Noah
Lei non si doveva permettere.
Non doveva neanche pensare per un momento di macchiare la purezza del viso della mia Ariel.
Perché si, lei sarebbe stata mia, un giorno, tra molto tempo, ma lo sarebbe stata.
E forse in quel momento non ero pronto a dirle quanto avevo bisogno di lei e come mi faceva star bene vedere il suo viso alla mattina, ma l'avrei difesa con tutto me stesso e non avrei mai permesso a nessuno di toglierle il suo fare cristallino e delicato che aveva attirato gli sguardi di mezza scuola.
E mi faceva quasi ridere pensare a come lei non se ne accorgesse e come nascondeva il suo corpo sotto quelle magliette larghe e il viso dalla carnagione chiara sotto i capelli rossi che mi facevano letteralmente impazzire.
Mollai il viso ad Alice con un gesto poco delicato e mi allontanai di un passo da lei.
Aveva il volto abbassato e mi faceva piacere vedere che aveva capito che non avrebbe mai più dovuto fare qualcosa alla mia Remi.
E forse avrei dovuto farlo capire anche a qualcun altro, se solo quel qualcuno non fosse stato uno dei miei migliori amici.
Mi ero voltato e stavo andando verso William, quando con la coda dell'occhio mi ero accorto di un dettaglio che aveva provocato un guizzo della mia mandibola e che mi aveva fatto serrare ancora di più i pugni, quasi da farmi male.
La mano di Alex era sul fianco della mia Ariel e dava tutta l'impressione di non essere una cosa casuale.
'Cosa mi sono perso in questi giorni di assenza?'
Avevo fatto uno sforzo disumano per non cadere nella trappola dei suoi occhi e non alzare lo sguardo sul suo viso, ma mi ero sentito i suoi occhi addosso tutto il tempo.
Affiancai William e gli misi una mano sulla spalla.
"Io vado, vai pure a prendere i libri, ci vediamo in giro"
Mi allontanai senza aggiungere altro, con gli occhi di Remi che ancora mi pizzicavano sulla schiena.
Mia.
Si lei era mia.
Ma non come una cosa di cui si vuole l'assoluta proprietà.
Perché lei non lo sarebbe mai stata, una cosa.
Perché lei era la cosa migliore che mi fosse mai capitata, come una sirena incantatrice arrivata per farmi dimenticare tutto il dolore che avevo provato prima che arrivasse lei.
E io ero suo.
Perché lo sarei stato un giorno, anche a costo della mia stessa vita.
Avevo bisogno di proteggerla.
Perché non mi sarei mai perdonato se qualcuno le avesse fatto qualcosa e io non avessi potuto intervenire.Pov Remi
Era stato orribile.
Se n'era andato senza dire altro e quando aveva superato la soglia che divideva la scuola dal marciapiede avevo sentito dentro di me un vuoto enorme.
Non mi aveva neanche guardata.
Mi staccai da Alex, incapace di dire qualsiasi cosa che avesse un senso o di formulare un pensiero di senso compiuto.
Mi aveva difesa, se così si poteva definire il discorso carico di rabbia rivolto verso Alice.
Lei se ne stava ancora lì, immobile con il terrore negli occhi.
Feci un cenno ad Alex che mi stava fissando.
Gli leggevo le domande negli occhi: cosa era successo? Perché Noah ti ha difesa? Lui ti difende sempre.
Me ne andai con lo zaino in spalla e la testa china, guardando le punte delle scarpe.
Noah mi aveva difesa. Davanti a tutta quella gente.
Perché? Perché l'aveva fatto?
Si comportava come se mi odiasse, poi faceva queste cose e io mi confondevo ogni volta di più.
Ormai avevo iniziato a pensare che lui non l'avrei mai potuto capire. Perché lui non voleva farsi capire.
Non voleva farsi capire da nessuno.
Soprattutto da me. Una ragazza di New York che si era trasferita a Toronto per motivi che nessuno sapeva e che nessuno avrebbe mai dovuto sapere in futuro e che era piombata lì, sconvolgendo la vita di tutti.Ero arrivata a casa già da un paio d'ore, che avevo speso facendomi una doccia calda, indossando dei vestiti puliti e ordinando una pizza gigante per asporto. L'univa cosa che volevo in quel momento era l'abbraccio caldo della nonna. Ma lei li non c'era, me lo dovevo mettere via.
A volte la cattiveria dei bambini durante quegli anni che racchiudono la quinta elementare e le medie circa é sovrumana.
Mi ricordo ancora di come quel maledettissimo giorno d'inverno, l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale, il mio cuore si fosse spezzato per la prima volta.
Ero entrata a casa di mia nonna con le lacrime che mi avevano bagnato le guance e le labbra che tremavano allo stesso ritmo del petto scosso dai singhiozzi. Avevo sbattuto la porta ed ero corsa tra le braccia di mia nonna, che era venuta a controllare sentendo piangere.
"Cosa succede pulcina?"
"G-Gabriel l'ha detto a tutti!"
Gabriel era un ragazzo spagnolo di un anno più grande di me, lui era in seconda media all'epoca, ed io mi ero innamorata per la prima volta.
Innamorata, ovviamente per come può prenderla una bambina di 11 anni che ancora indossava le camicette e i maglioncini per andare a scuola.
Aveva fatto leggere a mezza scuola la letterina che gli avevo scritto, ed ero diventata lo zimbello di tutti.
Poi, con il tempo dalla mia parte, gli alunni hanno iniziato a dimenticare l'accaduto, e io sono riuscita a ragionare in modo lucido su quello che era successo.
Ero arrivata ad un livello di maturità che mi permetteva di fare ragionamenti troppo complicati per i miei compagni, ed ero arrivata alla conclusione, che quella sarebbe stata solo la prima di tante porte in faccia.
Mia nonna mi era stata accanto: mi aveva preparato la cioccolata calda con i murshmellow e avevamo guardato assieme la pioggia fredda correre sulle finestre, scommettendo su quale delle gocce sarebbe arrivata prima dall'altra parte.Stavo per andare a prepararmi un tè caldo, quando sentii il mio telefono vibrare.
Accesi lo schermo e non potei altro che avere un sussulto.
Il messaggio recitava più o meno così:
Noah
State assieme?
Non saprei ancora oggi dire cosa mi sconvolse di più, se la domanda che mi aveva fatto o che mi avesse scritto.
Lanciai il cellulare sul letto, come se potesse scottarmi.
Iniziai a camminare per la stanza: rabbia, frustrazione, incertezza e un incazzatura tale per quella domanda non lasciavano spazio nel mio cervello per pensare in modo lucido a cosa fare.
Unica idea plausibile in quel momento?
Prendere lo skate e uscire di casa.Ciao stelline💛
Come state? Non sto più scrivendo, non ho mai tempo, ma mi rendo conto sempre di più che in realtà mi fa stare bene. É difficile da spiegare.
Al prossimo capitolo, che spero di scrivere in poco tempo🌱
STAI LEGGENDO
Pianeti e galassie
Roman d'amourRemi non è la tipica ragazza di New York che tutti ci immaginiamo. Ha un passato difficile da digerire per una della sua età e l'unica persona che prima riusciva veramente a capirla é ormai distante da lei. Sa andare in skate, il suo colore preferit...