Lalofobia

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Lalofobia: timore ossessivo di parlare.


In pochi secondi, la propria esistenza, può essere sconvolta per sempre.

Lo avevo testato sulla mia stessa pelle ripetutamente.

Durante tutta la mia vita avevo attraversato diversi di quei momenti chiave che mi avevano portato ad essere la persona che sono oggi.

Sembra che dovrò assistere ad uno, invece che viverlo, questa volta.

Rosalind è la protagonista di esso. Lei è la colpevole ed Elijah la vittima.

Sento bisbigli che diventano man mano più concitati. Non amo farmi gli affari degli altri, ma non mi capacito di comprendere che cosa abbia potuto fare Rose che stia sconvolgendo Elijah in questa maniera.

Mi alzo e il mio sguardo li raggiunge. Sono entrambi accovacciati a terra. Portano tutti e due un'espressione scossa in volto, la differenza si trova nelle impercettibili increspature facciali, che solo un'attenta osservatrice saprebbe cogliere.

Ed io lo sono, per loro sfortuna.

Dalle sopracciglia rivolte verso il basso di Rose, gli angoli della bocca cadenti e il rosso che prende il sopravvento del suo viso, tipico dell'imbarazzo e della mortificazione, posso affermare che lei sia in torto tra i due. Non ne va fiera, si sente in colpa, perché sa di aver fatto qualcosa di sbagliato.

Ma cosa?

Elijah, invece, ha le palpebre spalancate e la bocca che cerca di prendere generose boccate d'aria, che però non sembrano raggiungere i polmoni per lo stupore che lo avvolge. È stupito, ma scorgo anche altro. Delusione.

È deluso.

Perché?

Ha davvero questo rapporto profondo con Rose?

No, lei me l'avrebbe detto.

Forse no? Forse non siamo ancora amiche.

Non posso pretendere da lei informazioni sulla sua vita, quando io sono la prima a non dirle nulla sulla mia.

Però non ho ancora capito cosa sia successo che li abbia fatti reagire così intensamente .

Solo ponendo più in basso le mie attenzioni capisco quale sia il soggetto di tale agitazione. O meglio dire oggetto.

Un'orologio.

Non uno qualsiasi.

È un Rolex da uomo, quindi suppongo appartenga ad Elijah, ma pare essere appena uscito dalla borsa della rossa troppo sconvolta per giustificarsi al momento.

L'ha..? 

No. Non è possibile.

Io non mi differenzio da lei, resto zitta.

La tensione si potrebbe tagliare con un coltello. È tutto un gioco di sguardi. Gli occhi dei ragazzi sottostanti a me vanno a incontrarsi e si alternano a momenti con l'orologio sul pavimento. Io li guardo d'alto e non so su chi soffermarmi. Oscillo ritmicamente tra i riccioli castano scuro di Elijah e le eleganti onde ramate di Rosalind

Finalmente Elijah decide di spezzare quel silenzio "Rosalind, non ho proprio voglia di andare dalla preside."

Lei sembra arrossire ulteriormente, se possibile.

"No" un sussurro supplichevole fuoriesce dalle sue labbra.

"Allora dammi delle spiegazioni" ribatte Elijah, che sembra altrettanto a disagio per la situazione in cui si sta trovando.

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