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La maledetta vetrata davanti al quale era seduto era posizionata in maniera perfetta per catturare le prime luci dell'alba. In un momento diverso, Namjoon avrebbe apprezzato la vista. Ma con i raggi aranciati del sole mattutino che si infilavano sotto le sue palpebre serrate, non poteva fare altro che imprecare. Con le braccia incrociate, rannicchiato sulla sedia di metallo scricchiolante dalla conformazione perfettamente incompatibile con la schiena umana, aveva sperato di strappare almeno qualche ora di sonno dalla lunga attesa che li separava dal secondo volo.

Ovviamente, anche a quell'ora del mattino l'aeroporto doveva già essere pieno e non c'era nessun posto disponibile che desse le spalle alla "fantastica" vetrata. Grugnendo, si raddrizzò sulla sedia strofinandosi gli occhi e abbandonando ogni tentativo di assopirsi. Il suo sguardo percorse la fila di sedie che fronteggiava la propria.

Uno.

Due.

I suoi occhi si spostarono al posto affianco al suo.

Tre.

Non li contava da dieci minuti circa. Non che si aspettasse che le tre figure improvvisamente sparissero ma non poteva farne a meno. Era da un anno che succedeva. Ovunque andasse, che fosse con uno solo dei membri del suo branco o con tutti e tre, doveva riaffermare la loro presenza a intervalli regolari.

Ci sono ancora tutti.

Sono a portata di occhio.

Sono al sicuro.

E se sparivano per un istante, temporaneamente risucchiati dalla folla o coperti da un qualsiasi ostacolo, il suo cuore iniziava a martellare come se si trovasse sull'orlo di un precipizio. Per quanto tentasse di respirare, non smetteva di colpirgli il petto fino a quando non tornava ad averli tutti sotto il suo sguardo.

Una vibrazione fece improvvisamente volare la mano nella sua tasca dei pantaloni.

Non era un messaggio, però. Sopratutto, non era il messaggio che aspettava. Nonostante ciò, sospirò appena, avvicinandosi a Hobi, che nonostante il berretto calato sugli occhi era riuscito a prendere sonno quanto lui.

-Ci hanno mandato i visti- mormorò Namjoon con tono sollevato, mostrando all'amico lo schermo con l'email dell'ambasciata.

-Dio grazie...- esalò Hoseok al suo fianco, abbandonando il capo all'indietro.

-Ero già pronto a finire in cella.

Namjoon sollevò un angolo della bocca.

-Perché eri così sicuro?- domandò con ilarità a colorargli la voce. Il Beta si indicò con un ampio gesto delle mani.

-Ho già l'aspetto da galeotto. Se avessero pensato che fossi pure clandestino non penso avrei più rivisto la luce del giorno.

Namjoon riuscì a emettere una breve risata.

-Ehi, almeno avresti potuto contare su Yoongi per farci uscire con il suo stipendio da compositore riccone.

Hoseok annuì con sguardo pensoso.

-In effetti, hai ragione...

Una seconda vibrazione fece quasi scivolare il cellulare di mano a Namjoon, che era sobbalzato appena sul posto prima di stringere l'oggetto e controllare freneticamente lo schermo. Poteva vedere la striscia della notifica ma il suo pollice si fermò.

DA: KIM SCARLETT

Un video era attaccato al messaggio. Namjoon deglutì.

-Chi è?- domandò curiosamente Hoseok dopo la sua reazione, avvicinandosi per scrutare lo schermo. L'Alpha non emise una parola. Invece, trascinò il dito sulla superficie e gli sembrava che il suo petto fosse stato rimpinzato di piume. Era un bizzarro cuscino, gonfio e mal funzionante e solleticato da ogni parte.

Vaniglia e caramello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora