la fuga

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Quella mattina Mary-Beth e Arthur stavano cavalcando nelle rigogliose praterie del New Hanover. La brezza mattutina accarezzava i loro visi ed il cinguettio degli uccelli faceva da sfondo alla vicenda.

"che ne dici se ti faccio conoscere la mia famiglia?" esordì Arthur, di punto in bianco. La ragazza tentennò, non era sicura che conoscere la banda rivale fosse una buona idea, anche se in testa sua stava già prendendo piede l'idea di trasferirsi insieme ad Arthur. Non sapeva quale forza extraterrestre la stava portando a fare quella scelta tanto avventata, ma, fatto sta, che le stava iniziando a piacere quella versione di se stessa, più libera, che pensava meno alle conseguenze.
"d'accordo" si limitò a dire, con un sorriso flebile sul volto.

Cavalcarono ancora un po', fino ad arrivare all'accampamento Van der Linde. Furono accolti da Dutch in persona che guardò Arthur con aria stupefatta.

"vedo che ti sei finalmente trovato una donna, mio caro Arthur" esordì con un sorriso malizioso.

"aspetta, ma noi non ci siamo già visti, signorina?"

"voi...voi vi conoscete?" chiese Arthur con un'aria confusa.

"l'ho salvata da un orso proprio l'altro giorno...è un piacere rivederla signorina Rogers"

"anche per me" disse la ragazza.

Si stavano avviando verso la tenda di Arthur quando un uomo sulla trentina, dalla pelle olivastra e dai capelli lunghi neri si avvicinò a loro.

"a cosa devo il piacere di conoscerti?" l'uomo, il cui nome si scoprì essere Javier Escuella, baciò la candida mano di Mary-Beth, in segno di riconoscimento, la quale arrossì per l'imbarazzo. Javier era un vero adulatore e sapeva come trattare una donna.

La ragazza rise, divertita dalla situazione che si era creata.

"piacere mio" fece un piccolo inchino.

"una bellezza come la tua non si vede ogni giorno" esordì fiducioso Escuella. Arthur non sapeva come contenere la gelosia, il sangue gli stava ribollendo nelle vene. Sapeva che prima o poi Javier la avrebbe conquistata. Lui era il suo perfetto contrario: spigliato, spontaneo e divertente. Sapeva anche che non avrebbe avuto scampo con un rivale come lui in amore. Non era rozzo e volgare come Micah, il quale, sicuramente non avrebbe fatto breccia nel cuore di Mary-Beth.

La ragazza arrossì di nuovo. Le stava iniziando a piacere Javier ed il suo modo di fare. Non si stava propriamente innamorando ma stava iniziando a provare qualcosa, nonostante lo avesse appena incontrato.

"vieni, Mary-Beth, ti faccio conoscere gli altri" tagliò corto Arthur. Voleva che quella situazione spiacevole finisse.

La ragazza conobbe tutti i membri della banda, incluso Lenny, suo coetaneo, con cui strinse subito amicizia, insieme a Karen, Sadie e Tilly.

Era ormai pomeriggio inoltrato e il sole stava calando. Si iniziava a udire il bubbolio delle cicale ed i rumori della foresta.
Mary-Beth decise che era ora di tornare a casa. E così fece. Cavalcò sul dorso di Atlantis fino a raggiungere il suo accampamento dove fu accolta da Colm, che la abbracciò preoccupato.

"cara, dov'eri finita? È da ieri che sei sparita"

"ero a Saint Denis per delle compere" rispose secca. Non avrebbe mai voluto che il suo quasi padre avesse scoperto che si frequentasse con i membri della banda rivale. Non lo avrebbe mai permesso.

Si diresse verso la sua tenda, dove vi erano Jimmy e Alina. La stavano aspettando. Le chiesero dove fosse stata e perchè ci avesse impiegato due giorni per tornare all'accampamento. Mary-Beth si inventò una scusa, anche se i due non la credettero, volevano sapere la verità.

"sicura che non fossi con il tuo amato Arthur?" chiese Alina, sapendo già la risposta. La rossa le diede una pacca sulla spalla, arrossendo dall'imbarazzo.

"d'accordo, sì...ero con lui, ma perché ti interessa tanto?" rise. E così le raccontò tutto, per filo e per segno, nonostante non fosse successo nulla di eclatante. Le raccontò anche della sua neonata cotta per Javier, le stava iniziando davvero a piacere. Però, in cuor suo, si sentiva confusa. Cosa provava esattamente per l'uno e per l'altro? Voleva una semplice amicizia oppure qualcosa di più? Non lo sapeva, era in preda al subbuglio più totale.

Per placare i dubbi, anche se invano, decise di mettersi a dormire. Si mise sotto le coperte e rimase ferma immobile, nonostante la mente andasse a cento chilometri all'ora. Non le voleva dare pace, il cuore le martellava nel petto, così forte che lo sentiva rimbombare nelle orecchie.

Basta. Doveva prendere una decisione, non poteva continuare ad essere schiava dell'ignavia, doveva scegliere. Così, impulsivamente, prese carta e penna e iniziò a scrivere un messaggio alla sua migliore amica, in cui le diceva che si sarebbe allontanata dalla banda per un po', doveva schiarirsi le idee.

Così, montò sul suo cavallo e galoppò fino all'accampamento Van der Linde, nel buio pesto della notte.

Arrivò e vide che il fuoco non era spento: una sagoma mascolina era seduta su uno dei tronchi d'albero. Si avvicinò e riconobbe il volto di Arthur. Egli si girò e la vide: il suo volto illuminato dalla luce del fuoco era bellissimo.

"Mary-Beth...che ci fai qui?" esordì.

"volevo vederti" sussurrò la ragazza. A quelle parole Arthur rabbrividì. Era venuta per lui. Un sorriso sincero marcò il volto dell'uomo, così come quello di Mary-Beth.

Si abbracciarono e restarono così, di fronte al fuoco.

La mattina dopo si svegliarono, nella stessa posizione in cui si erano addormentati. Il sole era appena sorto, il cielo era di un color rosato.

Mary-Beth aveva lo sguardo fisso nei penetranti occhi blu di Arthur, quegli occhi che tanto le piacevano.

"ciao Arthur" gli disse, accarezzandogli la guancia. Si mise in piedi e così fece anche lui.

Quella mattina decisero di andare nel bosco: Arthur le avrebbe insegnato a usare il fucile. Mary-Beth non ne aveva mai maneggiato uno, forse perché non ne aveva mai avuto l'occasione oppure perché l'istinto protettivo di Colm non voleva che si facesse male. Ma ora era diventata una giovane donna di vent'anni e sarebbe stata più che all'altezza di usarne uno.

"d'accordo, ora posiziona il dito sulla sicura e toglila, tieni i piedi ancorati a terra e stai attenta al rinculo" le suggerì con fare amorevole.

"vedi quella bottiglia di vetro? Prendi la mira, chiudi un occhio e...spara" la strinse per i fianchi per sostenerla, il che creò una scia di brividi che le percorsero la schiena.

Mary-Beth sparò un colpo secco e distrusse la bottiglia in mille pezzi.

"ottimo lavoro, piccola, ora mira all'altra" la abbracciò.

Sparò un altro colpo e la prese in pieno, di nuovo. Stava iniziando a prenderci la mano.

Non si accorsero che dietro di loro c'era Javier che li stava osservando.

"ma che brava! Posso unirmi anch'io?" sorrise beffardo.

"a dire il vero noi-" Arthur venne interrotto da Javier, che si intromise nella situazione e prese Mary-Beth per mano, proponendole di andare al solito saloon. La ragazza era pietrificata, non riusciva a dire nulla, era stata colta alla sprovvista, l'unica cosa che fu in grado di fare era guardare Arthur con quegli occhi color smeraldo...

i due si dileguarono, lasciando Arthur da solo.

Arthur Morgan, sei un perfetto idiota, pensò.

WICKED GAME - arthur morganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora