Capitolo 12

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Le nuvole si adombrarono pericolosamente,non ero mai sembrate tanto minacciose. All'apparenza soffici ed inconsistenti cuscini che albergavano nel cielo,leggiadri ,adesso apparivano incredibilmente dense. Molti le avrebbero considerate torve,come se da un momento all'altro potessero sprofondare con il loro peso sulla città.Un'ombra a cui molti guardavano con diffidenza. La maggior parte della gente iniziò ad adocchiare guardinga gli eventuali riparti che avrebbero potuto utilizzare, altri si precipitavano frenetici verso le loro auto,alzando lo sguardo al cielo ed imprecando che la pioggia potesse attendere ancora qualche secondo.Pochi,invece,con piú urgenza si adoperavano per cercare un taxi. Londra entrò in fermento,come se tutti improvvisamente fossero spaventati da quelle nuvole che promettevano una tempesta burrascosa.Sebbene fossero abituati,in quanto rappresentava la routine quotidiana,provavano una certa avversità verso la pioggia.La disprezzavano per l'effetto bagnato che procurava,per la sensazione di umido e appiccicoso che ti lasciava addosso. Ad alcuni,come me,piaceva. Quelle gocce ti toccavano,ti accarezzavano come se volessero purificarti.Ti bagnavano ma non soltanto esteriormente,lo facevano anche interiormente,magari allontanando le tue preoccupazione,semplicemente riusciva a farle scivolare via -sebbene per poco- .Forse ti strappava anche un sorriso,perché capitava in un momento improvviso ma adatto. La pioggia ti rendeva bambina.Quanti,per un secondo ,non si erano fermati,avevo spalancato le braccia ,aperto la bocca ed allungato la lingua?Tutti l'avevamo fatto per gustare quello strano sapore,quel lieve briciolo di beatitudine che ci attanagliava. Gli innamorati adoravano rimanerci sotto,era il pretesto migliore,non soltanto per i baci,ma anche per sentire solo il calore dell'altro,avvicinarci e riscaldarsi col corpo del loro amato,lasciarsi stringere,affondando in quel petto che avrebbe potuto allontanare ogni brivido di gelo. Ma,la pioggia era anche la condizione atmosferica preferita di quelle persone che desideravano piangere,perché era in grado di nascondere le proprie lacrime ad occhi indiscreti,custodirle ed appoggiarti,poiché sembrava che il cielo potesse piangere per te.Infine riusciva a lavarle.
Il vento cambiò improvvisamente e ciò fu un presagio che confermava ulteriormente quello che molti temevano ma che effettivamente altri desideravano. Infilai la mano nella borsa,estraendo un piccolo ombrello che portavo sempre con me,dato che Londra viveva questo tipo di situazioni ogni giorno. Il London Eye girò ancora ed immaginai come tutte quelle persone stessero soltanto aspettando l'arrivo della pioggia per vedere come quelle gocce che picchiettavano sul Tamigi. Strinsi il colletto del mio giubbotto perché il vento cominciò a soffiare con piú inerzia,i capelli iniziarono a dibattersi,schiaffeggiando con forza la mia guancia ,a tal punto che di fretta e furia dovetti legarli in una maldestra coda neanche tanto ordinata. In lontananza si sentii un tuono che fece sussultare dei passanti . Aumentai il passo quando vedi un Routemaster tipicamente rosso e con i suoi due piani,accostarsi alla fermata,sebbene non mi dispiaceva affatto camminare sotto la pioggia,quell'oggi era stata una giornata piuttosto stancante,un piccolo passaggio era d'aiuto.Salii e mi sedetti,osservando il Tower Bridge con le imponenti torri d'acciaio rivestite in granito,uno tra i piú grandi esempi dell'architettura gotico-vittoriano. Improvvisamente,la pioggia iniziò a scendere lenta e tranquilla sulla città, il suo picchiettio sulla strada sembrava quello dello scorrere di un ruscello con il suo movimento rilassante.Essa venne accompagnata anche da vampata di aria fredda che lasciava a tutti dei brividi sulla schiena.Una ragazza dinanzi a me si strinsi al suo uomo,rannicchiandosi contro il suo petto,quelle braccia erano il rifugio migliore dinanzi a questo tempo avverso. Scorsi il lieve sorriso del ragazzo,il timido rosso sulle sue guance segnava il suo imbarazzo e la sua gioia perché la sua ragazza si era poggiata sulla sua spalla. Mi girai verso il sedile,constatando con mio dolore che era vuoto, un posto alquanto desolato che tutti avrebbero potuto occupare apparentemente ma che  soltanto una persona sarebbe stato in grado di riempire. Presi il cellulare per scorgere l'orario ed inevitabilmente mi resi conto che quel cielo tramontato,quel luccichio rosso che tendeva i suoi bagliori vermigli verso lo sfumante giallo,come due vecchi amanti, nella quale si scorgeva anche un leggero viola, -che costituiva il mio sfondo- non era lo stesso di Ravenna.Non aveva le medesime sfumature brillanti ma era più tenue ed opaco, senza il caratteristico splendore della mia città natia. Se avessi affermato a quale immagini avrei potuto collegarli,allora avrei detto che il tramonto londinese sembrava un bambino addormentato,supino e dolce nel suo sonno mentre quello di Ravenna avrei potuto paragonarlo ad un bambino arzillo nella sua vivacità luminosa. Mi ritrovai anche ad osservare che un tempo un numero che  aveva sempre avuto la supremazia nel mio registro, adesso sembrava essere insabbiato in fondo all'elenco,in attesa di essere dimenticato e cancellato.Quel numero che aveva perso perfino il suo nome,ora era un ammasso di cifre che altri avrebbero potuto etichettare come sconosciuto ma io avrei potuto riconoscerlo ovunque. Adesso in primo piano c'era il numero di Seth, seguito da Giulia ed altri.Mi faceva strano scorgere un altro nome che non fosse il suo a troneggiare nel mio registro ma era meglio così,chi dimenticava era più felice,in quanto avrebbe cancellato anche i dolori che comportava quel ricordo.Rimisi il cellulare in borsa e mi preparai a scendere alla fermata, aprii l'ombrello e percorsi quei pochi passi che mi separavano da quella che avrei potuto definire la mia casa. Ormai ero da quasi un anno a Londra ma continuavo a sentirmi lievemente a disagio in quell'abitacolo,sebbene Miley mi avevo permesso di poter fare ogni cambiamento che desideravo,ero molto restia perfino sul cambiare le tende. Quella luogo era confortevole ma non era mio e sapevo che anche se avessi provato ad inserire qualcosa a mio piacimento non lo sarebbe mai stata. Nella mia mente aveva iniziato ad albergare l'idea di acquistare una casa che finalmente avrei potuto etichettare come la mia, dove mi sarei sentita al sicuro nel calore di quelle mura, peccato che al momento era un sogno troppo grande per realizzarsi subito. Aprii la porta di casa ed in quel frangente alcuni gocce bagnarono le punte dei capelli che inumidirono il cappotto. Con avversità il mio sguardo si soffermò sui resti delle due confezioni di gelati che avevo lasciato in cucina pochi giorni fa,quando il mio mondo sembrò precipitarmi addosso con forza non appena ,dopo una chiamata di Giulia, avevo scoperto che Maddison -l'ex puttana del bordello di James- passava molto tempo a casa di Trent,aveva perfino partecipato ad alcuni ricevimenti con lui, nell'arco di quest'anno. Sapere che un'altra persona aveva preso il mio posto nel suo cuore aveva lacerato e perforato il mio,distruggendolo.Quella sensazione di perdita e sconfitta che aveva comportato un dolore lancinante aveva calpestato ogni mio briciolo di speranza e cancellato ogni brandello di forza che avevo. Mi ero lasciata andare.Distrutta ed abbattuta.Per un po' avevo lasciato spazio anche alla rabbia,perché qualcuno aveva rubato il mio posto, la sua felicità era stata la causa della mia tristezza. Quell'impeto di veemenza era stato involontario ed incontrollato,tanto da avermi spaventata perché io non ero così,non desideravo la sofferenza altrui ma per un piccolo nano secondo,avevo voluto che Trent provasse la mia sofferenza,in tal modo da riuscire a capire il vuoto che tenevo dentro. Una voragine che pian pian cominciava a ridursi di spezzare ma che non poteva chiudersi,non ora ,non adesso. 

Amami,ti prego -Momenti da ricordareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora