9 | daddy issues

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federico's pov
🕖7:30

Ieri pomeriggio piangevo dall'ansia per paura di aver rovinato tutto, di nuovo,
piangevo perché anna era la mia unica amica e mi ero impegnato a parlarci, quindi se avrei fallito sarei stato una delusione sia per gli altri che per me stesso, ormai mi svegliavo ogni giorno allo stesso orario, era come se avessi una cosa stampata nel cervello del tipo "alle sei ti svegli", ma credo sia solo abitudine da quando avevo sei anni, ovvero decennale.
Se vi stavate chiedendo cosa avevo fatto quando avevo finito di piangere, beh mi ero addormentato sul divano e mi sono svegliato solo ora,
avevo bisogno di dormire a quanto pare.

Mi alzai dal divano che era anche più comodo del mio letto e feci le solite cose:
mi lavai, misi dei vestiti puliti, presi lo zaino e ci misi i quaderni insieme ai libri e infilai le scarpe; ma andando verso la porta di casa incocciai mio padre lungo il corridoio e mi scontrai con la sua spalla

F:<<Scusami sono di fretta>> provai ad andarmene ma lui mi fermò
col suo polso, e la sua presa era di certo più forte della mia

P.F:<<Cosa mi nascondi? la scuola iniziava alle 8 dove credi di andare?>>
mi urlò lui

F:<<Ho appuntamento con una mia amica prima di entrare a scuola a seconda ora, puoi lasciare la presa adesso? mi fai male>> mi stava stringendo anche troppo
forte, stava iniziando a farmi davvero male ma lui non lo capiva

P.F:<<Hai la fidanzatina e non mi dici niente?>> disse guardandomi con il
suo solito sorrisino inquietante

Lui non sapeva e non avrebbe dovuto sapere che non provavo attrazione per nessuno in questo periodo della mia vita, avevo fatto delle ricerche e avevo scoperto di essere asessuale ma non ne ero certo perché potrei essere anche queer, ovvero che non so cosa mi piaccia ma non provavo nessun interesse verso il genere femminile, nessuno me l'aveva mai chiesto e non vedevo il motivo per cui qualcuno dovrebbe farlo o dovrebbe interessargli, tuttavia la sua domanda mi scosse un pò.
"Ti piace?" era una domanda che tutti i padri facevano al loro figlio maschio quando lui gli parlava di una qualsiasi ragazza, ma a me non interessava e lui lo sapeva benissimo ma per lui era più che scontato che io mi sarei messo con una bella ragazza prima o poi.
Lo guardai per due lunghi minuti negli occhi, non sapevo cosa dire ma non volevo assolutamente dirgli che mi piaceva perché non era vero e gli avrei solo mentito

F:<<È solo un'amica, niente di più>> guardandolo percepii la rabbia nel suo sguardo

P.F:<<Ho una femmina al posto di un maschio come figlio>>

Se ne uscì così, se ne andò sussurrando una risata e sbattendo gli anfibi sul pavimento di legno facendo un rumore assordante e dovetti coprirmi le orecchie con le mani poiché odiavo quel rumore.
Da piccolo quando lui e mamma litigavano e lui le urlava contro mi mettevo le mani nelle orecchie come forma di protezione sia per non sentire sia per il forte rumore, poi andavo a mettermi sotto le coperte tremante, mentre tutti gli altri bambini giocavano in giardino tra di loro a me succedeva questo, ancora oggi mi danno molto fastidio i rumori forti e soprattutto quando la gente mi urlava contro.
Proprio per questo evito di stare in classe per troppo tempo e a ricreazione uscivo in giardino isolato o al suonare della campanella me ne andavo subito dalla classe, per non sentire le urla degli studenti o qualsiasi altra voce da parte di qualsiasi altro essere vivente, mi chiamerete asociale e io vi darò ragione perché era questo che sono, asociale, ma quanto faceva ridere dirlo? allo stesso tempo faceva anche un po' male capire che lo eri davvero e preferiresti essere solare e estroverso, ma era questo quello che ero, un giorno o mi accetterò o cambierò per gli altri, o ancora mi aprirò e cercherò di trovarmi a mio agio con le persone che mi circondavano, volevo tanto sapere quando sarebbe successo però, perché aspettare che la felicità arrivi da qualcun'altra fa male perché dovresti esserlo di tuo normalmente e procurartela da solo, il primo passo era non vergognarsi di se stessi e di esserlo con gli altri.

Come mi disse una volta mamma

M.F:<<Non vergognarti di te stesso>>

E da lì capí che sarebbe stato un lungo, ma lungo viaggio.

𝑾𝒆 𝒘𝒆𝒓𝒆 𝒃𝒐𝒓𝒏 𝒕𝒐 𝒍𝒐𝒗𝒆 | 𝑠𝑡𝑟𝑒𝑐𝑖𝑐𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora