Epilogo

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Molto spesso,anzi sempre,le storie iniziano con due piccole parole, quei due semplici vocaboli fanno scalpitare i cuori dei più giovani e immediatamente comprendono che sta per iniziare un viaggio. Un tragitto fatto di mondi fantastici,magici e surreali,personaggi folli,di ogni genere, buoni e cattivi. Un percorso all'insegna dell'immaginazione più frenetica e dei sentimenti più intensi,proprio quelli che cerco di trasmettere nel mio racconto.Questa è una favola,una meravigliosa favola che ho deciso di raccontarvi,magari neanche la più bella ma con tanto di eroi e nemici, che abbiamo al medesimo tempo odiato e amato tanto . Questa,probabilmente,sarà l'ultima favola che racconterò ma non dispiacetevi perché ogni sorriso, ogni pianto,ogni emozione che avete provato sarà per sempre un ricordo che si conserverà nel vostro animo. Quindi,vi dico, ogni singola persona, con i suoi difetti,con le sue piccolezze è il protagonista della propria storia, siamo noi che decidiamo cosa farne del nostro futuro, perché sebbene il nostro racconto assomigli ad una tragedia,si trova sempre qualcosa per cui vale la pena di vivere e di essere felice,può essere qualsiasi cosa. Infine, vi dico... C'era una volta...

Trent Pov

Molto spesso non ci rendevamo conto di quanto la vita fosse breve e sebbene lo sapevamo ,continuavamo a viverla senza fermarci .Perché una nostra grande peculiarità era quella di aggrapparci alla vita con tutte le nostre forze ,sempre con la stessa speranza. Perfino,quando, sembrava essere giunta la fine noi uscivamo allo scoperto dalle ceneri,come una fenice, e ricostruivamo la nostra società,mattone per mattone ma più robusti dalle esperienze passate. Tuttavia, questo ardente bisogno della vita ci accecava, tanto da diventare un'ossessione. L'immortalità, così la chiamavamo, secondo me,era solo una grandissima cazzata. Vivevi per millenni ma a quale prezzo?Quello dei tuoi cari ,della solitudine, come potevi considerarla più avvincente di una vita breve ma intensa,quando vedevi tutta la vita,tutto ciò che eri, finire. La tua famiglia morire e tu continuare ad andare avanti, osservando il potere del tempo, non riconoscendo più la tua casa ma rimanendo in un mondo che ti metteva completamente a disagio tanto da non saper come vivere. Ti abituavi ma niente sarebbe più come prima. Una lunga vita ma noiosa. Preferivo piuttosto quella breve, perché era quella che  ti faceva capire il vero significato della parola vita, ti spingeva a vivere giorno per giorno perché non sapevi mai se la morte avesse potuto strapparti via. Ed,era proprio l'ignoto della morte che allo stesso tempo ti faceva esistere, perché non sapendo quando fosse arrivata allora ti intossicavi della realtà a pieni polmoni,come se fosse l'ultima volta. Naturalmente, porre fine a tutto ciò che eri, a tutto ciò che comportava la tua esistenza,abbandonare tutte le persone importanti, ti spaventava ma eri cosciente che non era duraturo perché mentre aspettavi quelle persone ancora viventi,rimanevi con tutte quelle persone che avevi perso. Invece, rimanendo ancora in vita per secoli,non saresti mai più grato di vederle. La vita breve era un arrivederci, l'immortalità un addio.

"Ti sei ricongiunto a lei,papà"vedere i nomi dei miei genitori incisi su quella lapide mi faceva uno strano effetto,sebbene il dolore fosse ancora una presenza tangibile,cercavo di guardare avanti,di farmi forza; perlomeno i loro nomi erano vicini. Sebbene non l'avesse mai veramente detto,tutti sapevamo quanto la morte di mia madre lo straziasse ancora,quante volte aveva desiderato riaverla soltanto per un secondo ma aveva continuato a vivere e questo dimostrava quanto forza avesse. Io non potevo immaginare di rimanere un giorno senza Beatrice e i miei figli,figuriamoci vedere per tutta la vita quel letto vuoto. Tutti avrebbe detto che lei sarebbe stata per sempre al tuo fianco,anche se non l'avessi potuta sentire e vedere ma erano cazzate, perché a cosa serviva?L'amore era fatto di piccole cose ma soprattutto di calore, famigliarità, cose che una presenza non tangibile non poteva darti. Si diceva che quando una persona stava per morire, lo si sentiva, qualcosa -magari un presentimento- ti avvertiva che il tuo corpo non riusciva più ad andare avanti e in quel momento capivi veramente l'ansia per il trascorrere i minuti, perché in quel momento la tua vita era assegnata ad un orologio. Più quella lancetta si muoveva e maggiore era  la vicinanza che ti legava alla morte. Anche se non l'avessimo voluto accettare,alla fine tutti percepivano che era giunto il momento . Lo stesso era capitato a me quando ero entrato in quella maledetta stanza,dove dinanzi ai miei occhi avevo visto mio padre chiudere gli occhi 

Amami,ti prego -Momenti da ricordareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora