l'amarezza delle parole

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Mary-Beth lo aveva fatto. Lo aveva baciato. Lasciò fuoriuscire il turbine di emozioni che aveva represso per un tempo che le sembrava infinito. Si lasciò andare, completamente, con anima e corpo. Posò le sue candide mani sui capelli castani di Arthur, il quale mantenne le mani salde sui fianchi della ragazza, stringendoli leggermente. Il baciò divenne man mano più intenso e passionale finché i due non si staccarono: gli occhi brillavano, i respiri erano affannati.

"Quindi volevi dirmi questo"le sorrise Arthur. Lei non fece a meno di fare lo stesso.

Entrambi non sapevano ancora cosa provassero esattamente l'uno per l'altra, tuttavia potevano intuire che non fosse più una semplice amicizia. C'erano mille motivi per cui non potessero stare insieme ma in quel momento, non era affatto rilevante. Tutto quello che importava erano loro due ed i loro sentimenti.

Arthur non pensava più a niente. Era da tanto tempo che non gli succedeva. Di solito i suoi pensieri erano incentrati su Dutch e la banda, i cavalli, le armi e le rapine. Ma adesso tutto era diverso, tutto quello a cui doveva pensare era Mary-Beth. Con quegli occhi cerulei che tanto le piacevano, la guardò intensamente, tanto che il battito cardiaco della ragazza si sincronizzò con quello di Arthur.

Erano totalmente immersi nell'estasi del momento, non riuscivano a staccarsi lo sguardo di dosso.

Decisero poi di tornare all'accampamento e trovarono John, Charles e Sean sulla diligenza, pronti a partire. Arthur si era dimenticato che quella notte avrebbero dovuto assaltare il treno.

"Arthur, vieni con noi?" gli chiese John, aspettandosi una risposta positiva.

"certo...ma perchè c'è anche Sean? Ragazzo...ti avevo detto esplicitamente che questa missione sarebbe stata troppo pericolosa per te" disse con un tono fermo e serio.

"suvvia, Arthur, lo sai che non ho paura di niente...sono nato per questo"

"stai attento a non farti sparare, ragazzo, non potrei permettermelo" disse con fare preoccupato prima di salire sulla diligenza insieme agli altri: erano diretti verso una specifica zona dove sapevano che il treno, stracolmo di passeggeri, sarebbe passato. Erano arrivati.

"signor Marston, signor Smith, signor Maguire...quando il treno rallenta, salite" intimò loro.

"e tu che farai?" gli chiesero gli altri.

"farò in modo che rallenti" disse deciso, salendo in cima alla dilegenza, prima di indossare la maschera e prendere in mano il fucile. Era buio pesto.

I treno per fortuna rallentò, dando il permesso a tutti di entrarvi dentro.

"mani in alto! Questa è una rapina!" urlò John iniziando a colpire i passanti con il rinculo del fucile "questa sacca deve essere piena!"

i tre ebbero successo nel loro intento e tornarono vittoriosi da Dutch, che spartì equamente il denaro rubato.

Mary-Beth corse subito da Arthur e avvolse le sue piccole candide mani attorno al suo collo, baciandolo. Il profumo di menta che emanava la faceva impazzire. L'uomo giocò con i capelli della ragazza, rossi come il fuoco, prima di stringerla a sé. Nonostante fosse passato poco tempo, a entrambi sembrava davvero un'eternità.

"mi sei mancato, tanto" gli sussurrò all'orecchio.

La mattina dopo, Mary-Beth si era svegliata con il sorriso sulle labbra: l'immagine di lei ed Arthur che si baciavano era fissa nella sua mente. Le labbra che danzavano in una delicata armonia, le sue mani in quei capelli castani, quei penetranti occhi blu che tanto la avevano stregata...era tutto perfetto.

Fece per andare verso la tenda di Arthur ma non lo trovò. Pensò a dove sarebbe potuto andare a quell'ora del mattino, erano appena le otto. Chiese agli altri membri della banda se lo avessero visto ma nulla. Notò che il suo cavallo non c'era. Dove sarebbe potuto andare?

Montò sul suo fidato destriero e, per sua fortuna, notò delle orme che sembravano essere di cavallo e le seguì. Si era già fatta una mezza idea su dove fosse potuto andare. Lo trovò seduto su un tronco d'albero che fissava l'acqua cristallina del lago, non aveva una bella espressione. Il volto era corrucciato, preoccupato, impietosito.

Si avvicinò e si sedette vicino a lui, mettendogli una mano sulla spalla. Arthur non la guardò nemmeno negli occhi, tanto era assorto nei suoi pensieri. Mormorò qualcosa.

"Mary-Beth, senti...ieri, ieri è stato tutto uno sbaglio, non avrei dovuto lasciartelo fare"

La ragazza sentì tutto il peso di quelle parole. Si sentiva come se le fosse crollato tutto il mondo addosso. Non si capacitava di come i sentimenti di Arthur nei suoi confronti fossero cambiati così radicalmente in così poco tempo... non lo voleva accettare, non lo poteva accettare. Le sembrava così ingiusto, così meschino da parte sua.

"c-cosa?" la voce le tremava. Voleva sapere se avesse ancora la forza di ripetere quanto detto e, purtroppo, così fece.

"ho detto che è stato uno sbaglio ieri"

"Arthur...ma che stai dicendo...perché..." iniziò a singhiozzare.

"Mary-Beth, ci passiamo troppi anni...non può funzionare...e poi ti meriti di trovare un uomo che ti veneri, che ti desideri...io non sono una brava persona" disse con freddezza.

"ma che...io non...Arthur, perchè mi fai questo?"

"non lo so, è che...è che non mi sembra la cosa giusta, ripeto, meriti di meglio"

"ma lo capisci che io voglio te!" gli urlò in preda alla disperazione più totale.

"mi dispiace, non ci posso fare nulla...mi dispiace" continuò a ripeterle.

La verità era che Arthur non si sentiva all'altezza di Mary-Beth. Si sentiva un peso, si sentiva sbagliato, di troppo e nonostante lei gli desse tutto l'amore del mondo, lui non lo riusciva ad accettare. Non si fidava di nessuno, soprattutto di se stesso. Ma la sua miopia e egoismo non gli avevano permesso di vedere che effetto aveva sugli altri... non si era reso conto di aver spezzato il cuore alla ragazza che amava, o almeno, credeva.

Mary-Beth non disse niente. Si era rassegnata. Montò a cavallo e si diresse, piangente, verso dove il suo cuore, ormai martoriato, la portava.

Non ci poteva credere.

WICKED GAME - arthur morganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora