𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐𝟓 | 𝐓𝐚𝐥𝐤 𝐨𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐏𝐡𝐨𝐧𝐞

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You get high and call on the regularI get weak and fall like a teenagerWhy, oh why does God keep bringing meBack to you?-Everytime

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You get high and call on the regular
I get weak and fall like a teenager
Why, oh why does God keep bringing me
Back to you?
-Everytime

Yuri

Con il passare dei giorni, avevo cominciato a percepire il mio corpo estremamente più leggero.

Era da meno di una settimana che mi svegliavo senza nessuna preoccupazione addosso che mi portava a percepire lo stretto magone in gola, rispetto a come ricordavo di essermi alzata tutte le volte dal letto nelle precedenti settimane.

Persino il mio incubo costante di quella notte a Busan aveva deciso di darmi tregua, per delle dormite stranamente serene.

Parlare con Taehyung, a quando sembrava, aveva permesso ad una parte di me di liberarsi e sentirsi meglio. Ed effettivamente, in quelle mattine ad ogni risveglio, avevo cominciato a sentirmi vagamente meglio.

Tornando lentamente alla mia solita routine all'interno della villa come babysitter, avevo permesso alla mia mente di distrarsi, senza focalizzarsi in modo eccessivo sulla causa legale che mio padre stava affrontando.

E che tra l'altro, Jimin, stava tanto meglio cercando di risolvere a Busan, da solo.
Probabilmente, il ricordo dei suoi baci e gli ultimi schiocchi bagnati che ci eravamo scambiati qualche giorno prima nel suo ufficio avevano contribuito alla direzione completamente diversa dei miei pensieri.

Che dirottavano sulle sue mani lungo il mio corpo e di dove spesso desideravo di sentirle.

Mi imbarazzavo di me stessa, soprattutto quando al suo ritorno alla villa, dopo le giornate lunghe trascorse in agenzia, mi rivolgeva quel sorrisino malizioso di chi già sapeva. Anche se, dopo quel accaduto, non avevamo avuto più del tempo da trascorrere da soli.

Ma gli ero grata per avermi ascoltata quel giorno nel suo ufficio.

Non mi sarei mai aspettata di riuscire a mettere quasi completamente a nudo le emozioni che provavo davanti a qualcuno, addirittura da parlarne a cuore aperto, nonostante il nodo allo stomaco che il biondo solo standomi vicino era riuscito a sciogliere.

Che però, sfortunatamente, era stato nuovamente annodato quando quella nuova mattina, Jimin mi aveva chiamata.

A causa dello squillare persistente del cellulare avevo persino rischiato di cadere giù dal letto. Alle sei e cinquanta, circa, del mattino.

Quando avevo notato il suo nome sulla schermata il cuore mi era schizzato in gola quasi a volermi soffocare. E ricevere una sua telefonata voleva solo dire che c'erano novità a riguardo della situazione disastrosa. Che fossero positive o meno, mi mandavano in subbuglio lo stomaco ugualmente.

«Stiamo lentamente sistemando le carte e i documenti. C'è il completo caos anche a causa del suo lavoro, dalla quale è stato persino licenziato per delle bravate» mi stava spiegando, mentre versavo dell'acqua al caffè in polvere già preparato.
Lo sentii sospirare dall'altra parte del telefono.

𝐁𝐀𝐁𝐘𝐒𝐈𝐓𝐓𝐈𝐍𝐆 | 𝐤𝐭𝐡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora