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La tavola davanti ai suoi occhi sembrava imbandita per un perfetto tè delle cinque. Quando sollevò lo sguardo, vide i lunghi rami di un salice scendere su di lui come braccia che cercavano di coccolarlo. Un giardino lussureggiante lo circondava a perdita d'occhio, ricco di fiori selvatici che spuntavano dall'erba alta in spruzzi di caldo rosso, giallo vivo, viola profondo e rosa delicato.

Aveva quasi l'impressione che il leprotto bisestile e il bianconiglio potessero spuntare sulle sedie vuote da un momento all'altro. Ma qualcosa attirò la sua attenzione con più prepotenza. Tra teiere, tazzine, piattini e cucchiai d'argento, una torta era posta proprio davanti a lui, come se fosse il suo unico pasto, specificamente preparato per lui. Sentiva già la lingua salivare al solo guardarla. Afferrando la piccola forchetta lucida, la affondò nelle vette di panna montata elegantemente posate su tutta la superficie. La sua leggerezza gli solleticò il palato, scivolando giù per la sua gola con la sua freschezza ristorante. Poi, infilzò di nuovo. Questa volta, ruppe la crosta biscottata, rivelando finalmente il ripieno. Una crema al caramello di un ricco color oro colò lentamente sul piatto, ma lui cercò di raccoglierne il più possibile per poterla gustare fino all'ultima goccia.

Non appena la forchetta entrò nella sua bocca, un verso viscerale uscì spontaneo da lui. La crosta fu la prima a farsi spazio nel suo palato. I biscotti sbriciolati che la costituivano avevano un chiaro retrogusto di vaniglia, appena necessario a rimpiergli il naso con l'aroma senza sovrastarlo di eccessiva dolcezza. Poi, però, arrivò la crema. Voluttuoso caramello, denso nel palato ma ancora scioglievole, gli raggiunse direttamente il cervello, mandandolo in tilt. Sarebbe voluto morire con quel gusto nella bocca.

Come un pazzo, non riuscì a fermare la sua mano dal continuare ad affondare la forchetta nella torta per divorarla boccone dopo boccone.

-Più lentamente, assaporala con calma.

Una risata musicale unita a una calda voce fece fermare la sua mano, sopratutto quando fu afferrata dolcemente da un'altra. Sollevò lentamente lo sguardo, camminando lungo il polso, l'avambraccio, saltando sulla spalla fino a raggiungere un viso sorridente. Capelli corvini scivolavano sulla pelle delicata, occhi scuri lo contemplavano con ilarità. Il corpo avvolto da un vestito floreale, come se esso stesso fosse parte del giardino, si pose davanti a lui, sedendosi sul tavolo e afferrando la forchetta dalla sua mano.

Sentì il suo stesso corpo andare in fiamme nel momento in cui lei lo intrappolò fra le sue gambe, avvicinandosi a lui per poterlo imboccare. I suoi occhi non la lasciarono per un istante anche quando quel sapore divino lo incoraggiava a buttare la testa all'indietro e chiudere le palpebre per gustarlo ancora più a fondo. La mano di lei si sollevò, posandosi sulla sua guancia e portandolo a rabbrividire.

-Ti piace, mio Alpha?

Una scossa elettrica lo attraversò.

Mio Alpha.

Lui era il... suo Alpha.

Le sue mani saettarono verso di lei, afferrandole la vita e facendola sedere sul suo grembo. Con una risata, il suo viso si avvicinò a quello di lui e i suoi capelli corvini lo accarezzarono assomigliando ai rami del salice sopra di loro.

-Tu sei...- fu appena in grado di bisbigliare lui. Le parole si persero nella sua gola. Non aveva neanche il coraggio di pronunciarle. Allora, si lasciò semplicemente andare. La strinse di più a sé e ogni centimetro di pelle che entrò in contatto con lei si trasformò in fuoco liquido. Era come un magnete, come una forza che lo incoraggiava a farla sempre più vicina. Le sue labbra trovarono immediatamente il suo collo e viaggiarono per tutta la sua lunghezza fino a lasciare teneri baci sulla spalla.

Vaniglia e caramello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora