Capitolo 11

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Capitolo 11 - A volte tornare sui propri passi non è sbagliato.

M'accorsi come le sue pupille erano rosse di pianto.
Non mi parlò, ma mi ammazzò con un'occhiata,
quasi volesse dirmi 'Tu mi hai ridotta così'.
Ugo Foscolo.

Mi sveglio con una strana sensazione che mi invade il corpo. Un misto tra adrenalina, ansia, felicità.
Guardo l'orologio e mi rendo conto che sono solo le 08:00.
Non che avessi dormito molto, ma speravo fosse più tardi. Non lo so forse speravo solo di svegliarmi tardi e non doverci andare. Non oggi.
Volevo rimandare, solo per un altro giorno.
Mi faccio una doccia bollente, sistemo i capelli, metto un filo di mascara, la mia adorata matita nera ed esco di casa. Decido di prendere il pullman per arrivare prima dell'intervallo delle 10:00.
Mi fermo al bar e saluto Sergio che mi prepara una cioccolata calda con una montagna di panna.
"Buona fortuna principessa." mi sorride porgendomi la tazza.
"Verrò comunque il pomeriggio, lo sai vero?"
"Ed io ti aspetterò a braccia aperte." mi lascia dei biscotti su un tovagliolo e va a servire gli altri clienti.
Dopo qualche minuto sono ancora seduta lì a fissare i biscotti e la tazza davanti a me. Continuo a giocherellare col cucchiaino, mescolando sempre più la panna con la cioccolata. Mi arriva una notifica e mi rendo conto che sono in ritardo.

Tommaso: 1 notifica.
La apro:
- Ciao Eva, scusami ma mi sono appena ricordato di avere un colloquio alle 10:00, aspettami pure nel mio ufficio. Ci metterò poco. Un abbraccio.

Annesso di emoji che manda un bacio, emoji disperata, emoji con testa che esplode, emoji che sorride.
Tommaso stai diventando proprio un boomer, sorrido.

Mangio due biscotti e bevo un po' di cioccolata, poi decido di incamminarmi verso la scuola. Fumo un paio di sigarette e mi godo il sole che mi scalda le spalle. Mi guardo intorno e mi sembra così strano percorrere questa strada. Mi ero promessa che non l'avrei mai più fatto. Ma ora mi sembra la scelta migliore che potessi prendere.
Non mi interessa delle volte che l'ho percorsa piangendo, di corsa, sotto la pioggia.
Voglio ricordare le volte che l'ho percorsa ridendo con le mie amiche, abbracciata con Marco, arrabbiata per essere uscita in ritardo per colpa dei compagni che camminano lenti, felice per aver preso un bel voto a quel compito per cui avevo studiato poco. Voglio ricordare il bello di questa strada.
Voglio ricordare il bello della mia vita.

Arrivo davanti al cancello e sono solo le 09:45. Fumo un'ultima sigaretta che riesco a far durare 10 minuti e poi decido di entrare.
"Buongiorno Laura." Sorrido alla bidella.
"Evaa! Ciao tesoro, come stai?" Mi sorride venendomi incontro. Lascia la scopa che aveva in mano appoggiata ad un angolo del corridoio e mi abbraccia.
Questa donna è qualcosa di meraviglioso.
"Molto bene, tu?"
"Tutto bene. Che mi racconti di bello?"
Mi imbarazza sempre quando mi chiedono di raccontargli qualcosa della mia vita.
Avrei così tante cose da dire che potrei riempirci un libro. Ma cosa dovrei dire? E allora ripeto la solita, identica, frase di sempre.
"Niente di speciale e tu?"
"Solite cose..." scuote la testa indicando intorno.
"Cerchi Tomm... il professor Marino?" mi sorride.
Annuisco.
"E' nella sala comune a fare un colloquio con la madre di un ragazzo di prima..." scuote la testa "...un vero disastro. Puoi aspettarlo nel suo studio." mi indica il piano superiore.
"Sì, lo aspetterò lì."
Mi continuo a torturare le dita e stropiccio gli angoli dei fogli che stringo tra le mani.
Salgo al piano superiore e vado nell'ufficio di Tommaso. Mi guardo un po' intorno.
Le 10:02.
Sento i ragazzi nel corridoio parlare, ridere, rincorrersi. Decido di affacciarmi.
Un ragazzo moro sta litigando con la macchinetta del caffè. Ha una sigaretta appoggiata all'orecchio e un giubbotto di pelle che gli arriva poco sopra la vita. Accanto a lui una ragazza bionda, evidentemente più piccola di lui, che sorride nel vedere il ragazzo imprecare in modo goffo.
Sposto lo sguardo lungo il corridoio e quell'inequivocabile odore di pittura in acrilico mi invade le narici quando dei ragazzi con i camici sporchi di svariati colori mi passano davanti.
"Oh mio Dio, scusami. Non ti avevo vista."
Una ragazza mi ha appena pestato un piede.
"Tranquilla. Non mi sono fatta niente." le sorrido.
La guardo meglio e mi rendo conto che probabilmente non ha più di 15 anni.
"Sono nuova... tu sai dov'è il bagno?" si dondola sui talloni.
"Certo. E' in fondo al corridoio, vedi quella porta nell'angolo?" le indico la fine del corridoio con l'indice.
"Sì, grazie mille." mi sorride e si volta.
"Ah..."
Mi guarda.
"Prova a metterci il detersivo per piatti e poi lavalo con acqua calda, andranno via." le sorrido indicandole le macchie che ha sul camice.
"Oh, grazie..." arrossisce e va via.
Continuo ad osservare le persone andare su e giù nel corridoio, fino a che...
Marco.
E' appoggiato al muro e parla con Andy.
Mi rintano nell'ufficio.
Mi siedo ed inizio a giocherellare con i post-it che Tommaso ha sulla scrivania. Faccio qualche scarabocchio aspettando che arrivi.

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