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Cassandra

L'ossessione di Jude

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L'ossessione di Jude

Aprii gli occhi, guardandomi intorno con ansia, notando subito che mi trovavo nella mia camera da letto e non in quella dell'ospedale, con Lily sul mio cuscino che mi guardava attentamente

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Aprii gli occhi, guardandomi intorno con ansia, notando subito che mi trovavo nella mia camera da letto e non in quella dell'ospedale, con Lily sul mio cuscino che mi guardava attentamente. Mi girai su un fianco e iniziai ad accarezzarle la testolina mentre muoveva lentamente la sua coda sul cuscino. «Era solo un incubo» dissi ad alta voce, con il respiro più calmo; lei miagolò e si stiracchiò.

Quel maledetto ricordo mi tormentava ogni volta che si avvicinava un'amichevole o una partita: l'entrata in campo, la partita, la corsa in ospedale, il buio totale; questo era l'ordine e solo il cielo sapeva quanto tempo avrei impiegato per superare la cosa, sempre se ci sarei riuscita.

Presi un respiro profondo e sbloccai il telefono per guardare l'ora, notando che tra pochi minuti avrebbe suonato la mia sveglia, il che mi fece alzare -non trovando nessun buon motivo per rimanere sotto le coperte- e mi diressi verso il bagno, pervasa dai brividi che il freddo del pavimento mi stava causando. Mentre aspettavo che la vasca si riempisse, scrissi a mia sorella anche se da lei erano quasi le undici di sera, ma probabilmente stava cenando; mi immersi, iniziando una videochiamata con lei. Erano tre mesi che non la vedevo, né lei né le due piccole pesti -loro da più tempo, non li aveva portati alla commemorazione per la mamma- e mi mancavano da morire. Me li aveva fatti vedere, ma stavano dormendo.

Tornata in camera, aprii la finestra per far cambiare l'aria ed iniziai a prepararmi, mettendo la divisa, sistemando i capelli in un chignon basso e truccandomi leggermente. Mentre mi guardavo allo specchio, notai che ancora non mi ero del tutto tranquillizzata; sapevo che non avrei giocato fino all'inizio del torneo nazionale, ma non riuscivo comunque a rilassarmi, Ray Dark era imprevedibile.

Scesi in cucina per fare colazione velocemente e trovai nonna Bella che sorseggiava il suo amato té nero. «Buongiorno Sandra» mi salutò quando mi vide entrare, ma non risposi, le lasciai un semplice bacio sulla tempia. Le dava fastidio quando le persone le parlavano di prima mattina, anche se era lei che iniziava la conversazione. Ricordavo bene quando ancora c'era mamma: la mattina nonna girava con i tappi per le orecchie, nascosi sotto la cuffia da notte e mamma parlava talmente tanto che sembrava non riprendesse fiato.

𝐇𝐈𝐒𝐓𝐎𝐑𝐘 𝐎𝐅 𝐓𝐇𝐄 𝐄𝐋𝐄𝐕𝐄𝐍 𝟏 || ɪᴇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora