Non la voglio qui

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Ambra si infilò in fretta degli anfibi neri, per poi farmi segno di seguirla.
Quello che mi aveva detto mi aveva lasciata abbastanza spiazzata, ma dal tronde ero stata io a sbagliare: non conoscevo Noah e avevo sbagliato a farmi idee sul suo conto prima di sapere qualcosa in più su di lui.
Mentre Ambra si cambiava gli avevo scritto di venirmi a prendere a casa sua e lui aveva risposto con un semplice pollice in su.
Ambra mi fece uscire dalla porta di casa facendomi mille raccomandazioni: "Non prendere mai quello che ti danno da bere, non sai mai quello che c'è dentro. Se succede qualcosa o ti fanno fastidio chiama me..." andò avanti finché non arrivammo al cancello "Capito tutto?"
"Si tranquilla, tu divertiti" la abbracciai.
"Beh ma guarda che io vengo con te! In macchina con Noah c'è anche Nico, e io ci vado con lui..." disse guardandosi le punte delle scarpe.
La guardai sorridendo.
"Posso farti una domanda?"
"Certo, dimmi tutto"
"Ti piace Nico?" dissi piano, come per non farmi sentire.
"Si, già da molto tempo, ma... A Nico piace Alice già da cinque mesi ormai..."
"Wow non lo sapevo...a tu come lo sai?"
"Sono sempre stata molto legata ad Alex, ci conosciamo da quando siamo nati. È stato lui a dirmelo. È l'unico che sa di Nico apparte te"
Alex era l'unico a saperlo, e la conosceva da quando erano nati.
Mi sentii apprezzata, così mi girai e la abbracciai.
"Grazie Ambra, sono contenta che ti fidi di me"
"Beh è ovvio. Mi sembri una di quelle persone brave ad ascoltare, timide all'apparenza ma con un cuore che più grande del loro non c'è ne sono"
Mi venne quasi da piangere "Grazie, ti voglio bene"
Poi lei mi prese a braccetto e andammo verso Nico e Noah che erano in piedi fuori dal cancello, entrambi con lo skateboard in mano.
Noah aveva addosso una felpa a maniche con il cappuccio bianca e dei pantaloni in jeans un po' larghi.
Nico invece indossava una felpa con il cappuccio a maniche corte, rossa, e dei pantaloni corti neri.
"Ehi Remi!" Nico mi batté il cinque, mentre Noah mi fece solo un sorriso gentile e un cenno con la mano.
"Merda! Mi sono dimenticata lo skateboard! Solo un secondo ragazzi!"
Ambra fece una corsa e dopo pochissimo era già li con il sorriso stampato in faccia e lo skateboard in mano.
"Non sapevo sapeste andare in skateboard..."
"Scherzi? L'unica che non ci sa andare tra di noi è la cassa" disse ridendo Nico.
Poi partimmo e dopo un quarto d'ora eravamo arrivati davanti ad una grande Villa Bianca molto moderna.
Il giardino era illuminato da delle lucine e l'erba era ben curata.
Era già tardi e il buio stava iniziando a venire fuori.
Suonammo il campanello e ci aprirono il cancello da dentro la casa.
Facemmo il giro sul retro e ci trovammo davanti una marea di ragazzi in piscina.
L'atmosfera era illuminata de dei led colorati e vidi un gruppetto di ragazzi che giocavano al gioco della bottiglia in un angolo.
La musica che fuoriusciva dalle casse era molto alta e, vicino alla piscina, c'era un tavolo pieno di bibite e cibo.
Mi avvicinai ad Ambra indicandole il tavolo pieno di cibo.
Lei mi fece cenno di si con la testa e ci avviammo verso il tavolo per mangiare.
Dopo poco ci raggiunse anche Alex, che ci venne incontro salutando me con un sorriso bellissimo e Ambra con un abbraccio.
Ci chiese come stava andando e ci invitò a giocare ad obbligo o verità.
Io mi tirai indietro, dicendo che li avrei aspettato lì, così Ambra mi salutò con un abbraccio e mi ripeté per la centesima volta di fare attenzione, per poi seguire Alex.
Mi girai verso il tavolo, ma mi sentii afferrare la spalla.
Mi girai spaventata e davanti a me si parò, con una faccia abbastanza incazzata, Alice.
"Tu che cazzo ci fai qui? Non mi sembra di averti invitata"
Aprii la bocca per rispondere, ma mi sentii trascinare via per il braccio.
La seguii senza lamentarmi: non avevo fatto niente e lei se lo doveva mettere in testa.
Mi fece entrare in casa, trascinandomi in un corridoio.
Poi mollò il braccio, spingendomi contro il muro.
Poi mi si posizionò davanti, puntandomi un dito contro.
"Ripeto: chi cazzo ti ha fatto venire qui"
Mi sputacchiò in faccia, premendomi il dito sul petto.
"Mi ha portata Noah" dissi, impassibile.
Si mise a ridermi in faccia, sarcastica.
"Ma che cazzo dici!" Rose dinuovo, tenendosi la pancia e facendo finta di asciugarsi una lacrima "Che stronzata... Noah non cadrebbe mai..." si fermò un attimo, smettendo di ridere, squadrandomi dall'alto in basso, con faccia schifata "così in basso..."
Stavo per ribattere, ma una voce mi precedette.
"Ehi ragazze" Noah era in corridoio che camminava verso di noi, le mani in tasca "ho sentito il mio nome, tutto bene qui?" disse indicando me e Alice.
"La stronzetta qui dice che l'hai invitata a venire qui con te" disse Alice, con tono di scherno e guardando me incrociando le braccia.
"E allora? Perché fa così tanto ridere?" Noah rispose, mettendosi una mano sul cuore e facendo un finto broncio.
"Cosa intendi dire, Noah?" Alice si girò verso di lui, con sguardo interrogativo.
"Beh, in realtà è semplice, così mi fai dubitare della tua sanità mentale, ho portato Remi con me, con un invito. Eri stata tu a dirmi che potevo portare qualcuno"
La faccia di Alice era da premio "si ok ma non pensavo che portassi lei!" Disse quasi urlando e indicandomi con il braccio.
"Beh, hai pensato male, ora se non ti dispiace, noi due torniamo alla festa" mi si avvicinò e mi prese la mano, tentando di portarmi via.
Mi sentii afferrare l'altra mano.
"Io non la voglio qui." Alice mi aveva afferrato il polso e aveva parlato, con voce perentoria.
"Nessun problema, allora noi ce ne andiamo, sempre se non ti dispiace" disse Noah, tranquillo, tirandomi di più verso di lui.
"Come fa a dispiacermi?" Alice aveva parlato con cattiveria e sarcasmo, per poi ridere, la stessa risata che aveva rivolto a me qualche minuto prima.
Mi mollò il braccio, e Noah mi strascinò accanto a lui, stringendomi la mano.
La sensazione che provocò la sua mano stratta alla mia mi fece venire la pelle d'oca e un lungo brivido mi attraversò il corpo.
"D-dove stiamo andando?" 'CAZZO! SMETTI DI BALBETTARE!'
"Ti porto a casa, vieni con me" Noah non mi guardava, aveva lo sguardo fisso davanti a lui.
Mi strinse più forte la mano e mi attirò a se.
Le mie guance diventarono fuoco, ma per fortuna la poca luce lasciava intravedere ben poco della mia faccia.
Fuori aveva iniziato a piovere e i ragazzi si erano tutti radunati sotto al portico.
Noah ed io andammo a riprendere gli skateboard dove li avevamo lasciati e, dopo essere usciti, iniziammo a correre sotto la pioggia, lui con il cappuccio in testa e io con la felpa blu che sulle spalle.
Mi era sempre piaciuta la pioggia: da piccola andavo spesso a correre sotto la pioggia con lo skateboard, uscendo di nascosto senza farmi vedere da mia madre e da mio padre.
Noah correva vicino a me, a poco meno di un metro di distanza, quando, ad un certo punto si fermò.
Non eravamo ancora arrivati a casa mia, e non capivo cosa stava succedendo.
Mi si avvicinò, sfilandosi la felpa e rimanendo con addosso una canottiera bianca, che metteva in risalto gli addominali scolpiti.
"Stai tremando" me la mise sulle spalle, guardandomi da sotto il ciuffo castano, fradicio.
"Ma... ma sei bagnato... tu come farai?"
Quel gesto mi aveva lasciata sorpresa, ma la premura con cui l'aveva fatto mi aveva lasciata senza fiato.
Inspirai silenziosamente, aspirando il suo profumo di cannella e menta.
"Tra poco arriviamo a casa tua, e casa mia e a due minuti dalla tua, non succederà niente, ora però andiamo, non voglio che ti prendi un raffreddore"
Feci cenno di si con la testa e ripartimmo verso casa mia.
Dopo due minuti eravamo arrivati davanti a casa mia.
Mi voltai verso di lui, che era alle mie spalle, io appoggiata sul cancelletto e lui davanti a me.
Feci per sfilarmi la felpa, ma mi bloccò "Tienila"
Lo guardai confusa.
Si avvicinò di più e mi accarezzò la guancia con l'indice, sfiorandomi delicatamente.
La pelle mi andò a fuoco a contatto con la sua mano e sentii un brivido lungo la schiena.
"Sei bellissima con la mia felpa addosso" disse sussurrando, facendo scorrere lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra.
"Vorrei vederti con le mie felpe tutti i giorni, sentire il mio profumo su di te"
Mi sentii avvampare, ma i mei occhi erano fissi su di lui, le gocce di pioggia che scivolavano sulle sue guance e i capelli bagnati.
Si avvicinò piano, e, inclinando il viso, mi baciò le labbra, dolcemente.
Poi tolse la sua mano dalla mia guancia e si voltò, andando via e scomparendo nella notte.
Mi aveva baciata.
Io avevo ricambiato.

Spazio autrice
Ciao bellissimiiii
Piaciuto il capitolo? Spero di sì 😘😘
Come andrà il giorno dopo? Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!
-SilentScream_10

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