Ferite aperte

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Noah

"Lo vuoi capire" la guardai negli occhi, in quegli occhi diversi in cui avrei voluto soffocare "che era solo un bacio?"
E quelle parole fecero più male a me che a lei.
Perché lei non sapeva quanto avrei voluto assaggiare di nuovo quelle labbra, tornare a sentire il suo profumo e stringerla a me senza lasciarla andare più via.
"Sai che ti dico?"
Si avvicinò a me, i capelli mossi dallo spostamento d'aria e una vampata del suo profumo che mi riempiva i polmoni.
Le lacrime le scendevano senza fermarsi e in quel momento avrei solo voluto asciugargliele, dirle che volevo fosse mia, ma nel profondo sapevo che le avrei solo fatto del male. Che le ferite che nascondevo sotto le felpe oversize e il solito comportamento da play boy, ormai cicatrizzate da tempo, si sarebbero aperte di nuovo e il passato sarebbe tornato a farmi compagnia nei momenti più belli, ricordandomi che alla fine il sole non può rimanere in cielo per sempre e che prima o poi dovrà dare il cambio alla luna.
"Tornatene da Asia"
E quella era stata la mossa decisiva.
Se n'era andata correndo via, sbattendo la porta di casa mia e lasciandomi lì, confuso e distrutto dal dolore.
E forse era l'incredulità a farsi sentire di più: lei cosa ne sapeva? Come mai lo sapeva?
Restai lì, immobile.
Passarono minuti che sembravano ore e iniziai a sentire gli occhi che pizzicavano.
Perché forse era colpa mia, era colpa mia se la gente continuava ad andarsene via.
Ero io che li allontanavo.
Le lacrime scorrevano sulle mie guance e non facevo niente per fermarle.
Ne raccolsi una con un dito e la osservai, sorridendo.
Pensavo che nessuno dopo di lei mi avrebbe mai fatto piangere, ma forse mi sbagliavo.
E quel qualcuno era la ragazza più bella che avessi mai visto.
Una ragazza dagli occhi diversi e i capelli rossi come fuoco.

Remi

Ormai erano passati due giorni da quando avevo litigato con Noah.
Lui non si era fatto vedere.
Io e Alex avevamo iniziato a sentirci spesso: il giorno dopo della litigata mi aveva dato il suo numero e mi aveva accompagnata a casa, chiedendomi se ogni tanto potevamo vederci.
Stavo per rispondergli, ma mi aveva messo un dito sulle labbra, dicendomi di pensarci e che non mi dovevo sentire in obbligo.
Me l'aveva detto ad un soffio dal viso e il suo profumo di aveva stordita, facendomi annuire.
Avevo passato tutta la notte a pensarci.
E alla fine si, gli avrei dato una possibilità.
E non avrebbe mai avuto i capelli marroni come i suoi o abbastanza lentiggini, ma sarebbe potuta essere l'anestesia che mi avrebbe fatto dimenticare il dolore e magari anche farmelo mettere da parte e farmi tornare a vivere.
Feci colazione e dopo essermi vestita uscii di casa.
E lui era lì, come ogni mattina.
"Buongiorno" e i suoi sorrisi erano la medicina migliore del mondo. Mi faceva dimenticare tutto e mi ricordava che non ero sola.
Andammo a scuola e si sedette davanti a me.
Aveva iniziato a fare così dalla litigata.
Anche oggi Noah non si era fatto vedere e devo ammettere che una parte di me ne era dispiaciuta, consapevole che era colpa mia.
A metà lezione di storia mi arrivò un bigliettino.
'Allora? Che ne dici? Se ti serve più tempo non è un problema'
La scrittura ordinata non assomigliava minimamente a quella di Noah...
Era più precisa, scandita da spazi regolari e lettere chiare.
Scarabocchiai la mia risposta, dicendo che per me andava bene.
Gli lanciai indietro il bigliettino sul banco, tranquilla, e tornai a seguire la lezione.
Mi venne ripassato il bigliettino.
'Alla fine delle lezioni'
Sorrisi timidamente, mordendomi il labbro inferiore e mettendo nell'astuccio il bigliettino.
Per la prima volta, la prima in tutta la mia vita, qualcuno era interessato a me.
Ed era interessato veramente.
Tanto da chiedermi di uscire.

Alla fine delle lezioni, raggiunsi Ambra in cortile che stava parlando con un ragazzo altissimo di quinta.
L'avevo visto al club di basket: alto, capelli neri mossi e occhi azzurrissimi. Un piercing argentato su una delle sue narici gli dava in aria da cattivo ragazzo che veniva subito smentita dal sorriso contagioso e i modi gentili con cui l'avevo visto approcciarsi con gli altri ragazzi della scuola.
In poche parole poteva essere tranquillamente considerato un bel ragazzo.
Quando si accorse di me, Ambra gli rivolse un breve cenno di saluto e un sorriso luminoso e venne verso di me.
"Chi era il bel ragazzo del club di basket?" dissi con sguardo divertito alla mia amica.
"Oh...  Luke intendi? Beh è da un po' che mi chiede di uscire..." sembrava imbarazzata e divertita allo stesso tempo. Si grattava la nuca con fare innocente e un sorriso nervoso le era comparso sul volto.
"E tu cosa gli hai detto?"
"Gli ho detto che ci devo pensare ma non saprei... sai com'è la situazione con Nico e io e Luke ci conosciamo da tantissimo tempo... per me è molto importante, ma non penso che per lui sia proprio la stessa cosa... però-"
"Scusa Ambra, posso rubartela un secondo?"
La voce di Alex mi aveva volta di sorpresa e quando mi ero girata per guardare dove fosse, mi sono accorta che era perfettamente dietro di me.
Mi prese per mano e dopo aver avuto una risposta affermativa da Ambra mi porto verso l'uscita.
Si girò verso di me e mi mise le mani sulla vita.
La cosa che mi stupii fù l'assenza dei soliti brividi che avevo quando mi veniva vicino Noah o la pelle d'oca che immancabilmente veniva a farmi visita.
Avvicinò il suo viso al mio e mi lasciò un leggero bacio sulle labbra, delicato e lento.
Di nuovo.
Nessuna reazione.
Mise la fronte sulla mia "Allora... ti va se andiamo a fare un giro-"
Venne interrotto dalla voce si una ragazza in lontananza.
"Ehi, tu! Stronza!"
Mi girai per vedere chi aveva parlato, stessa cosa che fece Alex.
'Merda. Ci risiamo"

Spazio autrice
Ciao stars!
Secondo voi cos'è successo??
Chi sarà stato a parlare?
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Vvb ⭐️

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