un evento inaspettato

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Le parole di Dutch colsero Arthur alla sprovvista. Poteva intuire dal suo sguardo che non fosse una cosa positiva e questo lo preoccupava, molto.

"cosa, Dutch, cos'è che devi dirmi" disse in modo sbrigativo.

"dobbiamo partire. Hanno trovato la banda di Colm in Texas, si sono alleati con Micah... ci ha traditi, di nuovo"

"Dutch, mi stai dicendo che dobbiamo lasciare tutto? Come farò con lei?" domandò perplesso.

"Arthur, figliolo, siamo una famiglia...non possiamo separarci e non puoi portare Mary-Beth con noi...sarebbe troppo rischioso, Colm potrebbe farle di nuovo del male..."

"ma come farò a dirglielo... io...io..." non sapeva cosa dire. Il solo pensiero di lasciarsela alle spalle gli chiudeva il cuore in una morsa così stretta e dolorosa che temeva sarebbe imploso dal dolore. Non voleva lasciarla, non poteva.

"figliolo, partiamo domani, hai del tempo per pensare" lo rassicurò.

"d'accordo, Dutch, farò come dici" disse l'uomo prima di allontanarsi dalla tenda e montare sul suo cavallo, nero come la pece. Cavalcò ancora per quelle verdi distese che aveva imparato a conoscere così bene, per quella che pensò sarebbe stata la sua ultima volta. Osservò la natura: il verde vivido degli alberi ed il loro dolce fruscio e profumo, i fiori, la fauna della foresta... era tutto così pacifico ed idilliaco. I ricordi lo travolsero come un fiume in piena; pensava a quante volte aveva percorso quei sentieri con la sua amata Mary-Beth, a quanti bei momenti avevano passato insieme e quanti ancora ce ne sarebbero potuti essere se solo la cupidigia di Dutch non avesse potuto avere un rimando nelle vite di tutti gli altri membri della banda.

A pensarci, era stufo di quella vita. Certo, voleva bene a Dutch come un figlio al proprio padre ma questa volta era diverso. Aveva trovato il vero amore in una ragazza così bella e pura, sembrava un angelo caduto dal cielo, la dea più bella a cui si potesse pensare. Il pensiero di abbandonarla gli faceva dolere il cuore... non avrebbe più rivisto quegli smeraldi che brillavano di gioia ogni volta che stavano insieme, non avrebbe più rivisto quei capelli vermigli come il fuoco che tanto lo avevano stregato, ammaliato. Non poteva permettersi di farle questo.

Ma non c'era scelta. Sapeva che alla fine avrebbe assecondato il volere del suo capobanda come un burattino, d'altronde c'era un codice da rispettare e Arthur lo sapeva molto bene. Non si sarebbe mai permesso di disertare nonostante, questa volta dopo tanti anni era indeciso. Aveva finalmente trovato una ragazza che gli facesse battere il cuore per davvero e lei lo sapeva fare con così tanta innocenza e al contempo naturalezza. Era una ragazza semplice, senza troppi fronzoli... non aveva bisogno di fare chissà che cosa per fare innamorare Arthur come la prima volta che si erano visti. Era tutto così puro e spontaneo.

Cavalcò. Ancora e ancora fino a raggiungere quel lago intriso di ricordi che egli e Mary-Beth erano soliti frequentare. Fissò l'acqua cristallina, assorto nei suoi pensieri. Pensava, pensava, pensava. La mente lavorava come una vera stacanovista.

Basta. Si alzò dalla roccia in cui era seduto e raggiunse l'accampamento di nuovo. Aveva deciso. Sarebbe andato a comunicare la notizia a Mary-Beth seppur a malincuore. Lo avrebbe fatto, accettando le conseguenze.

La vide. Era seduta vicino al fuoco che tentava di assorbire un po' di calore in quella fresca giornata autunnale. Era bellissima, forse più del solito. Il modo in cui quei pantaloni in pelle nera risaltavano le sue curve sinuose era qualcosa di surreale.

"Arthur..." lo salutò "...ciao"

"ciao, Mary-Beth...senti, io...io" tentennò, aveva paura della sua reazione, poteva prevedere che sarebbe stata negativa.

"io e gli altri dobbiamo partire...domani" disse di getto. Voleva togliersi quel macigno dalle spalle.

"allora? Qual è il problema? Anche io faccio parte della banda"

"Mary-Beth, si tratta di Colm. Potrebbe farti del male se ti portassimo con noi" le comunicò serio.

"Arthur, stai scherzando, non è vero?" rise nervosamente mentre le lacrime salate iniziarono a solcarle il volto "vuoi davvero buttare via questi ultimi mesi?"

"non è la mia intenzione, non lo sarà mai... è solo che non voglio tu succeda qualcosa. Torneremo, te lo prometto"

"Arthur, scusami, io...io non-" stentò a finire la frase che venne rimpiazzata da numerosi singhiozzi. La ragazza si dileguò prima che Arthur potesse fermarla. Montò sul suo fiato destriero per poi dirigersi verso le immense praterie che ora avevano assunto un colore più scuro: stava giungendo la notte.

Si diresse al saloon, aveva bisogno di svagarsi. Ordinò da bere una bottiglia intera di whiskey. Il cervello era annebbiato, non riusciva ad essere lucida né quantomeno a pensare. Voleva solo sparire, dimenticare, tanto era sicura che Arthur non sarebbe più tornato. Ciononostante aveva troppa paura, paura di perderlo. Si sentiva vuota, senza speranza, melanconica.

Prese quella dannata bottiglia prima di versare un po' del suo contenuto in un bicchierino di vetro. Sentì una mano calda sulla sua che le impedì di fare qualunque movimento avesse in mente. Arthur la aveva trovata.

"Mary-Beth, non farlo" le intimò.

"dammi una buona ragione per non ubriacarmi" lo guardò dritto negli occhi.

"perché potresti fare uno degli sbagli più grandi della tua vita"

"come se tu non ne avessi appena commesso uno" sputò acida. Arthur sapeva, però, che la ragazza aveva dannatamente ragione. Non sapeva cosa dire, Mary-Beth aveva fatto scacco matto. Ma nonostante questo, decise di posare il bicchierino e di seguirlo all'accampamento.

Si sedettero vicino al fuoco e si fissarono negli occhi. Quel silenzio era diventato insopportabile.

"parlerò con Dutch... lo convincerò a portarti con noi, d'accordo?" disse, cercando di arrivare a un compromesso. Non poteva spezzare il suo cuore, non di nuovo.

E così fece. La mattina dopo andò da Dutch , gli avrebbe spiegato tutto.

"dobbiamo portarla con noi, mi rifiuto di lasciarla qui... lei è tutto per me, non posso lasciarla" era il suo cuore a parlare.

"figliolo, ti ho detto che non possiamo. Monta a cavallo. Ora." gli disse con fare intimidatorio. Arthur non lo aveva mai visto con quell'espressione sul volto, tolta la sera dell'assalto alla villa dei Braithwates.

"che succede Dutch, cosa ne sarà di lei"

"è solo una donna, ce ne sono tante altre più belle, lo sai"

quelle parole furono abbastanza per fargli ribollire il sangue nelle vene. Come osava dire quelle cose di una così dolce e innocente ragazza? Non doveva permettersi.

"Dutch, senti, io non ci sto più, a diavolo il piano, al diavolo Colm. Per cosa lo stiamo facendo esattamente, Ricchezze? Vendetta? Non ti riconosco più" gli disse con fare serio e al contempo preoccupato.

"Arthur, non dire stronzate... non ne vale la pena"

"sai che ti dico? Fanculo, a tutto, non voglio più far parte di questo, basta" disse per poi dileguarsi a cavallo. Lasciò Dutch insieme agli altri, a bocca asciutta.

Cavalcò ancora e ancora, prima che quei maledetti Pinkertons, ossia i cacciatori di taglie, lo raggiungessero.

"Morgan, mani in alto!"

WICKED GAME - arthur morganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora