VICTORIA
«Sto morendo di fame» mi lamentai, mentre eravamo ancora in macchina a causa del traffico. Menomale che il ristorante distava poco, altrimenti chissà quando saremmo arrivati.
«Mi dispiace dirti che secondo me non mangeremo molto» spezzò ogni mia speranza di poter provare qualcosa durante il pranzo del nostro matrimonio «Ci disturberanno ogni secondo. Sarà impossibile assaggiare anche un minuscolo pezzo di pane.»
«Non voglio neanche pensarci» dissi, lasciando ricadere la schiena all'indietro e poggiando il gomito destro vicino al finestrino della macchina.
Il brontolio rumoroso dello stomaco mi fece contorcere e agitare con parecchio nervoso.
Dall'ansia, quella mattina non avevo fatto colazione, e ora mi ritrovavo con un appetito assurdo e incontrollato.
«Facciamo un cosa...» fece una pausa «Se dovessimo rimanere a digiuno, dopo ti porterò a mangiare una bella pizza. Che ne dici?»
«Dico che renderesti tua moglie la persona più felice del mondo.»
«Farò di tutto, affinché questo accada sempre» mi posò un casto bacio sul dorso della mano «Sei la mia vita, la mia donna, Victoria Morgan.»
Mi sporsi verso di lui e lo baciai prudentemente sulla guancia. «Non smetterò mai di amarti» ammisi, sincera.
«E se facessimo un po' di ritardo al ristorante?» i suoi occhi si illuminarono di lussuria, ridacchiando sotto i baffi. Dio, non avrebbe dovuto dirlo. «Anzi, meglio di no. Come dice il detto, è vero che attendere aumenta il desiderio. Ma non puoi neppure immaginare, quanto cazzo di controllo sto cercando di avere in questo istante.»
Passai il palmo dietro il suo collo già accaldato, stuzzicandolo un po'.
«Sicuro?» continuai, osservandolo stringere il volante con inquietudine «Perché non ho più fame, quindi potremmo anche saltare il pranzo e avvisare tutti gli invitati che abbiamo avuto un imprevisto.»
«Sarei capace di farlo.»
«Lo so, per questo te lo sto dicendo» risi.
«Smettila di assecondarmi, Fiamma.»
Gli accarezzai il viso e sorrisi. «Va bene, hai vinto tu.»
Arrivammo al ristorante e attendemmo tutti gli altri invitati. Il dolore di schiena cresceva e i tacchi - che una volta riuscivo a sopportare di più - iniziavano a diventare troppo dolorosi. Proprio per quello decisi di cambiarmi, indossando delle scarpe da ginnastica.
Tanto, il vestito era così lungo e pomposo che nessuno se ne sarebbe mai accorto.
Le mie amate converse bianche, erano ormai una certezza.
«Ti sei accorciata» Richard mi prese in giro, reggendosi con un braccio poggiato sulla mia spalla. Provai a scostarlo, invano. «Non tolleravi più quei trampolini?» guardò i tacchi che reggevo ancora tra le mani.
«Sono veramente scomodi» presi la busta, inserendoli all'interno e nascondendoli sotto il tavolo. Conoscendomi, li avrei dimenticati qui. «E voglio godermi il resto della giornata senza problemi e dolori.»
Richard si voltò, circondandomi e stringendomi a lui.
«Zero problemi, amore» mormorò vicino alle labbra «Oggi, è il nostro giorno.»
«E stasera, sarà la nostra prima notte da moglie e marito» conclusi, mettendomi in punta di piedi e baciandolo.
In chiesa, giustamente, ci eravamo dovuti trattenere, ma visto che ancora in sala non c'era nessuno e i camerieri si trovavano fuori per accogliere gli ospiti al loro arrivo, riuscimmo a baciarci con un po' più passione.
«Siete in un luogo pubblico» ci voltammo all'unisono, sentendo la voce divertita di Terence. Affiancato da Carly, Eloise e Peter, si avvicinarono a noi, abbracciandoci uno alla volta. «Novelli sposi, cavolo, dovete resistere» scherzò, ancora.
«Finiscila di importunarli così, Terence» Carly provò a rimproverarlo, mentre si accarezzava di tanto in tanto il pancione «Come se tu ti fossi comportato diversamente il giorno del nostro matrimonio.»
Terence rimase in silenzio a pensare.
«Hai ragione, tesoro» annuì con il capo «Io e te abbiamo fatto effettivamente molto peggio.»
«Scemo» pronunciò Carly, sorridendogli e arrossendo.
Mi abbassai verso Carly e iniziai a parlare. «Come sta il mio futuro nipotino?»
«Scalcia in una maniera impressionante» dichiarò, con un viso raggiante «Secondo me, da grande diventerà un abile calciatore.»
«Allora, sarà bello andare a vedere tutte le sue partite di calcio» ammise Richard, rimanendo con una mano sopra la spalla di suo fratello. Concluse di parlare con noi, osservando Terence. «Sarai padre, sei riuscito a metabolizzarlo?»
«Ci sto lavorando» disse «Non è una cosa facile, ma grazie a Carly tutte le mie paure stanno man mano scomparendo. Come tranquillizza lei qualcuno, non è capace nessuno.»
Sorrisi.
«Sei troppo bella, tesoro» disse Eloise, con la voce ancora emozionata «È da prima che piango, non riesco a smettere.»
«Sfortunatamente, confermo» Peter sollevò gli occhi al cielo, facendoci ridere a tutti «Ha passato tutto il tragitto dalla chiesa al ristorante tra lacrime e singhiozzi, continuando a ripetere quanto foste belli insieme» saettò lo sguardo da me a Richard un paio di volte.
Eloise gli lanciò un'occhiataccia.
Amavo la mia migliore amica, troppo.«Sono sensibile, va bene?» Eloise si avvicinò a me, stringendomi forte «Il mio è stato un puro pianto di gioia. La mia migliore amica si è sposata, quindi penso sia normale avere questa reazione.»
Peter provò a mettersi sulla difensiva, fallendo. «Un pianto che però dura già da qualche settimana. Dovevate vederla, mentre si metteva di notte a riguardare tutte le vostre foto con nostalgia» parlò, riponendo tutta la sua attenzione verso di me.
«Avevi promesso di non dirlo» Eloise mise il broncio, incenerendolo con gli occhi «Stasera dormirai sul divano, non ti voglio vicino.»
«Ne riparliamo dopo» sospirò, voltandosi verso Richard e Terence.
Mi girai di nuovo verso Eloise con i suoi occhi lucidi e il pianto trattenuto.
«Sono così felice per te, Victoria» parlò «Meriti tutto questo. Ti voglio tanto bene, amica mia.»
«Ti voglio tanto bene anche io, Eloise» ci riabbracciammo.
Il resto degli invitati arrivò al ristorante.
Proprio come aveva già anticipato Richard, mangiammo poco e niente.
Neanche il tempo di sederci, che venivamo costantemente chiamati dai vari ospiti. Il menù era buonissimo, ma avevamo assaggiato solo un po' di antipasto.
Che tortura.
Dopo ore interminabili di foto e parlate varie, era arrivato il tanto atteso ballo. Richard mi circondò con le sue stesse braccia e ci lasciammo andare a ritmo di musica.
I nostri visi allineati, i petti che si scontravano e i respiri che si fondevano.
I suoi occhi chiari mi fissavano con amore, sentimento e calore. Quando mi guardava, riusciva a farmi sentire unica. Incastrai le dita tra i suoi capelli, dandogli ogni tanto qualche carezza.
«Spero di aver reso il nostro matrimonio indimenticabile» sibilò vicino al mio orecchio, sfiorandomi il lobo con la bocca. Ebbi un brivido di freddo e mi avvicinai di più a lui. «Prometto di non separarmi mai da te, Victoria Jane Morgan. Prometto di amarti ogni singolo giorno, ora e minuto della mia vita. Ti proteggerò da tutto e bacerò ogni tua lacrima.»
Afferrai il suo viso. Lo baciai sulle labbra e adagiai il capo sopra il suo petto, udendo il battito del suo cuore sincronizzarsi al mio.
Suonavano la medesima melodia,
la nostra canzone preferita.«Ti amo, Richard» sussurrai.
STAI LEGGENDO
Anima di Fuoco
RomanceLEGGERE PRIMA ANIMA DI GHIACCIO, QUESTA È UNA NOVELLA Sono passati alcuni anni da quando Victoria e Richard hanno ammesso i loro sentimenti. I due si sono salvati a vicenda. Hanno allontanato i propri timori e paure. Hanno superato numerosi ostacol...