CHI SONO DAVVERO?

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RICHARD

Cazzo. Non pensavo che quella conversazione potesse essere così tanto complicata. Cioè sì, lo avevo immaginato, ma non in quel modo.

Io continuavo a rimanere zitto, mentre attendevo che la donna davanti a me prendesse parola.

Ero pronto ad ascoltarla, ma lei sembrava avere problemi anche nel formulare una semplice frase iniziale.

Doveva dire qualcosa.

Altrimenti sarei diventato matto.

«Be', allora?» il mio tono era irremovibile «Prima mi dici che vuoi parlare e poi, quando ne hai finalmente la possibilità dopo anni, non dici nulla?»

«È solo che...» indugiò un momento «Mi sei mancato tanto, Richard.»

«Non ci metto niente a chiudere questa cazzo di conversazione.»

Come avevo detto anche prima, non ero qui per perdere tempo con lei. O mi diceva qualcosa, riguardante il mio vero passato, o sarei stato capace di mandarla via senza farmi alcun problema.

Quando quella rabbia incontrollata prendeva il dominio, il mio carattere diventava orribile. Agli occhi delle persone, diventavo irriconoscibile. Odioso, stronzo e privo di cuore.

Purtroppo, in alcuni istanti della vita, la mia anima di ghiaccio ritornava.

«Ti sto dicendo delle cose proprio come volevi, Richard.»

Scossi il capo. «No, stai sbagliando. Non sono queste le cose che voglio sentire.»

I suoi occhi scuri si chiusero alcuni attimi. Unì le mani tra loro e le strinse, conficcandosi le unghie nella carne. Mentre osservavo ogni suo movimento, mi mossi agitato sulla sedia. Sentivo la necessità di alzarmi e distanziarmi da lei, ma dovevo sapere la verità delle mie origini.

«Cosa vuoi sapere con esattezza?»

«Perché mi avete adottato?»

Avevano già Terence, un figlio biologico, quindi non riuscivo a capire il perché avrebbero dovuto adottare qualcun altro.

Forse, gli servivo solo per scopi di affari e legati alla Universe Corporation. Volevano essere doppiamente sicuri che, in un modo o nell'altro, il loro cognome sarebbe stato tramandato all'interno dell'azienda.

Se fosse stato così, avrei mandato a fanculo Diana e Marcus Cooper senza pensarci una seconda volta.

Li avrei cancellati dalla mia vita.

«Dopo un po' di tempo dalla nascita di tuo fratello, io e tuo padre volevamo avere un altro figlio. Questa è una cosa che non sa nemmeno Terence, ma durante i suoi primi anni di vita, mi sono ammalata gravemente.»

Cosa?

«Lui non ricorda niente, era ancora troppo piccolo» proseguì il suo racconto «Il periodo di chemio è stato un tormento, Richard, e dopo essere guarita, ho scoperto di non poter più avere figli. Quando il medico ci diede quella notizia, io e tuo padre non volevamo crederci.»

«Quindi, mi avete adottato per questo motivo.»

«Siamo giunti in Argentina solo per venirti a prendere» un sorriso tenue si stampò sulle sue labbra.

«In Argentina?»

«Sì, a Buenos Aires. Tu sei nato lì, Richard.»

«Come siete arrivati fino in Argentina?» volevo sapere di più su tutta quella storia. Ero troppo incredulo, cavolo. «Perché non avete cercato un orfanotrofio vicino a New York?»

«Il tuo orfanotrofio ci era stato suggerito da alcuni amici di famiglia.»

«Sicura che non mi avete adottato solo per avere un tornaconto futuro sulla vostra amata azienda?» ripresi a proferire le mie parole con rancore «Così, sia io che Terence potevamo mantenere il cognome dei Cooper dentro la Universe Corporation.»

«Richard, ti prego. Credi davvero questo?»

«Sinceramente, non so cosa pensare.»

La sua mano si abbandonò sopra la mia, con esitazione e tanto timore. Mi sarei voluto scansare, distanziare da lei, ma non ero in grado di farlo.

Guardavo i suoi occhi lucidi scontrarsi con i miei.

Erano tanto differenti da quelli suoi. Mi stavo rendendo conto che non avevamo niente di simile. Non ci somigliavamo, non avevamo nulla di uguale.

Io ero diverso.

«Quando ti abbiamo tenuto in braccio la prima volta, è nato subito un grande legame tra noi e te» quella lacrima che stava trattenendo da molto, solcò il suo viso «Richard, tu sei nostro figlio. È vero, io e tuo padre ci siamo comportati male e abbiamo fatto tanti errori...»

«Lui è stato il peggiore di tutti, non dimentichiamolo» specificai, ricordando il passato «Non dimentichiamoci di quello che ha fatto Marcus alla famiglia. Ti ha tradito, si è preso gioco di te e dei suoi figli per tutto quel tempo. Come puoi aver accettato una cosa del genere?»

«Tutti sbagliamo nella vita, Richard. Tuo padre non è un uomo perfetto, ma ci amiamo. So quanto tiene a me e alla nostra famiglia. Morirebbe per ognuno di noi.»

Quante bugie.

Quanta fottutissima falsità.

«Cazzate, Diana, sono tutte enormi cazzate. Se avesse amato davvero questa famiglia non si sarebbe comportato in quel modo. Non avrebbe mai tradito la nostra fiducia, soprattutto né la tua e né la mia.»

«Non siamo esseri perfetti, ricordalo. Nessuno di noi lo è davvero.»

«Ah, questo lo so» le mie mani si chiusero a pugno «Tra me e voi, non so chi è peggio» ero stanco di parlare ancora con lei. Mi sollevai dalla sedia, sotto il suo sguardo, e attesi che facesse la stessa cosa. «Voglio che mi mandi tutti i documenti sulla mia adozione via email, con anche il nome dell'orfanotrofio e gli ulteriori dati opportuni.»

Rimase alzata dinanzi a me, ascoltandomi.

«Gradirei che lo facessi entro stasera, grazie» conclusi.

«Avrei altre cose da dirti...»

«Tutto quello che volevo sapere sul mio passato è stato detto» il mio distacco era papabile anche a distanza «Non abbiamo più niente da dirci. Arrivederci, Diana.»

E chissà, se sarei mai riuscito davvero a riparlare con lei.

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