catagelofobia

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Catagelofobia: paura di essere ridicolizzati e presi in giro.


"Puoi abbassare la voce, Richard?"
"Ma-"
"Per piacere?"
"Noioso."

Espiro lentamente non curandomi degli sguardi infastiditi di Richard.

Mi guardo intorno, vedendo solo altri studenti intenti a gustare il loro pranzo, cosa che vorrei fare anche io, ma la nausea che mi porto da ieri non me lo permette.

Ieri...

Non bevo così tanto di solito.
A dir la verità non bevo e basta di solito, ma dopo l'accaduto con Emilia...
Non ci voglio neanche pensare.

Però l'altra ragazza...lei...wow.
Ho fatto proprio un cazzo di casino.

Volevo solo fermare tutto, la tristezza, la rabbia, l'amore. Non pensavo che un bacio con una sconosciuta potesse risollevarmi il morale. Anche se solo in parte, perché dentro di me sento questa pressione costante sul petto da quel momento, come se quello che avessi fatto non fosse giusto, naturale...non è lei la persona che voglio baciare di continuo, la persona che voglio al mio fianco.

Mi passo una mano tra i capelli frustrato.

Perché non ne fai una giusta, Elijah?

Proprio in questo istante mi passa davanti Emilia.

Avete presente quando nelle commedie romantiche lei vede lui e tutto inizia ad andare a rallentatore? E a quel punto lui si gira verso di lei e fa uno di quei sorrisi da far tremare le ginocchia?

Ecco in questo caso io sono lei ed Emilia è lui. L'unica differenza è che mentre io sto sbavando lei non sembra essersi accorta della mia presenza.

Sento una pressione improvvisa sotto al mento che mi fa chiudere la bocca, che inconsapevolmente avevo socchiuso.

Cazzo, riprenditi.

"Anche meno, amico."

Fulmino con lo sguardo Richard, che in tutta risposta mi rivolge un sorriso furbetto, così gli tolgo bruscamente le dita che stanno sorreggendo il mio viso.

"Le hai parlato? Dopo il ballo?"
"Certo, Rick. Intendi dopo che mi ha ridicolizzato davanti tutto l'istituto, giusto?"
"E che vi siete detti?"

Sbuffo sbattendomi una mano sulla fronte. Oggi sono più irritabile del solito, non so cosa potrebbe peggiorare la giornata sinceramente.

"No, non ci siamo parlati. In compenso ho passato la serata a ubriacarmi, come hai potuto intuire dai conati di vomito di stanotte."
"L'ho notato e sappi che sono ancora offeso con te per non avermi reso partecipe della tua prima ubriacatura."

Mi punta un dito contro e allo stesso tempo tenta di mettere su un'espressione intimidatoria.

Sposto il suo indice dalla mia faccia e poi assumo un tono più serio.

"Dovrei parlarle?"
Lui si gratta il capo e si guarda intorno incerto su cosa rispondermi, poi parla.

"Secondo me dovresti mettere in chiaro che ci sono dei limiti che neanche lei può superare. Devi farti rispettare, Elijah. E non lo dico solo per quanto riguarda questa situazione, ma in generale. Io lo vedo come ti comporti con gli altri, quando fanno una battuta non molto simpatica, a differenza delle mie, lasci perdere e ti unisci a loro, come se fossi terrorizzato dal fatto che queste possano sfociare in qualcosa di più, in prese in giro vere e proprie. Quello che non hai capito è che se non reagisci la tua paura diventerà realtà. In particolare con Emilia, guardala..." Mi prende il mento tra le dita, forzandomi a girare la testa nella direzione della ragazza in questione, che si trova poggiata su un muretto di fronte a me mentre fuma una sigaretta.

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