Avevo appena finito di raccontare la mia storia e ora ne stavo raccontando un'altra,ma questa era molto più straziante da proferire. Per una volta avrei preferito che fosse soltanto una storia ma purtroppo era la realtà che bussava odiosa alle nostre porte,senza avvertimento,con vanto e insistenza,sbattendoci in faccia la sua visione,niente gioia,solo dolore. Non vi era neanche un colpevole per addossare la colpa,in tal modo da trovare un sospiro di sollievo dopo avergli fatto provare la nostra sofferenza, semplicemente le cose erano andate in questo modo.
"Quanto tempo gli resta?"sotto i singhiozzi di Giulia,la voce di Trent era ferma,sembrava risuonare in quelle pareti con calma,peccato che se fosse stata ascoltata meglio si scorgeva l'incertezza che trasudava. Lui era tornato,finalmente, era ritornato a casa e avrei potuto calmare i tumulti del mio cuore,avvolgendomi con la sua presenza: la sua voce,il suo odore,la sua figura ,purtroppo,però la sfortuna aveva bussato alla nostra porta. Addosso aveva ancora la sua camicia,quella con la quale era tornato, arrotolata sugli avambracci per percepire l'aria che accarezzava la sua lieve e scura peluria maschile. Una macchia di caffè imbrattava in piccole gocce il suo colletto e il suo petto,non più soffocato dalla cravatta,libero dai primi tre bottini che lo stringevano. I suoi vestiti erano sgualciti e i suoi capelli arruffati in una massa aggrovigliata,la barba incolta ricopriva le sue guance,gli occhi spenti.Quegli occhi color oceano che sembravano possedere dentro di essi un intero mare erano segnati dalle occhiaie che testimoniavano la notte d'insonne della sera precedente. Ciò che era più straziante non era vedere i suoi vestiti sgualciti o il suo aspetto trasudato ma il dolore nel suo sguardo. Quelle meravigliose iridi erano state segnate dalla sofferenza che le aveva ricoperte con un velo e sembrava non voler andare via. Non aveva pianto ma sul suo ciglio erano condensate quelle lacrime che avrebbero tanto voluto uscire,dopo aver intravisto la luce per alcuni secondi e ciò testimoniava la forza del suo animo,riuscire a restare calmo,dato che in quel momento doveva essere saldo per tutti . Ma,quello sguardo era troppo vitreo e lucido, folgorato da una improvvisa espressività che sembrava mostrare ogni sua sfumatura ,ogni singolo pensiero che albergava in lui veniva espresso così nitidamente ed era un dolore ancora più forte. Non servivano le lacrime,egli piangeva con il suo cuore.
"E' difficile dirlo, forse non supererà la notte ma vi assicuro che faremo tutto il possibile, ve lo prometto,Signor Jack"Trent annui passivamente e il medico dal chiaro accento tedesco che testimoniava le sue origini così come i capelli biondi accompagnati dalla robustezza della sua figura,ritornò nella stanza.Lì,in quell'ospedale dove ci trovavamo ,James era ricoverato dal giorno prima,colto improvvisamente da un malore e ritrovato sul portico di casa,accasciato sui gradini. Giulia l'aveva immediatamente portato all'ospedale,noi eravamo stati avvertiti poco dopo,Trent -in quel momento-era ancora lontano per lavoro,a Shanghai, quindi era riuscito a tornare soltanto quella notte e da allora non aveva più lasciato l'ospedale. Dalla diagnosi tuttavia niente sembrava far sperare: ictus,più un trauma cranico dovuto alla caduta, quando aveva sbattuto la testa contro il gradino prima di svenire; ancora non si era svegliato. Ormai il tempo scorreva al rallentatore, quella notte era sembrata come un'interminabile agonia.La vita di James era appesa ad un filo e ciò gravava sulle spalle di tutti,ma soprattutto su Trent e Giulia.Mi sentivo così dannatamente impotente, avrei voluto fare di tutto per non vedere quell'espressione di dolore dal suo volto ma l'unica cosa che potevo fare era stargli vicino. Era in questo genere di situazioni così delicate che era indispensabile l'appoggio dell'altro sebbene fossi stato colpito da un'improvvisa insicurezza.Non sapevi come dovevi agire oppure cosa dire per confortarlo, le parole apparivano troppo banali, ti sentivi frustrata da quella voglia di stargli accanto ma di non riuscirci. Questi generi di imprevisti ti disarmavano completamente ma non servivano parole,solo dimostrazioni,piccole ma pazienti dimostrazioni anche semplici,pochi gesti,l'importante era sostenere l'altro.
Il sospiro della mia amica rapii i miei occhi e mi voltai,Giulia e Tayler erano seduti -stretti l'accanto all'altro per infondersi il calore necessario- Trent invece era in piedi,la sua mano stringeva i capelli così forte che poteva strapparli.La testa era appoggiata con un sorriso rabbioso al cardine della porta del padre -dallo spiraglio che filtrava dalle tapparelle-mentre osservava il suo corpo inerme e dormiente sul letto.Mi avvicinai "Trent..."si girò appena,mostrando due occhi rossi e gonfi,non servivano parole per capire di cosa avesse bisogno "oh,Trent"mi precipitai tra le sue braccia, stringendolo con tutta la mia forza. I nostri corpi si allacciavano e si trasmettevano tutto il loro calore mentre le mie braccia accarezzavano la sua schiena amorevolmente.Le sue,invece,sembravano quasi soffocarsi ma non c'era dolore più bello. La sua guancia sfiorava il mio capo e percepivo il suo lento respiro,il suo corpo che mi circondava con necessità, un bisogno impellente di affetto. Poggiai la testa sul suo petto,in qualunque modo avrebbe reagito,qualunque decisione avrebbe preso io sarei stata sempre al suo fianco per il resto della mia vita "non si è mai troppo grandi per piangere,Trent, sei stanco, sfogati ma soprattutto riposati"alzai il volto,allungai le mani e le posai sul suo viso, preoccupata sollevai lo sguardo verso di lui.Mi persi nei suoi occhi,d'un tristezza profonda, un dolore lancinante che desideravano soltanto fermare la morte,aveva già perso sua madre e capivo come egli volesse aggrapparsi con le unghie al quel brandello di vita di suo padre. Avevano dovuto cominciare d'accordo e stavano continuando a farlo,sembrava che quello sguardo silenziosamente chiedesse più tempo.Tempo per compiere tutte quelle cose che non erano riusciti a fare. Tempo per prepararsi.Tempo per dirgli addio.Ma,la morte era cieca,non scrutava mai le sue vittime e tanto meno ti permetteva di prepararti,perché mai saresti riuscito a farlo,semplicemente passava.
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Amami,ti prego -Momenti da ricordare
ChickLitAmami,ti prego si è concluso con Trent e Beatrice che coronano il loro sogno . Hanno il cosiddetto lieto fine . La storia quindi sembra essere terminata ma come sono stati gli anni , dal loro matrimonio fino alla partenza di Marianne? Piccolo viaggi...