hypengyofobia

13 2 4
                                    


Hypengyofobia: è la paura irrazionale della responsabilità. Qualcuno che soffre di questa condizione può aspettarsi di sperimentare una quantità molto elevata di ansia dal solo pensiero di responsabilità, per non parlare di essere effettivamente responsabile. Infatti, la loro ansia può essere così intensa che possono anche sopportare un attacco di panico in piena regola a causa di esso. Anche se un tale afflusso di ansia non sarà sempre il caso per tutti coloro che soffrono di ipengyophobia, è ancora molto plausibile verificarsi comunque.


Piccolo recap visto che non aggiorno da un po':

- Emilia e Willy hanno ehm tastato il terreno

- Il pazzo maniaco non è ancora stato trovato, non ci sono progressi sul caso

- Emilia ha scoperto da Richard che Elijah vorrebbe andare al ballo con lei (ovviamente non ha capito che lui le sta sotto come un treno, pensa che siano solo sensi di colpa per averla mandata in prigione) e ha deciso di attuare un piano "malvagio" facendogli credere di starci e alla fine lasciarlo sulla pista da ballo come un salame per andare da Wallas


"Elijah!"

Stai zitto.

"Elijah! Svegliati!"

Un grugnito inusuale fuoriesce dalla mia gola, generato dall'irritazione che sto provando a causa del mio compagno di stanza, che tra parentesi dovrebbe essere anche il mio migliore amico, ma che ora vorrei solamente riempire di schiaffi.

Lo farei pure se non fosse il doppio di me.

Apro gli occhi a fatica e li sposto sull'orologio appeso sul muro di fronte al mio letto.

Sono le 2:15.

Non ci posso credere.

"Richard che cazzo vuoi?" la voce un po' roca e un po' impastata dal sonno rende le parole poco comprensibili e ancora più aggressive di quel che già sono ad un ascoltatore esterno, ma dal sussulto sorpreso di Richard suppongo che gli siano arrivate forti e chiare.

Di solito non  mi rivolgo in questa maniera verso di lui, lo prendo un po' per il culo, ma sa benissimo che scherzo. Tuttavia, date le circostanze, non sono riuscito a fare altrimenti.

È la volta buona che rimango sdentato.

"Scusami?" il suo tono diventa più basso di qualche ottava rispetto al quotidiano. Si mette dritto, invece di restare piegato col busto verso la mia faccia, e mi guarda dall'alto con le braccia incrociate.

Io in risposta, da ancora sdraiato, mi porto le dita della mano destra sul ponte del naso e inizio a massaggiarmelo.
"Che succede Richard?"

Lui resta nella parte per qualche secondo, poi la sua espressione passa da offesa a preoccupata nell'arco di pochi istanti. La postura perde stoicità e inizia a camminare nel poco spazio che separa i nostri letti dalla porta. 

"Ho scoperto una cosa."

Lo guardo leggermente infastidito, perché sono pur sempre le due del mattino e lui sta facendo il misterioso per nessun motivo valido per quel che ne so.

"Quindi?"
"Non mi devi chiedere perché."
"Perché?"
"Ti ho detto che non me lo devi chiedere, genio."

Sbuffo frustrato, ma decido di dargli retta perché ormai il sonno è andato a fanculo e non ho niente da perdere.
"Va bene, non ti chiederò nulla."

𝔽𝕆𝔹𝕀𝔸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora