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Le ci volle qualche istante per uscire dallo stato di stupore in cui era caduta. Ma quando riuscì a farlo, Scarlett si riempì il petto di aria.

-Allontanatevi tutti!

Spingendo la sua voce in un urlo, riuscì a sovrastare il parlottio concitato del cerchio che circondava i tre ragazzi, portando i presenti a voltarsi verso di lei con sguardi confusi. Scarlett, indurendo la sua espressione in un severo rimprovero, schiuse nuovamente la bocca.

-Allontanatevi immediatamente. Tutti quanti.

Il personale medico rimase immobile, scambiandosi sguardi interrogativi in silenzio per poi tornare a guardarla come se avesse due teste e stesse ballando la Macarena. Scarlett, nel mentre, lanciò uno sguardo veloce sui loro tesserini appesi alla tasca della divisa. Come immaginava. Solo un infermiere delle sei persone presenti era uno shifter, segnalato dalla scritta in chiare lettere rosse. Un beta, immaginava. Tutti gli altri erano, disgraziatamente, umani. Si trattenne dal sollevare gli occhi al cielo. L'educazione alla gestione degli shifter, e tanto più degli Omega, era ancora terribilmente carente. Se avessero fornito maggiori corsi di aggiornamento sul miglior comportamento in casi come quello e sulla psicologia degli shifter non si sarebbe arrivati a un risultato talmente disastroso, pensò iraconda Scarlett.

-Lei chi sarebbe?- chiese un uomo sulla cinquantina sollevando un sopracciglio e osservandola come se fosse lì per... rapinare lo scaffale dei medicinali? Un dottore, a giudicare dal camice. Scar, semplicemente, sollevò il tesserino con un gesto secco, prendendo a marciare in avanti con falcate martellanti.

-Sono un'assistente sociale del Centro protezione Omega e voi state combinando un disastro- replicò con freddezza, superando il cerchio del personale medico.

-Signorina, non si avvicini, sono imprevedibili.

Scarlett si fermò. Traendo un lungo respiro, fissò il muro come se avesse potuto trivellarci un buco con lo sguardo. Infine, si voltò tendendo la mandibola.

-No, sono terrorizzati e traumatizzati! E la vostra migliore soluzione era tentare di sedarli?

Sulla fine della domanda, il suo tono assunse una vena canzonatoria mentre indicava con il capo la siringa in mano a una delle infermiere, la quale nascose immediatamente l'oggetto dietro la schiena. Il dottore si raddrizzò appena, guardandola con aria di sfida mentre sollevava il mento.

-Sono senza controllo. Abbiamo bisogno di visitarli per assicurarci che non abbiano lesioni interne e per... raccogliere prove di eventuali reati, ma non è possibile in queste condizioni. Il primo di loro è scattato non appena gli abbiamo inserito la flebo e gli altri due sono impazziti quando lo hanno sentito dall'altra stanza.

Scarlett, facendo stridere i denti, nel frattempo aveva abbandonato le coperte a terra, evitando accuratamente le strisce di sangue, per afferrare l'igienizzante che teneva appeso alla borsa. Una volta messo sul palmo, si strofinò le mani in attesa che si asciugasse, quando, in un lampo, spalancò gli occhi. Con uno scatto della testa, riportò lo sguardo di fuoco sul dottore dal cruccio testardo.

-Voi avete fatto cosa?

L'uomo incrociò le braccia, contemplandola con un sopracciglio sollevato.

-Gli abbiamo messo la flebo per tamponare la disidratazione-

-Li avete separati?- intervenne Scarlett con tono tagliente, senza lasciare che il dottore terminasse.

L'uomo rimase per un momento in silenzio. L'espressione sul suo volto aveva assunto una nota dubbiosa, come se avesse appena posato il piede su una trappola ma non avesse idea di in che cosa quella trappola consistesse. Dopo un altro attimo di esitazione, prese a parlare con tono guardingo.

Vaniglia e caramello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora