Capitolo 3 - Gone

181 21 42
                                    

⚠️TW: descrizione grafica di violenza e tortura⚠️

Era passata una settimana da quella conversazione.

Jisung era ancora legato alla sedia, il viso pieno di tagli e lividi.

Si sentiva terribilmente stanco e dolorante, perfino respirare gli provocava fastidio.

In quei sette giorni avevano tentato di farlo parlare altre tre volte, con il solo risultato di ottenere insulti e silenzi acidi. Dopo il terzo fallimento, avevano cominciato a pestarlo a sangue con pezzi di legno scheggiati e torturarlo, strappandogli le unghie e colpendolo con i teaser.

Lo bendavano in maniera che non potesse vedere nulla, e poi cominciavano la solita procedura.

E Jisung aveva tentato di non mostrare nessuna reazione, ma dopo pochi giorni le sue urla disperate avevano cominciato a rimbombare nella stanza.

Era convinto gli avessero rotto qualche osso, e il suo corpo era sempre più esausto. Non sapeva se registrassero davvero i minuti interminabili in cui lo picchiavano, ma temeva che se Minji li avesse visti avrebbe collaborato, pur di non far soffrire Jisung.

Delle guardie facevano a turno nella stanza di cemento in cui si trovava, per evitare che si trasformasse e tentasse di scappare. La sera prima gli avevano fatto ingoiare un pezzo di pane secco e delle vitamine, per evitare che perdesse i sensi e andasse in coma.

Negli ultimi giorni c'era stata un'agitazione palpabile all'interno della banda di contrabbandieri. File di guardie che trasportavano casse, reti, perfino arpioni passavano per il corridoio bianco al di là della cella in cui era tenuto Jisung.

Aveva sentito qualche frase frettolosa e diversi rimproveri. Si sentiva come se fosse in un sogno; uno spettatore impotente degli eventi, il suo corpo stanco a un passo dal cedere definitivamente.

Sentì dei passi pesanti, che rimbombarono nella sua testa dolorante.

Il familiare cigolare della porta in ferro gli provocò una fastidiosa sensazione alle orecchie, e intravide la donna con i lunghi capelli neri venire nella sua direzione.

"È ora di andare, animaletto".

Forse non era un sogno, ma un incubo.

***

"Jisung!.." sentì una voce lontana chiamarlo, ma proprio non ce la faceva ad aprire gli occhi.

"Jisung!" la sentì di nuovo, più forte.

"Jisung!" Minji lo scosse, facendogli sollevare le palpebre leggermente.

"Minji..?" la sua voce era roca e la gola gli bruciava. Riuscì a distinguere la sagoma sfocata di sua sorella davanti a lui.

"Jis! Ero così preoccupata!" esclamò Minji, lanciandosi sul corpo martoriato di suo fratello.

Jisung emise un grugnito di dolore, alzando con fatica un braccio per stringere Minji a sé.

"Stai bene?" chiese con voce flebile.

"Si Jis, sto bene" rispose la corvina, mentre lacrime felici le bagnavano il volto. Aveva un piccolo taglio sullo zigomo e due borse spaventose sotto gli occhi, ma sembrava per lo più incolume.

Jisung realizzò di essere accasciato contro quella che sembrava una superficie di ferro. Il pavimento era altrettanto freddo e liscio, due portelloni aperti facevano filtrare la luce dell'alba. Tentò di mettersi seduto, ma Minji lo fermò mettendogli delicatamente le mani sulle spalle.

Lover Boy ~ MINSUNGDove le storie prendono vita. Scoprilo ora