𝟎.𝟑

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Eleanore

|| Ero l'unica che cercava di tenere insieme una cosa ormai rotta che, con il passare del tempo, non faceva che peggiorare; da una parte c'era la testa e dall'altra il cuore

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|| Ero l'unica che cercava di tenere insieme una cosa ormai rotta che, con il passare del tempo, non faceva che peggiorare; da una parte c'era la testa e dall'altra il cuore... cosa avrei dovuto fare per farli andare d'accordo? A quali compromessi sarei dovuta arrivare per far sì che iniziasse a regnare un po'di pace? || 

 cosa avrei dovuto fare per farli andare d'accordo? A quali compromessi sarei dovuta arrivare per far sì che iniziasse a regnare un po'di pace? || 

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«Sei sicura di avere tutto?» mi chiese Tidie per l'ennesima volta, mentre finivo di allacciarmi i bottoni della camicia. Era la governante della casa, anche se, ormai, la vedevo più come una nonna; era stata assunta dalla mamma per via del lavoro, dopo che Julia aveva compiuto quattro anni, così che non fossimo mai soli, e dopo la sua morte si era impegnata a pieno per non farci mancare niente, sia a livello materiale, sia a livello emotivo.

«Giuro, ho ricontrollato cinque volte!» risposi sorridendole mentre mi sistemava il fiocco arancione della divisa. Oggi era il primo giorno alla Raimon, sia per me che per mio fratello, e lei sembrava più nervosa di noi. «Il pranzo? L'hai preso? Sull'isola della cucina ce n'è ancora uno» mi fece notare e solo in quel momento mi accorsi che di mio fratello non avevo visto neanche l'ombra.

«Aspetta un attimo... Axel dov'è?» chiesi più a me stessa che a lei; lei non seppe rispondermi e io iniziai ad innervosirmi. Tra quindici minuti avremmo dovuto prendere la metro e le sue scarpe erano ancora di fronte alla porta.

Mi diressi verso la sua camera e iniziai a bussare freneticamente -come se non bastasse, il signorino aveva la brutta abitudine di chiudersi a chiave in camera ogni volta che ci entrava- e dopo un minuto sentii la serratura scattare. «Che succede Nora?» chiese sbadigliando, spostandosi i capelli all'indietro.

Percepivo un tic all'occhio sinistro e l'aria uscire violentemente dalle narici. «Te lo dico io che succede! Succede che dobbiamo andare a scuola e tra quindici minuti dobbiamo prendere la metro!» sibilai, riducendo gli occhi a due fessure mentre i suoi si spalancavano. «Quindi, se non esci tra cinque minuti da questa maledetta stanza, pronto per andare a scuola, ci arriverai da solo e poi, quando papà vedrà il richiamo, saranno problemi tuoi! CHIARO?!» urlai e lui, con la faccia di uno che si proponeva volontario per andare al patibolo, mi chiuse la porta in faccia e lo sentii trafficare in giro per la stanza.

«Eleanore, tutto bene?» mi chiese mentre infilavo le Converse per uscire di casa e riponendo le ciabatte nello scaffale.

Probabilmente avevo le guance rosse e le sopracciglia aggrottate, ma non mi interessava; non avrei fatto tardi il primo giorno di scuola perché Axel era un ritardatario cronico. «Sì, abbiamo concordato che io vado da sola perché si è svegliato tardi» dissi forzando un sorriso.

«Bugiarda! Mi hai quasi minacciato di morte» disse mentre usciva dalla sua stanza -spettinato, con la giacca scolastica mezza aperta e la tracolla in una mano- riferendosi all'ultima parte, quella dove avevo menzionato nostro padre. Non riuscii a non ridere, ma decisi di aiutarlo comunque, mentre Tidie gli metteva il pranzo nella borsa e una fetta di pane con la marmellata in bocca.

«Ti avrò minacciato come dici, ma almeno sei pronto e in tempo record!» risi sistemando le ciocche piene di gel all'insù con un pettine che tenevo in borsa. Lui ovviamente non rispose ma, dal suo accenno di sorriso, capii che non se l'era presa.

Uscimmo di casa e riuscimmo, per un pelo, a prendere la metro; immediatamente il mio sguardo venne catturato da una ragazza molto posata, con la divisa della Royal Academy. «Quella non è Cassandra Smith?» chiesi a mio fratello che distolse fulmineamente lo sguardo dal suo telefono per rivolgerlo in direzione della ragazza. «Sì, è lei» mi confermò e potrei quasi dire che fosse sorpreso.

Per chi era appassionato di calcio era quasi impossibile non riconoscerla, per mio fratello era una costante, vista la loro rivalità in campo: Cassandra Smith era il vice-capitano della Royal Academy ed era conosciuta come La Principessa per via del suo splendido aspetto e la sua eleganza in campo; lo scorso anno però, dopo la partita dei quarti di finale, era sparita e voci di corridoio dicevano che si fosse gravemente infortunata o che fosse addirittura finita in coma, ma nessuna di quelle voci era stata confermata.

«A quanto pare sta bene» dissi guardandola, lui annuì distrattamente e solo in quel momento notai che ci stava guardando, o meglio, stava analizzando Axel. «Perché mi guarda come se stesse studiando un animale?» mi chiese quasi infastidito -per quanto fosse abituato agli sguardi dei suoi fan, quando era lei ad esaminarlo, diventava parecchio irritabile-. «Ti sembra che io sia in grado di leggere la mente delle persone?» domandai retoricamente notando che quella fosse la nostra fermata.

«Forza, è la nostra fermata! Saluta la tua amica, Axel» dissi ridacchiando per la sua faccia annoiata. «Quando fai così non ti sopporto» mi ricordò mettendomi un braccio sulle spalle e scoppiammo a ridere insieme.

 «Quando fai così non ti sopporto» mi ricordò mettendomi un braccio sulle spalle e scoppiammo a ridere insieme

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@-mrtux

𝐇𝐈𝐒𝐓𝐎𝐑𝐘 𝐎𝐅 𝐓𝐇𝐄 𝐄𝐋𝐄𝐕𝐄𝐍 𝟏 || ɪᴇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora