Epilogo - anche i morti fanno gossip

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Lo schermo del televisore si illumina con l'immagine di Paolo che armeggia con quelle che dovevano essere le icone del software; guarda il display del suo pc portatile e, quando capisce di aver fatto partire la registrazione, sposta lo sguardo sulla webcam. Proprio come nel video che io e Gianlu abbiamo guardato di nascosto a casa di zia Nunzia, con la differenza che in questo Paolo appare più stanco e divorato dalla malattia. Sorride in modo caloroso e si passa una mano sulla testa spelacchiata.

Afferro d'istinto la mano di Gianluca e lascio che intrecci le sue dita alle mie in una stretta poderosa; mi faccio anche più in là per avvicinarmi a lui. Aspettiamo con trepidazione che cominci a parlare, mentre Sam e Emme — alla loro prima esperienza con queste cose — si fanno piccoli piccoli sul divano della casa di Sam.

Conosco la sensazione.

Vederlo lì nel display è come se in qualche modo fosse qui in stanza con noi, e non in una bara sepolta a tre chilometri da qui. Mi sembra di sentirlo presente, rivivo la stessa sensazione che avevo nel viaggio di andata verso Otranto.

«Ve l'ho fatta, stronzetti!» esplode Paolo in una risata, come se potesse vedere le nostre facce. «Mi giocherei l'ultima dose di morfina che in questo momento ci sia quell'impicciona di mia madre ad ascoltare, perciò, mamma pussa via. Devo intrattenere quest'ultima conversazione privata con i miei amici.»

La mamma di Paolo, con gli occhi sgranati, ci guarda interdetta. Infine fa come le dice il figlio e gira per davvero i tacchi.

Il suono della sua voce risuona alle mie orecchie come una sinfonia malinconica suonata da un carillon dimenticato in un angolo.

«Che pensavate, bimbi miei? Che vi avrei fatto penare in giro per l'Italia e che non vi avrei lasciato nulla come ringraziamento? Taci, Sam: so già la tua risposta.»

Le labbra di Sam si piegano in un lieve sorriso, riesco a vedere gli occhi che gli si inumidiscono.

«Dunque», picchia insieme i palmi delle mani, «com'è andato il viaggio? Bene? Spero di non essere crepato in un periodo da bollino nero, perché se no avrei dovuto lasciarvi anche un cinquantone a testa per il disturbo. Anche se in teoria dovrei morire prima.» punta l'indice contro la webcam. «Chi di voi ha guidato? Sicuro non Emme. Sam? Fuma, forse? O magari anche Virgi, in questo periodo mi sei sembrata più temeraria del solito.»

Mi batte forte il cuore, non vedo l'ora che Paolo giunga al punto. Scommetto che si sia divertito a lasciarci tutti sulle spine mentre registrava. Ma come dargli torto, quel reparto deve essere stato una noia.

«Sapete, sono stato il vostro confidente per tanto tempo. Vi chiamo bimbi miei perché molte cose ve le ho insegnate io e molti vostri segreti verranno come nella tomba. Ma anche i morti fanno gossip e ce n'è uno che non intendo portarmi...»

Momento di silenzio. Il suo sorriso si allarga.

Una parte di me sa già dove sta andando a parare.

«Virgi e Fuma si muoiono dietro a vicenda!» esclama con l'intonazione di un bambino pettegolo. «Siete due cretini! Avete passato tutto questo tempo a nascondere i vostri sentimenti. Ho provato a lanciarvi dei segnali a tutti e due ma mamma mia, come parlare a due muri. Ha fatto meno fatica Sam a imparare a guidare, per Dio.»

Gianluca mi stringe ulteriormente la mano, Sam e Emme a malapena ci guardano. Sono entrambi troppo presi dall'immagine di Paolo che ride e scherza da solo, quasi potesse leggerci nel pensiero e potesse intuire le nostre risposte. È come averlo nella stanza.

«Dunque, se questo viaggio non ha sbloccato niente, non ringraziatemi. Ora potete parlarvi a cuore aperto e limonare su tutte le panchine del lungo lago come due adolescenti.»

Finché la macchina vaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora