vecchia fiamma

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La mattina dopo Arthur era al settimo cielo. Si era svegliato con Mary-Beth tra le sue braccia, il sole le illuminava il volto, mettendo in risalto le sue piccole lentiggini e la svegliò dolcemente.

Egli la guardò negli occhi: era ancora più bella di quanto potesse immaginare. Non sapeva cosa fosse di preciso ma si sentiva così attratto da lei, la amava così tanto. Qualsiasi cosa appartenesse a Mary-Beth lo stupiva: dai suoi occhi al suo corpo, fino al modo in cui si comportava. Qualsiasi cosa lei toccasse, la faceva diventare preziosa...il suo tocco afrodisiaco faceva sembrare quel posto crudele, che Arthur aveva imparato a chiamare mondo, un paradiso terrestre.

E poi, quando gli aveva detto ti amo per la prima volta mentre facevano l'amore, gli sembrava di levitare dalla gioia. La amava così tanto che avrebbe potuto sacrificarsi per lei, avrebbe potuto vendere la sua anima, macchiata dalle infauste gesta del passato, per lei. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vedere ancora una volta quel sorriso puro e innocente.

"buongiorno, Arthur...dormito bene?" esordì Mary-Beth, accarezzandogli la barba ispida.

"benissimo" le sorrise, dandole un bacio sulla candida fronte.

Decisero di montare a cavallo e tornare all'accampamento, non volevano far preoccupare troppo i membri della banda. Il vento sfiorava i capelli della ragazza tanto che sembravano delle rosse fiamme ardenti che la avvolgevano. Con quegli occhi oceanici, la osservò attentamente, poteva scorgere ogni suo dettaglio, poteva quasi scorgere la sua anima: era così felice, così spensierata. Sospirò e pensò che ormai non gli importava la loro differenza di età, non gli importava il fatto che appartenessero a due bande rivali. Arthur la amava e gli interessava solo quello.

Una volta tornati all'accampamento vennero accolti dalla signora Grimshaw che li rimproverò, come al solito. Non sopportava che i membri della banda lasciassero l'accampamento per così tanto tempo. Subito dopo, Dutch li raggiunse, aveva un'espressione preoccupata, corrucciata. Doveva comunicargli qualcosa di importante.

"Arthur, è arrivata una lettera per te...è di Mary Gillis"

L'uomo strabuzzò gli occhi a quelle parole. Non ci voleva credere. Proprio quando tutto si era rimesso al suo posto, doveva per forza esserci qualcosa a scompigliare l'ordine.

"aspetta, chi è Mary?" domandò Mary-Beth, con un'espressione confusa e disorientata sul volto.

Arthur non le rispose da quanto era assorto nei suoi pensieri e si diresse a passo spedito verso la sua tenda. Che cosa voleva questa volta.

Mary era stata il primo vero amore di Arthur. Si erano conosciuti a Saint Denis quando erano ancora molto giovani. Dire che la loro relazione fosse tormentata sarebbe un eufemismo. La famiglia della donna, specie il padre, era solita non guardare di buon occhio Arthur e, anzi, coglievano ogni occasione per non dire una buona parola sul suo conto. Erano sempre stati meschini con lui ma Arthur, nonostante sembrasse un perfetto idiota, se lo lasciava fare, solo per amore.

Prese la lettera sgualcita tra le mani e iniziò a leggere con foga.

Mio caro Arthur,
spero che tu stia bene nel momento in cui leggi questa lettera. Ti volevo ringraziare per aver aiutato mio fratello Jamie a uscire da quella setta. Gli hai salvato la vita e te ne siamo tutti molto grati.

Oh, Arthur. Ho reso la mia vita un completo disastro. Perché non posso cambiare e diventare la donna che voglio essere?

La vita è davvero confusionaria e noto ora che non sono molto brava a viverla.
Ho paura che ci siamo cacciati in un altro guaio. Non è colpa mia ma ho bisogno del tuo aiuto. Per ora sto al Grand Hotel a Saint Denis. Oh Arthur. Lo so che è sbagliato chiedertelo ma non ho nessun altro. Te lo sto chiedendo con ansia, anche se me ne vergogno.

Un caro saluto,

Mary Gillis

Dopo aver letto quella lettera, i ricordi pervasero la sua mente come un treno in corsa. Pensava di averla lasciata nel passato, invece, era tornata. Non ne sapeva il motivo e doveva ammettere che era anche piuttosto preoccupato, per tutto. Ormai si era rifatto una vita, aveva trovato un'altra ragazza che lo amasse ed era andato avanti, seppellendo quei dolorosi ricordi che in quel momento tornarono a dolere come una ferita non rimarginata.

Senza dare spiegazioni a nessuno, montò sul suo cavallo per dirigersi a Saint Denis, precisamente al Grand Hotel. In un attimo arrivò, preso da un misto di ansia e paura.

"sei venuto..." Mary gli sorrise.

"si, sono proprio qui" la salutò calorosamente.

"ecco...avrei un favore da chiederti...si tratta di mio padre, è in pericolo"

"ecco, sono più idiota di quanto pensassi. Mi scrivi una lettera e tutto quello che mi devi dire è che ti serve un favore?!" sputò acido, voltandosi.

"oh Arthur...mi dispiace, è solo che non sapevo a chi chiederlo, mi sei venuto in mente tu...mi mancavi"

a quelle parole Arthur rabbrividì tanto che si domandò se avesse sentito correttamente. Quelle due parole riecheggiavano nella sua mente, tanto da farlo impazzire. Una volta che aveva trovato l'equilibrio nella sua vita precaria, la donna che così tanto e dolorosamente aveva amato, era tornata per rendere la sua vita un completo disastro, di nuovo. Pensò a Mary-Beth e si sentì in colpa, tremendamente in colpa, per tutto quello che era successo nell'ultima ora. Non amava di certo Mary ma allora perchè le sue parole di burro avevano avuto un peso così rilevante sulla sua coscienza?

Non voleva pensarci. Doveva far finta di niente e andare avanti come se niente fosse. Doveva farlo per se stesso e per Mary-Beth.

Dio, hanno anche quasi lo stesso nome, pensò. Esilarante.

"d'accordo, Mary, ti aiuterò" disse, cercando di essere il più freddo e distaccato possibile.

WICKED GAME - arthur morganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora