𝟏.𝟏𝟎

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Aurelia

Capisci come andrà un giornata già al risveglio, per lo meno nel 99% dei casi

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Capisci come andrà un giornata già al risveglio, per lo meno nel 99% dei casi

Quella giornata era iniziata male e avevo la certezza che sarebbe finita male

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Quella giornata era iniziata male e avevo la certezza che sarebbe finita male. Cosa me lo faceva dire? La piega che stava prendendo quella mattinata.

Mi ero svegliata in ritardo -ma quella non era una novità- non avevo trovato mia madre, ma bensì un post-it: "Mi sono svegliata presto perché la pasticciera non è potuta venire ad infornare i cornetti, sai come funzionano le gravidanze, ti ho lasciato dei waffle da scaldare al microonde e del succo all'arancia. Buona giornata Ririe -Mamma".

Per sbrigarmi, però, non avevo fatto colazione e avevo detto a Silvia di andare senza di me; del resto, se avevi appuntamento alle otto e mezza, chi aveva tempo di mangiare se ti alzavi venti minuti prima dell'orario stabilito e otto minuti prima di prendere la metro, sicuramente non io. E poi, avrei potuto trascinare con me la mia amica, rischiando di metterla nei guai? Forse. Ma quella non era la mattina adatta, in ballo c'era la finale regionale contro la Royal Academy.

Oltre a quello, in quei due minuti dove diventai improvvisamente iperattiva, avevo rischiato la rottura di ogni mio arto a causa degli scivoloni provocati dal pavimento bagnato dall'acqua della doccia, il caos di vestiti presenti nella mia stanza e il tappeto all'ingresso di casa.

Riuscii ad uscire di casa intera e pronta per vedere quella partita, fino a che non scoprii che avevo perso il treno della metro per un dannato minuto; quel treno che mi avrebbe portato a scuola, dove c'erano gli altri e dove c'era l'autobus che ci avrebbe portato al campo della Otaku.

Presa dal panico e sull'orlo di una crisi di nervi chiamai Nelly -e ci riuscii per grazia divina, viste le condizioni del mio telefono- l'unica persona che probabilmente avrebbe potuto aiutarmi in quel momento, essendo l'unica nelle vicinanze e con una macchina. «Ei! Aurie buongiorno-» rispose lei solare alla mia telefonata, ma non ero dello stesso avviso.

«Non è un buongiorno! È una brutta giornata e non voglio essere scurrile» risposi bruscamente sentendo gli occhi appannarsi. «Tutto bene?» mi chiese preoccupata. «No! Ho perso la metro e non ho i soldi per il taxi, ti prego, TI PREGO, venite a prendermi perché altrimenti oggi non mi presento alla partita!» dissi con tono disperato, mentre guardavo l'orologio al mio polso che mi metteva ancora più agitazione. «Sono appena uscita di casa, arriviamo subito» mi rassicurò terminando la chiamata.

𝐇𝐈𝐒𝐓𝐎𝐑𝐘 𝐎𝐅 𝐓𝐇𝐄 𝐄𝐋𝐄𝐕𝐄𝐍 𝟏 || ɪᴇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora