𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟏 | 𝐑𝐚𝐠𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐈𝐧𝐯𝐢𝐭𝐚𝐭𝐢𝐨𝐧

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I don't want to be afraidThe deeper that I goIt takes my breath away-House of memories

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I don't want to be afraid
The deeper that I go
It takes my breath away
-House of memories


Taehyung

Ero un fascio di nervi.

Non credevo di aver mai provato così tanta frustrazione e rabbia nello stesso momento. In un modo talmente amplificato dal farmi dolere la testa mentre rimanevo seduto sulla sedia del mio ufficio, con la gamba accavallata sull'altra, che stavo dondolando senza un freno. Umettandomi e mordendomi le labbra con furia, quasi a farle sanguinare, a sentirne il sapore metallico in bocca.

Oltre ad allentarmi compulsivamente la cravatta fino a scioglierla del tutto, il che l'avevo lasciata sulla superficie liscia della mia scrivania.

Il mio lavoro all'agenzia non mi dava tregua, era qualcosa di impossibile tra documenti di modelle e schizzi di abiti da presentare alla prossima riunione, l'arrivo per la nuova collezione d'autunno e in settimana ci sarebbe stata quella che era una festa per l'inaugurazione della nuova agenzia di moda. Dove ovviamente, ero stato invitato.

Quel Kim Namjoon aveva avuto la faccia tosta di mandarmi per email un invito a partecipare alla sua festa da ballo. Come solo gli aristocratici sanno fare.

Una tipologia di feste che odio particolarmente e che potrebbe essere solamente un po' più frizzante perché alcune donne ci provano spudoratamente col sottoscritto.

Anche per questo motivo non ero l'uomo più euforico ed allegro in quel momento.
Ma c'era anche una problematica più grave in mezzo a tutte le altre. Per complicare meglio la situazione in cui ero.

La sera stessa nel compleanno di Seokjin, alla conclusione dei festeggiamenti, mentre mettevo la mia bambina a letto, ero venuto a scoprire che Yuri aveva messo piede e curiosato nella stanza sbagliata. A informarmi a riguardo era stata proprio Sanghee.

«Ti prego papà, non la mandare via. Ho sbagliato anch'io ad aver pensato di nascondermi lì» mi aveva detto, probabilmente notando lo sguardo furioso che avevo assunto per quella rivelazione.

Le avevo sorriso appena e rimboccato le coperte, lasciandole un bacio sulla fronte.

«Ci penserò» avevo risposto, lasciando la cameretta della mia bambina e addentrandomi nel corridoio, dopo aver chiuso la porta e contratto la mascella.

Ero andato a controllare la stanza, ed effettivamente alcuni pezzi di giornali erano messi completamente a casaccio dentro le scatole così come fuori da esse, rispetto a come li avevo visti l'ultima volta. E Seokjin non era incaricato a spolverare vecchie pagine di giornale.

Ero combattuto se licenziarla da ben due giorni. Sapeva che non doveva andare nelle stanze che erano chiuse e soprattutto che Seokjin non le aveva fatto vedere. Mi mandava in bestia tutta quella situazione. E la cosa peggiore era che non riuscivo a mandarla via. Avrei fatto piangere e disperare non solo Sanghee, ma anche Jeehyun, che mi ripeteva sempre più spesso che era la sorella minore che non aveva mai avuto.

𝐁𝐀𝐁𝐘𝐒𝐈𝐓𝐓𝐈𝐍𝐆 | 𝐤𝐭𝐡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora