amore e altri rimedi

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Arthur lo aveva fatto: la aveva salvata dalle grinfie di Colm. In quella fredda e infinita notte, le loro anime si erano ricongiunte ancora una volta. Galopparono per le verdi distese, illuminante dalla luce rosata del mattino, in groppa al cavallo dell'uomo, dal manto nero come la pece.

"Arthur...volevo solo ringraziarti, per tutto" disse con voce flebile e tremolante la ragazza, ancora evidentemente scossa dagli eventi delle ultime ventiquattr'ore. Era stanca, distrutta, sconquassata ma la semplice presenza di Arthur era capace di aggiustare il suo cuore. Lo amava e non avrebbe mai smesso di farlo.

"non devi ringraziarmi, piccola. Sono qui per te e ci sarò sempre, lo prometto"

Anche se non la stava guardando negli occhi, Mary-Beth poteva percepire la sincerità nel suo sguardo alla pronuncia di quelle parole che sembravano fatte di miele da quanto erano dolci e rassicuranti. La voce di Arthur era come il calore del sole che riscaldava i corpi assopiti, stanchi, scarichi. Una pozza di puro amore in cui la ragazza si tuffava ogni volta. Nonostante i suoi mille difetti, le sue azioni riprovevoli, Mary-Beth lo amava così com'era. Lei era il sole e lui la luna, che sebbene abbia delle imperfezioni, splende luminosa nel cielo ed estasia chiunque la guardi.

Loro due si amavano e questo era certo. Si amavano come due bambini, si amavano alla follia.

Raggiunsero l'hotel di Valentine in fretta, tanta era la voglia di amarsi, di toccarsi. I respiri erano affannati, gli occhi incastonati l'uno con 'altro come l'acqua e la terra. Salirono subito le scale per poi entrare nella camera d'albergo. Entrambi s desideravano con un ardore al di fuori del normale.

"dove eravamo rimasti?" chiese Arthur in modo quasi retorico.

"a questo" gli rispose Mary-Beth prima di far unire le sue labbra color ciliegia con quelle dell'uomo in un bacio che divenne sempre più passionale e lussurioso. Le mani esploravano i corpi desiderosi di aversi, di unirsi in un concerto di amore e piacere.

La ragazza iniziò a sbottonarsi la camicetta ed i pantaloni, per poi passare ad aiutare Arthur, il quale la stava guardando così estasiato che gli sembrava di poterla divorare dal desiderio. Si volevano, si bramavano a vicenda.

Mary-Beth, ora completamente esposta così come Arthur, si stese sul letto matrimoniale, tracciando il suo corpo con l'indice: passò dalle labbra, al collo, ai seni e alla pancia, fino ad arrivare al suo punto più sensibile, al che Arthur, mosso dalla lussuria, si leccò le labbra. Era così bella e affascinante che sembrava fosse stata realizzata dal più esperto degli artisti. La pelle di porcellana, il corpo sinuoso ma non troppo, i capelli vermigli...sembrava una venere di Botticelli nella "Primavera". La sua bellezza era così pura e al contempo così sensuale.

"cazzo, Mary-Beth" sussurrò Arthur in preda a un'incontenibile eccitazione tale che gli sembrava sarebbe morto dal piacere e la lussuria che stava provando. La ragazza gli si avvicinò intrepidamente, con uno sguardo sfacciato e seducente sul volto, prima di strofinare i suoi seni delicati sul petto virile dell'uomo, il quale tremò dal desiderio di averla.

Iniziò a tracciare la sua mascella marcata, il collo, le clavicole ed il petto, fino ad arrivare all'addome e la sua virilità, prendendola tra le candide mani. Arthur stava impazzendo, non poteva credere che una ragazza così giovane e inesperta lo potesse tenere un un pugno. Era estasiato, innamorato e diretto al paradiso terrestre. Non riusciva più a contenersi, non riusciva più a fermarsi.

Così le sue grandi mani iniziarono a loro volta a esplorare l'esile corpo di Mary-Beth, passando per i seni, la pancia e la sua intimità, il che la fece gemere di puro piacere.

Questa volta era Mary-Beth a torreggiare Arthur, muovendosi con maestria, come fosse una vera dea della passione, infondo era così che egli la vedeva. Entrambi gemettero di puro piacere in modo così intenso che sembrava che il mondo si fosse fermato per un attimo, solo per concedere loro di amarsi in tutte le possibili forme.

Mary-Beth continuò a muoversi con ardore seppur con delicatezza mentre dolci melodie fuoriuscivano dalle sue labbra più rosse che mai.Le anime, così come i corpi, erano intrecciati nel modo più bello e puro che si potesse immaginare.

Arthur prese Mary-Beth per i fianchi, portandola verso di sé con dei movimenti bruschi ma al contempo dolci e pieni d'amore. Si sentiva morire quanto era il suo desiderio di averla. Ansimò, ancora e ancora, muovendo il sinuoso corpo della ragazza verso di lui, avvolgendolo con le sue braccia possenti.

Arthur decise di ribaltare la situazione: ora era egli a torreggiarla con il suo corpo mascolino e possente. La loro differenza di altezza lo faceva impazzire completamente. Iniziò a spingere i suoi fianchi contro quelli della ragazza dolcemente fino a incrementare di energia. Era consumato dalla passione.

"Dio, quanto ti amo" disse l'uomo tra i gemiti.

"A-Arthur...Arthur..." gemette la ragazza nel suo orecchio sinistro, il che fomentò la passione che stava crescendo a dismisura dentro di lui.

i corpi si muovevano sincronicamente, mossi dalla melodia dell'amore e della lussuria. Raggiunsero l'apice del piacere, il momento del rilascio, insieme.

"ti amo, Mary-Beth... per sempre" le sussurrò Arthur all'orecchio.

"ti amo, Arthur, da impazzire"

E così si addormentarono, l'uno nelle braccia dell'altra. Si svegliarono lentamente, dolcemente, con il cinguettio degli uccelli ed la luce del sole che splendeva nel cielo, passando attraverso le tende della stanza, illuminandola.

"buongiorno, amore" le disse Arthur con un tono protettivo.

"buongiorno" Mary-Beth gli sorrise, baciandogli la guancia coperta dalla barba ispida.

"ho una sorpresa per te" le comunicò prima di alzarsi dal letto ed estrarre dalla giaccia una piccola scatolina. Mary-Beth strabuzzò gli occhi dallo stupore. Non ci poteva credere. Aprì la scatoletta che rivelò un bellissimo anello d'oro con dei piccoli diamanti incastonati. Era un anello di fidanzamento.

"questo per dimostrarti quanto io ti ami" le sussurrò Arthur all'orecchio, il che causò il passaggio di una scia di brividi lungo la schiena di Mary-Beth.

"Dio, quanto ti amo" lo baciò con foga, come se avesse avuto paura di perderlo. Del resto, la sua più grande paura era proprio quella. Ma sapeva che non sarebbe mai successo.

Si rivestirono in fretta e uscirono dall'albergo. La calda brezza estiva li accolse in tutto il suo tepore rassicurante. Era una mattinata perfetta, proprio come la nottata che avevano passato insieme.

Cavalcarono per le verdi distese illuminate dalla luce solare. Si poteva avvertire un forte profumo di erba fresca e di fiori, il che fece molto piacere a entrambi. Cavalcarono per ore e ore, proprio come erano soliti fare, perdendosi dolcemente nella natura incontaminata per poi approdare di nuovo all'accampamento dove vennero accolti da tutti gli altri. Fecero una piccola festa in onore di Mary-Beth che si era ricongiunta con la banda. Si respirava solo felicità e spensieratezza.

Suggellarono il loro amore con un dolce bacio, davanti a tutti, che applaudirono e festeggiarono. Era tutto perfetto.

WICKED GAME - arthur morganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora