Olivia Pov
Stavo scalando la parete di lava, quando sentì un'urlo e il suono di un'osso che si spezza. Mi girai a guardare, e dal poco che riuscì a vedere un figlio di Ares, se non sbaglio Eric Holland, si era rotto una gamba. L'accaduto mi aveva distratta, e quando sentì la lava toccare le punte delle mie dita era troppo tardi per cambiare strada. Caddi giù immediatamente, senza sentirmi più tre dita della mano sinistra, e atterrai proprio sul mio braccio destro, che si spezzò all'istante.
Gemetti di dolore, ma riuscì ad alzarmi e a raggiungere l'infermeria, dove svenni pochi minuti dopo.
Venni risvegliata dalle urla di Cassie, la sorella di Eric, che lo stava sgridando. Ancora confusa, guardai il mio braccio, e vidi che era bendato, come tre dita dell'altra mano, quelle che aveva toccato la lava. Mi alzai, e chiesi ad una ragazza, penso che si chiami Aurora, se potevo andare. Lei mi controllò le bende e annuì, per tornare subito dopo a finire le sue cose.
Io feci per recarmi alla mia cabina, ma venni fermata da Agata, la mia migliore amica, che non mancò di farmi un'interrogatorio. -Ahah sei proprio una cretina- iniziò a prendermi in giro dopo che ebbi finito il mio racconto. -come cavolo hai fatto ha perdere la concentrazione, se sapevi che c'era la lava in ballo? Poi tra cinque giorni c'è la caccia alla bandiera, te la perderai!- -Ehi ti ricordo che sono sia iperattiva che dislessica, la mia soglia di attenzione non è sempre delle migliori. Poi no, se prendo nettare e ambrosia in abbondanza tutti i giorni, e se Apollo mi benedice, cosa che sarebbe difficile, ma noi spereremo- conclusi, spingendola lievemente. -Si sì faremo finta che è per questo. E faremo anche finta che ti riprenderai.- ribatté lei.
Ci dirigiamo verso l'arena ridendo e scherzando, mi andava di combattere un po', e Agata non è esattamente l'amica che me lo impedirebbe. Anzi mi incitò anche. Se mi avesse visto un figlio di Apollo, o Annabeth in quel momento penso che sarei già morta.
Ma per fortuna non c'era nessuno, e riuscì a brandire la mia spada, Astrapì, che in greco significa saetta, un dono di Zeus, senza nessuno che intervenne, se non si conta il pugnale di Agata. Io e la figlia di Efesto ci allenammo per qualche ora, poi però arrivò un ragazzino, penso sia un fratello di Agata, che mi disse che erano arrivati due nuovi ragazzi e di raggiungere la casa grande, ma io andai direttamente all'ingresso del campo, conoscendo Chirone. Non avevo mai corso così tanto per l'arrivo di qualcuno, ma sentivo che era importante.
Quando arrivai trovai due persone che non mi sarei mai aspettata di incontrare qui, e che soprattutto non volevo incontrare qui.
-Ehi sorellina, come te la passi?-
***
-Ehi sorellina, come te la passi?- le parole di mia sorella mi risuonavano ancora in testa, da dove erano spuntati quei due?! Non me ne ero liberata per sempre?!
Raggiunta la casa grande, Chirone lì interrogò su come fossero stati trovati da Chars, il satiro che li aveva accompagnati lì. Allora mio fratello iniziò a raccontare.Federico pov
Stavamo facendo un'altro viaggio di lavoro con papà, a New York stavolta. Ogni volta che andavamo in America, cercavo tra i volti dei senzatetto quello di mia sorella, era scomparsa da cinque anni ormai, ma io non avevo mai perso le speranze, e avevo sempre pensato che in qualche modo avesse raggiunto l'America. Ora scopro di avere ragione. Comunque papà ci aveva lasciato in camera da soli, come al solito, e avevamo deciso di fare un giro a Central Park, quando un ragazzo che mi sembrava familiare si avvicinò a noi. -C-ciao,- disse balbettando. -Io sono l'assistente di un collega di vostro padre, solo che ho ricevuto un ordine. Se volte seguirmi, vi spiegherò tutto strada facendo.- noi lo seguimmo solo per paura di quello che ci avrebbe fatto nostro padre sennò. Da giovane era una brava persona, ma dopo la nascita di nostra sorella era cambiato drasticamente, ecco perché Chiara la odiava tanto. Comunque il ragazzo cominciò a parlare -Vi siete mai chiesti chi sia vostra madre? E conoscete, o almeno avete mai ascoltato vostra sorella parlare della mitologia greca?- -Ehm, sì e no. Ma tu come fai a sap- chiese mia sorella, prima di essere interrotta dal ragazzo misterioso -Che capre ignoranti.- disse lui. -Ehi! Nessuno tratta male mia sorella.- dissi io, e chiusi le mani a pugno, pronto a colpire. - Calma tigre. Fammi spiegare.- iniziò a parlare della mitologia greca, di come gli dei avessero dei figli, e ci disse che questi ultimi erano reali, e che noi eravamo figli di una dea, ma non sapeva quale. A fine discorso sia io che mia sorella eravamo a braccia conserte, con una faccia che diceva -se certo, perché ti credo.- lui notò il nostro scetticismo, ma ci disse -Volete le prove? Bene, seguitemi. E per convincervi che non è una truffa, ecco un biglietto da parte di vostro padre. Se non sbaglio dice di seguirmi.-
Il biglietto diceva quello.
Allora il ragazzo ci portò in un taxi, con destinazione Long Island.
Ci fece scendere in mezzo al nulla, in una distesa di campi di fragole.
Poi ci guidò verso una collina. Quel che vidi era impressionante: ragazzini che correvano in armature, un'arena da combattimento, un padiglione e tanto altro. Il ragazzo ammirò con soddisfazione i nostri sguardi poi disse- Benvenuti al campo Mezzosangue.-
***
-E questo è come siamo arrivati qui.- concluse mio fratello.
-Olivia, portali a fare il giro del campo per favore. Io devo consultarmi col signor. D del perché siano arrivati così tardi.-
-Ma Chirone!- provai a replicare io
-Vai.- disse, con tono che non ammetteva ulteriori repliche.
Imprecai in italiano, poi uscì controvoglia dalla grande casa blu e bianca. -Allora: lì ci sono le case, finché non verrete riconosciuti, resterete nella casa 11, quella di Ermes- -Tu di chi sei figlia?- mi interruppe Federico -Di Atena, e prega che non lo siate anche voi.- dissi fredda. Poi continuai -La c'è l'arena per i combattimenti, lì il padiglione della mensa, là la parete di arrampicata con la lava...- -come ti sei rotta un braccio scusa?!- chiese mia sorella. -Arrampicandomi. Ora se mi interromperete ancora vi riduco peggio.- ma non finì di pronunciare neanche l'ultima parola che mio fratello stava già chiedendo- ma quindi tu sai usare una spada?- avendo capito che non li avrei zittiti, decisi di usare la loro curiosità a mio vantaggio. -Si. Me l'ha regalata Zeus per il mio nono compleanno. Volete una dimostrazione?- loro annuirono, scettici. "Vedremo chi sarà scettico dopo questo." Pensai. Slacciai la collana a forma di fulmine dal collo, mormorai il suo nome in greco antico, e quella si trasformò in una spada a doppio taglio, lunga ottanta centimetri, in bronzo celeste.Le loro facce allibite ripagavano lo sforzo di averli accompagnati e avrei tanto voluto scoppiare a ridere, ma rimasi seria. -Ehi Luke!- chiamai, vedendo il biondo passare a spada sguainata. Si avvicinò e sorrise -Si?- -Voglio combattere. Forza, preparati.- -Sai che se ci becca Annabeth siamo nei guai fino al collo vero?- -Beh, può capitare. Cerca di evitare il braccio rotto, limitiamo i danni.- il ragazzo scoppiò a ridere. -Fatti sotto- mi lanciai in un affondo, dimenticandomi dei miei fratelli, e pensando solo a batterlo. Non era facile, e lui era uno spadaccino provetto. Mi era capitato di batterlo due volte. Questa non era una di quelle. Prima che mi disarmasse una voce familiare ci interruppe -Luke Castellan! Ti sembra il caso di combattere contro una ragazzina col braccio rotto? E a te sembra il caso di combattere?!- -Ciao Annie. Era solo una dimostrazione!- lei guardò i miei fratelli, lanciò un'occhiata di fuoco a Luke, e a me una che diceva chiaramente "ne parliamo dopo". Poi se ne andò.
-Beh, piaciuta la dimostrazione?-