una strana coincidenza

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Il tramonto regnava sulle praterie del New Hanover e Mary-Beth non poteva fare altro che rimanere estasiata alla vista di tutto ciò. Il modo in cui la luce splendeva era qualcosa di divino. Sentì una piacevole sensazione di calore in tutto il corpo, si sentì come se la sua anima, nel profondo, fosse stata rincuorata.

"è meraviglioso, non credi?" chiese retoricamente Alina.

"già" rispose, senza aggiungere nient'altro. Il paesaggio parlava da solo.

Il tramonto stava lasciando spazio al crepuscolo e Mary-Beth avvertì la rigenerante frescura della sera, insieme al cielo tempestato di stelle. Le due ragazze erano ormai troppo lontane dal loro accampamento e non avrebbero fatto in tempo a tornare per cena.

"che ne dici, andiamo al solito saloon?" propose Mary-Beth. Alina annuì entusiasta e con le redini fece girare il suo cavallo, così come la rossa. Galopparono per le grandi distese verdi fino a raggiungere Valentine, una piccola cittadella costituita da poche case e negozi, oltre a saloon in cui le due ragazze erano solite andare.

Una volta varcata la soglia, Mary-Beth venne sorpresa dall'atmosfera vivace e calorosa del locale: c'era gente ovunque che chiacchierava, beveva e ballava a suon di musica.

"il solito?" chiese la ragazza avviandosi verso il bancone.

"il solito" rispose Alina, sedendosi in un tavolo in disparte, non voleva attirare troppa attenzione.

"due birre, per favore" disse gentilmente Mary-Beth al bar man che le porse subito le due pinte, colme di quel freddo liquido dorato. Stette per tornare al tavolo quando una figura maschie la approcciò in malo modo: i capelli erano di un biondo sporco, i baffi incolti.

"salve signorina, a cosa devo il piacere di conoscere una tale rara bellezza?" chiese il signore, il cui nome si scoprì essere Micah Bell.

Mary-Beth non seppe cosa rispondere ad un commento così volgare e inappropriato, al punto che stava per andarsene.

"Micah, sei appena uscito di prigione, non voglio sprecare il mio tempo a liberarti di nuovo" disse una voce familiare dietro di lei, che la fece girare subito. Era impossibile non riconoscere quei bellissimi occhi blu come l'oceano.

"Arthur...come mai qui?" chiese Mary-Beth con il sorriso sulle labbra. Era evidente che non aspettava altro che un'occasione per poterlo rivedere.

"passavo di qua e ho pensato di fermarmi per un po', nulla di che" rispose guardandola dall'alto. La loro differenza di altezza lo faceva impazzire. La osservò attentamente: i ricci vermigli erano raccolti in una coda, il vestito rosa antico si abbinava perfettamente alla sua carnagione. Era meravigliosa, come l'alba al mattino.

"perché non...ti siedi qui con me e la mia amica Alina, ordino un'altra pinta" fece per estrarre i soldi dalla bisaccia quando sentì la sua mano calda sulla sua, il che la fece rabbrividire.

"non esiste che una bella ragazza come te debba pagare per un uomo come me" la fermò. Arthur non aveva una grande autostima, non la aveva mai avuta. Si sentiva una cattiva persona, dal momento in cui apriva gli occhi al mattino, fino a quando no li richiudeva alla sera. Era perseguitato dai suoi errori del passato, da tutte le persone che aveva ucciso brutalmente e senza ritegno, non riusciva a darsi pace e ogni occasione che aveva per darsi addosso, la sfruttava.

"perché, una bella ragazza non può offrire da bere a un uomo attraente?" cinguettò Mary-Beth, colta da un alone di sicurezza in se stessa.

A quelle parole Arthur arrossì leggermente ma il giusto perché lei lo potesse notare. La ragazza era riuscita nel suo intento, lo aveva colpito.

"forza, andiamo" lo prese per mano ed una scossa elettrica le pervase il corpo. La sua sicurezza era una maschera per coprire tutte le sensazioni che stava provando in quel momento. Si stava innamorando e, nonostante, cercasse di trovare razionalmente i motivi per cui non sarebbero dovuti stare insieme, il suo cuore martellante nel petto non la voleva lasciare in pace.

Passarono la serata a ridere e scherzare con la musica di sottofondo, che rendeva il tutto ancora più familiare e accogliente.

Era notte fonda e Mary-Beth, accompagnata da Alina, fece ritorno all'accampamento.

"quindi ti piace, quel tipo...Arthur" la stuzzicò Alina, fissandola con i suoi occhi azzurri.

"no...beh sì, ma non possiamo stare insieme...è troppo grande per me" rispose con la delusione negli occhi.

"suvvia, sedici anni saranno tanti ma che importa...è il far west, tutto è possibile"

"sì certo" rispose sarcastica "vedremo come andrà a finire"

fecero per andare nelle loro tende quando la voce di Colm le interruppe. Era giunto il momento della rapina alla banca di Saint Denis. Le ragazze, come gli altri membri della banda, indossarono le maschere e galopparono fino alla banca centrale, luogo dove avrebbero attuato il piano funesto.

"signori e signore, questa è una rapina" urlò Colm, sparando ad alcuni impiegati, così come Mary-Beth e gli altri.

Ma non erano soli, la banda Van der Linde era appena arrivata sul luogo.

"dannazione...Dutch, ci hanno preceduti!" gridò Arthur, iniziando a sparare ai membri degli O'Driscoll. Mary-Beth riconobbe la voce di Arthur, non sapeva facesse parte della banda rivale.

Ecco il motivo in più per non stare insieme, pensò, mentre si nascondeva dietro le scrivanie per evitare gli spari.

Non c'era più niente da fare, ormai i Pinkertons erano arrivati alla banca e se le due bande non fossero scappate, li avrebbero presi. Tutti montarono sui propri cavalli, cercando di galoppare il più velocemente possibile dai cacciatori di taglie.

Erano riusciti a fuggire,pur rimanendo a mani vuote. Quello sarebbe stato uno dei tanti incontri di Arthur e Mary-Beth...

WICKED GAME - arthur morganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora