelloni che erano in esposizione per l'open day.
Torno a guardare Giacomo.
"Oh, non importa.." sorride lui.
Perché sorride sempre? Sembra che si sforzi a farlo in continuazione. E' quasi fastidioso. Cos'ha sempre da ridere.
"Sarà per la prossima volta." scuote le spalle.
"Già.."
Mi saluta ed io ricambio con un sorriso prima di vederlo allontanarsi.
Mi incammino verso la scuola.
"Eva."
Mi volto.
"C-ci sarà una prossima volta?"
Ecco. Quello che non volevo essere chiesta. Tornerai? Di nuovo. Perchè nessuno lo capisce?
Potrei sorridere e dirgli "Ma certo", oppure semplicemente dirgli di no. Ma non riesco.Giacomo è a qualche metro da me, sotto un lampione che illumina ogni suo lineamento.
Riesco a vedere la sua mascella serrata e anche se non vedo bene le sue mani - perché nella tasca davanti della felpa - qualcosa mi dice che ha i pugni chiusi.
I suoi occhi mi fissano. Mi guarda con forza, con prepotenza. Sono quasi grigi e non riesco più a vedere quel sorriso che si ostina a spiattellare ogni tre minuti, in faccia tutti.
"Non lo so.." sussurro.Lui mi sorride, ancora. Ma non come fa di solito. Alza solo un angolo della bocca. Più che un sorriso, sembra una smorfia. Sembra deluso, ma non sorpreso.
Fa un cenno con la testa, prima di andare via e sparire dietro l'angolo.Rimango lì. Sento una morsa stringermi lo stomaco.
Perché?
Mi dispiace aver deluso uno sconosciuto?
O sono solo tutte le emozioni contrastanti provate nell'ultima ora che non hanno più spazio dove vagare dentro di me?Prendo un'altra sigaretta dal pacchetto e mentre lo sto mettendo in tasca vedo che nell'involucro intorno al pacchetto c'è infilato un bigliettino.
Lo tiro fuori.Dovresti smettere, principessa.
Hai un sorriso troppo bello per rovinarlo così.
Non vorrai finire come questo tizio →La foto sul pacchetto è rivoltante. C'è un uomo con metà denti mancanti o marci.
Faccio una smorfia disgustata e metto via il pacchetto.
Guardo ancora il foglio.
Sto sorridendo?Ma smettila, Eva.
Principessa? E' questo che vede? Una donzella in difficoltà? Crede di poter curare le tue ferite con un biglietto infilato nelle sigarette? Lascia perdere, Eva. Non farai altro che rovinarlo. Lascialo vivere. Lascialo alla sua vita perfetta. Non fargli conoscere il marcio che c'è in te, o scapperà. Lascialo libero.Lo accartoccio, ma non riesco a buttarlo. Lo lancio in borsa.
Sospiro.
Butto via la sigaretta e torno dentro la scuola.
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Bianco e Nero☯️
RomanceEva è una ragazza con una vita complicata, una famiglia distrutta e un amore impossibile, finito forse prima di iniziare. Ha provato a cambiare vita, ma pare l'abbia solo peggiorata. Forse tornare sui propri passi sarà la risposta, la soluzione? Que...