15.
La sveglia suona, apro gli occhi e guardando le lucine che illuminano l'ora, rimango paralizzata vedendo il giorno. Sabato14 Marzo. Comincio a sentire il naso pizzicare e la vista appannarsi, caccio indietro le lacrime cercando di non scoppiare a piangere già di prima mattina. La giornata è ancora lunga e molto straziante.
Scendo dal letto e vado in bagno a sciacquarmi il viso con dell'acqua ghiacciata. Prendo l'asciugamano e me lo porto in faccia rimanendo in questa posizione per qualche secondo. Sospiro rimettendo a posto la salvietta e cammino lentamente verso la mia camera.
Mi tolgo il pigiama e mi vesto prendendo un paio di jeans chiari puliti e una maglia bianca. Mi infilo anche una felpa e prendo le scarpe mettendomele velocemente, raccolgo lo zaino dal pavimento e scendo le scale arrivando alla porta di casa ma mi fermo notando un post-it sulla porta."Sarò a casa il più presto possibile tesoro mio.
Ti voglio bene,
Papà xx. "Sorrido debolmente staccando il pezzo di carta e mettendolo nella tasca della giacca. Esco di casa chiudendo la porta alle mie spalle e mi incammino verso scuola. Mentre attraverso la strada tranquillamente andando sul marciapiede opposto, mi trovo davanti una bambina mano nella mano con la propria madre che sorride allegramente vedendo i piccoli uccellini volare nel cielo stranamente sereno.
La madre la prende in braccio per farle vedere meglio i piccoli animaletti e la bimba sorride ancora più ampiamente coinvolgendo anche lei e insieme si mettono a ridere.
Sento una lacrima scendere lungo la mia guancia e l'asciugo immediatamente prima di scoppiare a piangere proprio qui nel bel mezzo della strada.
Svolto a destra prendendo la via opposta a quella che porta a scuola e cammino il più in fretta possibile per arrivare da lei.Sorpasso l'incrocio trovandomi proprio di fronte all'enorme cancello di ferro spalancato. Mi giro sulla destra trovando il piccolo chioschetto già aperto e mi avvicino catturando l'attenzione dell'anziano signore che subito chiude il giornale appoggiandoselo accanto e sorridente mi chiede cosa mi serve.
"Salve, vorrei un tulipano rosa". Sforzo un sorriso cercando di non apparire troppo sgarbata ma il signore sembra non accorgersene nemmeno. "Subito signorina. Ecco a lei". Mi porge il fiore e gli do la banconota per pagate dopodiché lo ringrazio e mi incammino verso l'entrata con il fiore tra le mani. Le sarebbe piaciuto di sicuro, è sempre stato il suo fiore preferito.
Cammino lungo la piccola stradina arrivando fino al famigliare posto. Eccola qui.Rosaline Elizabeth Stevens
in Davies.17.09.1971
14.03.2013Mi inginocchio accanto alla lapide e appoggio il tulipano accanto agli altri fiori ormai secchi. È l'unico ancora in vita a differenza degli altri. Ogni volta che le porto un nuovo fiore questo spicca in confronto ai vecchi, ed è un pò come se fosse una nuova piccola vita che col passare del tempo si spegnerà e verrà poi rimpiazzata da un altro fiore sempre più verde e luminoso.
Passo una mano sulla cornice sorridendo malinconicamente al ricordo di quando fu scattata quella foto, gliela feci io. Era il Natale del 2010, all'epoca avevo soltanto 12 anni, eravamo tutti a Londra a casa di zia Anne , la sorella di mio padre, c'eravamo tutti. Mamma, papà, zio Tom, il piccolo Charlie e anche la nonna Liz con il nonno Bob. La mamma stava apparecchiando la tavola insieme alla nonna ridendo perché il piccolo Charlie si era dipinto la faccia con le tempere con cui stava giocando e io, siccome volevo sperimentare la nuova macchina fotografica portatami da 'Babbo Natale' richiamai mia mamma e le scattai la foto mentre stava ancora ridendo. Fu l'ultimo natale che passammo tutti insieme.
L'anno dopo la nonna si ammalò gravemente e nel giro di pochi mesi morì, il nonno fece un incindente qualche mese dopo mentre stava andando a prendere il giornale in bicicletta, e poi ad ammalarsi fu il turno di mia madre. All'inizio era una semplice tosse ed influenza intestinale, poi divenne cefalea epatica e poi ci dissero che i medicinali non riuscivano a far effetto e che quindi non sapevano quanto le sarebbe rimasto ancora.
Visse per altri tre mesi finché un giorno, quando io e mio padre stavamo andando a trovarla, mentre eravamo per il corridoio dell'ospedale ci arrivò una telefonata proprio dall'infermiera del reparto.
Era morta, ci affrettammo nella camera e la vidimo già coperta fino al mento dal lenzuolo bianco con i macchinari spenti e le flebo staccate. Non c'era più niente da fare, e fu solo in quel momento che realizzai che non l'avrei rivista mai più.Ormai le lacrime stanno scorrendo a più non posso lungo il mio viso, tutti quei ricordi sono stati la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso ed ora eccomi qui a piangere disperatamente come una bambina che rivuole indietro la propria madre sottratta per uno stupido scherzo del destino. Singhiozzo portandomi una mano agli occhi cercando di rimuovere le lacrime che mi rendono impossibile la vista ma è inutile, ogni secondo che passa scendono sempre più veloce.
"P-perché te ne sei a-andata mamma, eh? I-io ho bisogno d-di te. Ti amo c-così tanto, ti prego t-torna da me, ti prego. S-sono così sola mamma". Parlo tra i singhiozzi e abbasso la testa facendo cadere le lacrime sui miei jeans. Respiro profondamente cercando di calmarmi ma improvvisamente sento una mano appoggiarsi sulla mia schiena.
Spaventata alzo lo sguardo ritrovandomi Louis accanto a me. "C-cosa ci fai tu q-qui?". Gli chiedo a bassa voce cercando di smettere di piangere e lui mi prende una mano facendomi alzare. "Sh Amy, non sei sola, ci sono io". E attirandomi fra le sue braccia mi stringe al suo petto facendomi scoppiare a piangere ancora più forte.n/a
Questo è il capitolo che amo di più fin'ora aw
Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo davvero molto.
Grazie, a presto ❤
-iP.s. se avete ricevuto quattrocento sessanta notifiche di questa storia, tranquille, ho solo cambiato i media mettendo delle gif di Louis *-*

STAI LEGGENDO
𝟼𝟶 𝙳𝚊𝚢𝚜 [𝚕.𝚝]
FanfictionIn cui un ragazzo cerca di conquistare la migliore amica di sua sorella restando però in incognito. "Mi piace una ragazza con cui però non ho alcuna possibilità... Ma comunque farò di tutto per riuscire a conquistarla". "Mi dispiace, ma magari qualc...