Signorina...

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Jonathan mi accolse con un sorriso genuino, mentre mi scrutava dal basso all'alto, < stai benissimo Elisa ed hai un buonissimo profumo > io feci un sorriso accompagnato da un gran respiro per calmare i battiti del mio cuore ma non riuscii a proferire parola, l'ossigeno accumulato era già svanito!

Guidata da Jonathan mi incamminai sul Ponte Vecchio, eravamo molto vicini l'uno all'altro ma difendevo egregiamente il mio spazio vitale, d'altronde era l'unica arma che avevo, stargli a debita distanza! Camminando iniziai a guardarmi intorno, per distrarmi da quel "Dio Greco" . Rimasi sbalordita dalla bellezza di quel luogo, anche se ci ero già stata varie volte, non mi ero mai soffermata veramente a godermi quella vista e tutta la sua storia, ci fermammo a contemplare il busto di Benvenuto Cellini e Jonathan mi spiegò che era stato un famoso scultore ed orafo fiorentino, mi raccontò inoltre che il ponte era stato ricostruito nel 1345 dopo che una violenta alluvione aveva spazzato via il vecchio ponte. Lo ascoltavo incantata, sia per la bellezza del luogo che per la passione che trasmetteva la sua voce, tutta quella conoscenza di Firenze e la sua storia.

Arrivammo difronte ad una piccola bottega orafa dove notai un cameriere che ci attendeva < Sig. Davis e Sig.na Sabatini, benvenuti, lasciate che vi faccia strada> e ci accompagnò attraversando l'interno del  piccolo negozio orafo nel mio totale stupore. Si presentò davanti un terrazzino dalla vista mozzafiato, l'Arno era lì, proprio sotto di noi, avrei pianto per tutta quella bellezza.
Mi girai verso Jonathan , dopo aver notato un tavolo apparecchiato per due e senza far filtrare le parole dal mio cervello, ormai assente da giorni 

< Scusi Sig. Davis ma la nostra cena di lavoro è qui? > domandai
e lui mi rispose molto diretto e fissandomi senza curarsi del cameriere vicino a noi 

< non ho mai detto che fosse una cena di lavoro Elisa! > prese fiato e continuò 

< dobbiamo lavorare fianco a fianco ed ho pensato di venire qua per passare una serata soli io e te, conoscerci un po', parlare senza occhi indiscreti, i proprietari sono dei miei conoscenti, anche se con poco preavviso, sono riusciti a prepararmi il tavolo > mi disse, a quella risposta rimasi interdetta, non avevo capito niente, o meglio, quest'uomo era bravo a mandarmi in confusione.

Decisi di non replicare, anche perché pensai, 

" quando mi ricapita di vedere un luogo così"

gli rivolsi un sorriso di approvazione e mi avvicinai alla balconata per ammirare il panorama, l'Arno era illuminato dalla Galleria su un lato e dai lampioni della strada dall'altro.

 
Ci venne servito l'aperitivo < è veramente magnifico questo luogo, non ho mai visto l'Arno da questa visuale, o meglio , da così vicino > dissi sbalordita, guardando in giù al disotto del balcone, in effetti ero concentrata solo sul luogo in quel momento 

< si è vero> rispose brevemente Jonathan mentre mi continuava a scrutare, ma feci finta di niente.

Prima che potessi dire altro lui mi fece una domanda a brucia pelo <mi spieghi come mai vivi in una stanza di hotel?> fu molto diretto, e impertinente a mio avviso 

< vorrei una risposta esauriente per favore > , il timbro della sua voce era diventato austero, e francamente non ne capivo il motivo, d'altronde non era una cosa che lo riguardava 

<e se stai pensando che non mi riguardi ti sbagli di grosso signorina> "signorina"... avevo sentito bene?!, mi aveva chiamata "signorina"; se c'era una cosa che non tolleravo era la presunzione e l'impertinenza , risposi d'impulso senza nessun tipo di filtro cerebrale, (di nuovo) 

< non credo le debba interessare la mia vita al di fuori del lavoro, Signore > dissi tutto d'un fiato < comunque, voglio essere gentile, e le darò una risposta: non ho ancora avuto il tempo di cercarmi un appartamento> continuai 

La Passione di un AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora