capitolo 10

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Flasback

Trent Pov

Allungai le mani verso la scatola,situata piuttosto in alto sull'armadio. Beatrice non avrebbe avuto bisogno di tutte queste cose, in quanto avrei provveduto io stesso a ricomprare tutto ma volevo che perlomeno si sentisse più a suo agio, circondata dalla propria roba. D'un tratto , improvvisamente, percepii un lieve fruscio, un movimento ratto accompagnato dal rumore della porta che si spalancava . Mi girai, sgranando gli occhi quando la scorsi fuggire. Con un sonoro tonfo feci cadere la scatola e mi precipitai fuori la porta. La osservai correre via, il respiro affannoso ed i capelli che si muovano con irruenza mentre tentava di raggiungere la strada .Le gambe snelle che apparivano agili come gazzelle mentre ogni tanto allungava la mano contro il muro,quando perdeva l'equilibrio. Iroso ,la insegui.Corsi il più veloce possibile con l'intento di acciuffarla , lo schiocco dei nostri passi risultava frenetico e svelto. Quando l'avrei presa,senza nessun tentennamento l'avrei portata con me,contro oppure di sua spontanea volontà .Io che volevo rendere le cose più facili possibili,cercare di convincerla che il soggiorno a Milano sarebbe stato piacevole ... se soltanto lei non avesse complicato le cose in questo modo!. Il mio corpo risentii -ben presto- dell'impatto con l'aria gelida serale , che imperlava la strada desolata ed in penombra a causa del flebile bagliore dei lampioni uniti ai lampeggianti di un'auto . Beatrice si stava dirigendo,proprio, verso di essa

"Beatrice!" urlai con tutta la forza che avevo in corpo,tant'é che per un attimo mi sentii completamente svuotato. Il petto sobbalzava , a causa del respiro dimezzato . Beatrice si girò verso di me,spaventata, tentennando -in seguito-con lo sguardo,con il suo meraviglioso sguardo smeraldo,che si posò ,dapprima sulle mie labbra schiuse,sul mio viso contratto dalla fatica e dalla rabbia ,fino a salire ,guardandomi negli occhi. Mi fermai ad osservare il suo volto delicato,dalle fattezze dolci e curvilinee,le sue labbra rubino ma soprattutto le sue iridi dalla bellezza -quasi- appariscente ma semplicemente incantevoli. Dovevo averla!.Per un attimo,sperai,anzi implorai con tutto me stesso che lei tornasse da me ,che potesse accettarmi.Potevano ricominciare io e lei ma ella si voltò verso il conducente dell'auto,allungando una mano verso la portiera.Si girò di nuovo verso di me e lessi nel suo sguardo la terribile ombra di un addio e per poco mi sembrò di vedere ,anche delle lacrime di tristezza, come se stesse cercando rompere tutto ciò che costituiva il nostro rapporto ,cancellandolo.Lacrime che ebbi la possibilità di vedere soltanto fugacemente,in quanto ella abbassò lo sguardo,timorosa dei miei occhi e salii in macchina. Scossi la testa con forza,implorandola  di non farlo, di non lasciarmi, avevo bisogno di lei,disperatamente .

"BEATRICE!"fu l'ultima cosa che dissi prima che la macchina andasse via lasciandomi lì in mezzo alla strada,con un dolore allucinante al petto.

Avevo pianto soltanto una volta in tutta la mia vita ed era stato quando era morta mia madre. Da allora mi ripromisi di non farlo e mai l'avrei fatto . Nessuno mi avrebbe più guardato con quello sguardo di compassione ,di indifferenza oppure di tentennamento,nessuno avrebbe cercato di risollevarmi non comprendendo affondo il problema . Perché è facile dire ' mi dispiace' oppure ' vedrai che lei sta bene' o anche ' presto si sistemerà tutto' ,sono parole ormai statiche che si è opportuno dire in questi momenti . Più difficili sono i gesti , le dimostrazione . Era meglio gelare il cuore piuttosto che mostrare agli altri la tua sofferenza, ti avrebbero guardato, voltato le spalle e poi distrutto .Così ,invece,non cambiavi la percezione della realtà , diventavi più acuto nell'esaminare le persone e sapevi bene guardarti le spalle, non allontanandoti dai tuoi obiettivi. La porta silenziosamente si aprii,mi girai e scorsi Giulia rincasare , mi affettai a raggiungerla. L'eco dei miei passi risuonava grave ed sinistro mentre deciso avanzavo verso di lei, le scarpe che imprimevano duramente il loro marchio sul pavimento . La presi per il braccio, guardandola furibondo, i miei occhi fiammeggiavano rabbiosi " lei dov'è " ingiunsi, la voce , funesta , ferrea e pericolosa, un tono che usavo soprattutto quando ero incazzato nero , e raramente perdevo le staffe . Avevo sempre avuto un buon autocontrollo,che era andato a puttane con l'avvento di Beatrice. Mia sorella si girò verso di me ed alzò il viso,fronteggiando il mio sguardo con altrettanto durezza. Ero cosciente del fatto che con lei avrei dovuto usare altre maniere e non questi stupidi giochetti . " è sparita, non è più a Ravenna, ho cercato a casa sua , non c'è. Dimmi dove è andata!"strinsi la presa intorno al suo polso . Due settimane. Da due fottute settimane era andata via e Giulia rientrava esattamente dopo due settimane . Sapevo che lei era stata lei ad aiutarla , a quanto pare sembrava non volermelo neanche nascondere ma il vero problema era farmelo dire .

Amami,ti prego -Momenti da ricordareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora