𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟎 | 𝐒𝐡𝐞𝐥𝐥 𝐍𝐞𝐜𝐤𝐥𝐚𝐜𝐞

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Look at me
You may think you see
Who I really am
But you'll never know me
-Reflection

Yuri

Dodici anni prima

Non sapevo per quanto tempo ero rimasta priva di sensi. Avvolta completamente nel nuoto più totale. Ma quando la mia mente aveva cominciato a rielaborare il contatto con la realtà, a rimettere piede sulla Terra, cominciai a sentire di tutto.

Il suono dei bip che provenivano alla mia sinistra, alcune persone che biascicavano parole a me in quel momento incomprensibili, come dei sussurri fastidiosi, c'era un fruscio di camici e fogli che venivano sfogliati. Ma poi cominciai a sentire sulla pelle qualcosa di peggiore.

Il dolore.

Il dolore che mi attraversava tutto il corpo come una lama infuocata e mi squarciava la pelle.

Percepivo la mia debolezza persino nel cercare di aprire le palpebre e affermare a chiunque mi stesse intorno che in qualche modo ero viva.

Ma lo ero davvero?

Non riuscivo a muovermi, avevo come la sensazione che se provavo a fare solo il minimo movimento sarei morta di dolore. E di fatti, mentre cominciavo a svegliarmi, il mio corpicino lo sentivo come se era attraversato da lava bollente.

Le mie spalle sembravano andare a fuoco a contatto con quello che sembrava un lettino. Dove mi trovavo?

Lentamente riuscii a flettere almeno le dita delle mani e dei piedi, mentre quel mormorio di parole non smetteva di infastidirmi. Le palpebre, seppur pesanti, ero riuscita a schiuderle.

Avevo la vista offuscata, ma quando ero riuscita ad aprire gli occhi, avevo messo lentamente a fuoco la stanza dove mi trovavo. Tutto intorno a me era bianco.

La mia gola era secca e le mie labbra screpolate, sentivo le pellicine che mi pizzicavano la pelle. Cercai in qualche modo di inumidirle con la saliva ma non ne avevo né la forza né la saliva a disposizione.

Osservando meglio, ma con estrema cautela, notai che avevo un ago infilato nel braccio destro, con un tubicino attaccato che finiva dove non potevo vedere. Un lenzuolo bianco mi avvolgeva con morbidezza e la testa, nonostante fosse appoggiata contro quello che immaginavo era un cuscino, era di una pesantezza disarmante.

Ero in ospedale.

Lo avevo capito dal bianco che mi accerchiava e dall'odore di medicinali che mi pizzicò il naso all'improvviso.
Cosa era successo? Perché mi trovavo in quel posto che mi aveva fatto sempre paura?

𝐁𝐀𝐁𝐘𝐒𝐈𝐓𝐓𝐈𝐍𝐆 | 𝐤𝐭𝐡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora